Raffaele Mauro, amante di maschere e grembiulini, detto Faccia di plastica anche e soprattutto perché fa lo zerbino di Madame Fifì alla direzione generale dell’ASP di Cosenza, dev’essere un uomo di mondo. Forse è per questo che lo cercano spesso per portarlo a mangiare dal “Cugino” a Dipignano e per altri tipi di ciambotte, diciamo così “esoteriche”.
Non prova un minimo di vergogna per le cose che fa. Non ha pudore di essere stato classificato “depresso cronico” dalla sua amica giudice del Tribunale di Cosenza, anche perché proprio quella classificazione l’ha portato a dirigere l’ASP. E non si vergogna di dimostrare ogni giorno che in effetti depresso non è.
Raffaele Mauro è semplicemente un falso. Magari d’autore ma sempre falso è. Falso come tutti gli incarichi che dispensa ai suoi “fratelli” avvocati, come le gare che “trucca”, raddoppiandone l’importo per favorire gli amici della sua “padrona”. Come i risarcimenti che decide per i suoi amici. E poi da falso diventa penoso quando elemosina incarichi per le figlie e raccatta decine di migliaia di euro per la sua (ex?) compagna. Insomma, il solito quadro poco edificante che vi raccontiamo da mesi e mesi.
Oggi parliamo di Faccia di plastica perché ha avuto il “coraggio” di replicare all’avocato Emilio Greco che lo prendeva per i fondelli ricordandogli tutti gli incarichi che dà ai suoi amici avvocati massoni.
“… Con buona pace dell’avv. Greco – scrive tra l’altro Mauro -, nell’anno 2016, sono stati scelti avvocati esterni nel numero di 43; è la prima volta, pertanto, che si mette in atto una rotazione, che impiega un cospicuo numero di avvocati del Foro di Cosenza. Si consideri, altresì, che si tratta di incarichi fiduciari e la fiducia, in questo caso, non va proprio nei confronti del latore del lamento, ma di tanti altri suoi colleghi…”.
Quanto basta per consegnarsi alla controreplica di Greco, che lo asfalta nuovamente e senza possibilità di appello.

“La risposta del dottor Raffaele Mauro – scrive l’avvocato Emilio Greco – è risibile e meriterebbe di essere letta dal commissario Scura per i profili di illegittimità che egli stesso confessa candidamente.
Intanto, mi rallegro che egli sia guarito dalla grave “depressione” accertata il 27 novembre del 2015 dal giudice del lavoro di Cosenza.
Forse era già guarito il 2 gennaio del 2016 quando fu nominato direttore generale, in costanza di “patologia” e certamente lo era quando non solo non ha fatto appellare quella sentenza ma (guarda caso ) ha tolto dall’ufficio legale lo stesso professionista che aveva tentato di impugnare la sentenza.
Un ufficio legale ridotto all’osso che toglie elementi dal suo esile corpo e aumenta le spese legali.
Mauro, che peraltro è più grande di me e mi definisce venerando, è lo stesso direttore generale assurto alle cronache per le opportune verifiche fatte da Scura su transazioni che gridano vendetta. Centinaia di migliaia di euro a persone condannate con sentenza definitiva per gravi reati qualificano la sua amministrazione.
Sono certo che presto la magistratura cosentina farà chiarezza su tante cose. Anche su aspetti che hanno facilitato il suo percorso. Devo dire che egli ha trovato strade feconde per curare lo stress. E da cittadino sono contento che quel disturbo di adattamento sia sparito, ahimè senza passare al vaglio di Appello e Cassazione La verità verrà presto a galla”.