Prosegue nel porto delle nebbie il processo per le parcelle d’oro all’ASP di Cosenza.
Tutti gli sforzi sono concentrati nel tentativo di far finire in una bolla di sapone una vicenda grottesca e paradossale: l’avvocato Nicola Gaetano, legato mani e piedi al Cinghiale e al di lui rampollo (Andrea, quello di Report e della nomina nel Cda dell’Istituto Tumori), ha avuto incarichi legali per 800mila euro.
Al porto delle nebbie ed in particolare al giudice Ianni il compito di “azzerare” tutto. Ovviamente con la parvenza di un processo “serio”. Da rilevare che il giudice Ianni ha preso il posto di Lucia Angela Marletta, moglie di Maximiliano Granata e quindi “occhiutiana” fino al collo, non gradita agli imputati, che si è astenuta poche settimane fa. Non che la dottoressa Marletta potesse fare chissà quale sconquasso (al porto delle nebbie i potenti vengono sempre assolti!) però finalmente si è posta un problema, diciamo così, di pudore. Ed è chiaro che chi le subentra ovvero il giudice Ianni, prende sempre ordini dall’alto. Lo sanno tutti.
Ma voi avete mai sentito parlare di processi “seri” nel porto delle nebbie di Cosenza?

Sul banco degli imputati ci sono ex manager, dirigenti e impiegati dell’Azienda sanitaria provinciale: gli ex direttori generali Gianfranco Scarpelli, Franco Maria De Rose, Franco Petramala; i responsabili dell’ufficio legale dell’azienda, Giovanni Lauricella e Maria Rita Iannini; gli avvocati Nicola e Dario Gaetano, i legali che hanno ricevuto gli incarichi; Flavio Cedolia, per un periodo direttore amministrativo dell’Asp, che secondo gli inquirenti non sarebbe stato in possesso dei requisiti per ricoprire l’incarico dirigenziale.
Per tornare alla fredda cronaca, ieri è stato ascoltato Franco Petramala, che non ha affidato incarichi diretti agli avvocati del Cinghiale ma ad alcuni loro portaborse.
L’ex dg ha chiarito al pm Domenico Assumma le modalità con le quali ha deciso di conferire all’atto del suo insediamento degli incarichi relativi alla difesa in giudizio dell’ente ad avvocati esterni, Conforti e Raia, attraverso la stipula di apposite consulenze. Ha spiegato che trattandosi di incarichi fiduciari con professionisti finalizzati esclusivamente a difendere l’ente in giudizio non c’era la necessità di alcuna autorizzazione regionale né di effettuare una comparazione di curricula. D’altra parte lo sanno tutti che all’ASP la legge la fanno i direttori generali e i commissari che si succedono, sempre in rappresentanza della peggiore politica. Petramala ha anche strappato ampi sorrisi alla platea quando ha sentenziato che “…il contenzioso presente all’interno dell’ASP era troppo elevato e non era gestibile attraverso gli avvocati interni” e che pertanto “l’unica soluzione era affidarsi a legali esterni di comprovata esperienza” facendo guadagnare loro un sacco di soldi…
La farsa continua il 23 maggio. Obiettivo? tutti assolti, of course.