Il Tribunale di Cosenza ha assolto Ivan Trinni, Domenico Plateroti, Mario Massaro, funzionario del Comune di Cosenza e Luigi Sicoli addetto all’Ufficio manutenzione, tutti coinvolti nell’inchiesta sulle cooperative B di Palazzo dei Bruzi.
Le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, erano di falso, corruzione e tentata estorsione. La Procura di Cosenza ha voluto vederci chiaro sui meccanismi che regolavano i rapporti tra le cooperative e il Comune. Tutto ha avuto inizio quasi due anni fa quando la Digos si è presentata a Palazzo dei Bruzi per verificare la correttezza delle procedure amministrative e anche la regolarità nei pagamenti. Dai controlli sarebbe emerso un sistema inefficiente: tante sovvenzioni (le società costavano circa 5 milioni di euro all’anno) non sempre erogate prestando attenzione alle procedure.
Secondo l’accusa, che si è avvalsa di alcune perizie per vagliare i documenti acquisiti nel corso dei mesi negli uffici comunali, sarebbe emersa «un’assoluta carenza e superficialità nei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di Cosenza circa la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative».
Per Trinni il pm Giuseppe Casciaro aveva chiesto cinque anni di reclusione. Ma il presidente del collegio, Enrico Di Dedda, ha assolto tutti.
A insistere per gli arresti, effettuati il 27 maggio 2013, era stato proprio il Comune di Cosenza e in particolar modo Mario Occhiuto. Tanto che, all’indomani dell’operazione di polizia (ma non solo), il sindaco si era avventurato persino in una dichiarazione di “sollievo” per aver risolto il “problema”. Ma i limiti dell’operazione erano apparsi subito evidenti e non a caso Trinni e gli altri erano stati rimessi in libertà dopo poco tempo. Trinni, poi, ebbe un diverbio col sindaco e il suo fido collaboratore Cirò a dicembre del 2013. E dopo qualche settimana fu pestato a sangue da un “commando”. In molti attendevano questa sentenza. Vedremo cosa succederà adesso.