Non parlate con Madame Fifì: rischiate la galera! (di Delio Di Blasi)

Non parlate con la Bruno Bossio!

Nei mesi scorsi è apparsa sul blog ufficiale dell’on. Enza Bruno Bossio una nota, integralmente pubblicata dalla stampa locale, in cui la parlamentare del Partito Democratico stigmatizza i contenuti della polemica “insensata e strumentale” rivolta dall’Usb nei confronti del suo partito, in merito a quella che definisce una condanna, con decreto penale, al pagamento di una sanzione pecuniaria di sette lavoratori, giudicati in contumacia, per aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata. “Se così dovesse essere stato  – scrive ancora la Bruno Bossio – è grave che i lavoratori siano stati lasciati soli e che il sindacato non abbia provveduto ad organizzare e garantire alcuna difesa processuale”.

A giudizio della deputata del PD, sarebbe pretestuoso individuare nella sua disponibilità al confronto la motivazione della sentenza di condanna.

Ora, nei giorni in cui venivano notificati i primi decreti di condanna, l’on. Bruno Bossio era impegnata alla Camera a votare la fiducia al Governo su un provvedimento incostituzionale e liberticida come il decreto Minniti-Orlando e ciò l’avrà indotta ad assumere informazioni sommarie ed approssimative sulla vicenda.

Per quella manifestazione di precari, Lsu, lavoratori in mobilità non pagati da mesi e costretti a lavorare in nero, siamo stati condannati in sette, due lavoratori e cinque dirigenti sindacali.

Chi scrive è stato per tanti anni dirigente della Cgil e per un periodo dell’Usb, è stato candidato alle elezioni amministrative del 2016 con la lista Cosenza in Comune ed è dirigente di Rifondazione Comunista (sic!) ed ha subito una condanna in base all’art.18 del Regio Decreto n. 773 del 18 giugno 1931 (una legge che ha origine negli anni bui del regime fascista) perché “durante la riunione della Direzione Regionale del Partito Democratico, manifestando in luogo pubblico, prendeva parola con l’Onorevole Enza Bruno Bossio”.

Certo, detta in questo modo fa un po’ impressione; sembra quasi che per l’ordinamento italiano, parlare con la Bruno Bossio costituisca reato e, ovviamente, così non può essere.

Esistono in questo Paese partiti, sindacati, movimenti, donne e uomini liberi determinati a non consentire  che la nostra democrazia subisca torsioni autoritarie, né che il PD divenga “agente di denuncia e repressione” di avversari politici e sindacalisti scomodi, nonostante più d’uno Scelba redivivo provi a fare capolino sulla scena politica.

Ovviamente, il provvedimento che ci condanna “per aver preso la parola” è stato impugnato e, nei prossimi mesi, l’on. Bruno Bossio potrebbe essere chiamata a testimoniare.

Quanto, infine, al presunto impegno in favore dei lavoratori e dei loro diritti che la Bruno Bossio rivendica all’azione istituzionale sua e del suo partito, oggettivamente, ha tutto il sapore di un ossimoro beffardo se è riuscito a produrre solo l’abolizione dell’articolo 18, il jobsact, una precarizzazione di massa e, in Calabria, una disoccupazione giovanile che supera il 70%.

Delio Di Blasi