Un tenente colonnello e un brigadiere dei Carabinieri e un luogotenente della Guardia di Finanza il 7 aprile 2016 alle 10.30 hanno tenuto a battesimo la riconsegna al Grande oriente d’Italia del primo dei circa 800 faldoni che nel ’92 il capo della Procura di Palmi Agostino Cordova fece sequestrare.
A prendere il faldone l’ufficio legale del Goi che poi di gran carriera il pomeriggio stesso lo ha portato a Rimini mentre era in pieno svolgimento la Gran Loggia 2017. Ostentato come il Sacro Graal nel corso dell’allocuzione del Gran Maestro Stefano Bisi, il faldone è stato determinante nella commozione generale corredata da lacrimucce dei fratelli accorsi in massa alla Fiera.
Ricostruiamo le tappe di quello che suona come uno schiaffo in faccia alla Commissione parlamentare antimafia che ha strombazzato a mezzo mondo il sequestro degli elenchi dal ’90 a oggi dei fratelli siculi e calabri di quattro obbedienze.
Il 24 marzo 2016 l’avvocato del Goi Fabio Federico ha presentato in gran silenzio alla Procura di Roma un’istanza di restituzione del materiale dopo che, nel 2000, era stata definitivamente chiusa la partita dell’indagine aperta da Cordova sul rapporto tra ‘ndrangheta e massoneria.
Il 3 ottobre 2016 il Giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra emette due ordinanze di dissequestro e consegna che il 26 ottobre 2026 vengono notificate all’avvocato Federico e al responsabile dell’archivio della Procura di Roma Andrea Roppoli.
Il 7 aprile dunque l’avvocato Federico – parimenti autorizzato dalla pm Lina Cusano che con il collega Nello Rossi, poi divenuto consigliere del Csm, aveva fatto richiesta di archiviazione sul caso Cordova, poi accolta dal gip Augusta Iannini – «è stato autorizzato ad accedere a più riprese presso l’archivio periferico della Procura della Repubblica di Roma sito in Piazza Adriana e a compulsare ogni fascicolo ivi esistente attinente il procedimento penale sopra emarginato, al fine di individuare l’eventuale presenza del materiale (cartaceo e non) sottoposto a dissequestro nei termini espressi ed indicati nell’ordinanza di cui sopra». Non fate caso all’italiano, nelle stanze della pubblica amministrazione è un optional non richiesto.
E per evitare che – già che c’è – l’avvocato Federico possa portarsi via, che so, un Topolino d’annata dimenticato tra i faldoni da qualche archivista o un Playboy d’epoca nascosto da qualche cancelliere, ecco che il verbale di notifica del 26 ottobre 2016 severamente recita che «l’ufficio dà atto che la ricerca e il reperimento della documentazione cartacea oggetto del provvedimento, sarà eseguita a cura dell’istante, sotto la supervisione del personale delegato, previo accesso all’archivio della Procura della Repubblica di Roma nei giorni ed orari che saranno resi disponibili dagli addetti di quell’ ufficio».
Insomma ci vorranno mesi prima che gli 800 faldoni circa rientrino da “papà Goi”. Giorni, settimane o mesi che siano, è un bello schiaffone in faccia alla Commissione parlamentare…
E dal Goi “ciaone” alla Commissione antimafia che proprio ieri ha annunciato che quanto sequestrato alle quattro obbedienze può ritenersi dissequestrato. Evidentemente la Gdf ha terminato il lavoro e anche questi elenchi potrebbero tornare alla base.
Ma, vedrete, la girandola ricomincerà….
Fonte: Roberto Galullo, blog Guardie o ladri