di Fiorenzo Pantusa
Piccola riflessione sul referendum nei cinque comuni della presila. Il Partito Democratico (sia quello ufficiale che quello mascherato, visto che ne esistono più versioni), i Verdi, il Movimento 5 Stelle ci hanno messo la faccia e davvero non si sono risparmiati a far conoscere la loro legittima posizione favorevole alla fusione. Iniziative pubbliche, passerelle in televisione, muri tappezzati da manifesti. E poi volantini, promesse e perfino insulti che sono stati di un’antipatia insopportabile.
Nonostante questo impegno massiccio di uomini e di mezzi e comunque la si pensi in proposito, da questa tornata referendaria emerge un solo dato indiscutibile, incontrovertibile e inoppugnabile: la politica nuova, quella gestita guardando le tasche e non i cuori, quella piena di prosopopea, quella che non ascolta e che si bea di se stessa, non è riuscita a portare alle urne nemmeno la metà degli elettori aventi diritto. Segno inequivocabile che il tempo è scaduto, che la fiducia è finita, che il disinteresse si allarga sempre più. E qualcuno festeggia pure.