Regione, l’UE blocca la “vigna” dei fondi per l’agricoltura. Truffe, complicità e amici degli amici

Il settore dell’agricoltura in Calabria è da sempre terreno fertile e di conquista per centinaia di faccendieri che devono incassare “sottobanco” dalla Regione.

Recentemente ha fatto rumore la vicenda dei dirigenti e funzionari del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, indagati per truffa all’Unione Europea. Fra loro, ci sono l’ormai ex direttore generale del dipartimento Agricoltura della Regione, Carmelo Salvino, due dirigenti del medesimo dipartimento – fra i quali anche il sindaco di un comune del Crotonese – e 11 funzionari ispettivi. Tutti quanti sono a vario titolo indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, truffa e falso.

Tutto è partito da una serie di verifiche sui contributi agricoli concessi dall’Ue eseguite nel corso di un’indagine della procura di Palmi. Dati poi confrontati con quelli trasmessi dall’Olaf sulla documentazione inviata all’Ue per ottenere i rimborsi del ritiro di prodotti ortofrutticoli dal mercato, rispetto a quelli in possesso dell’Olaf. E per nulla coincidenti. Da qui sono partiti gli approfondimenti su una serie di società della Piana di Gioia Tauro e non solo, che hanno condotto alla Regione. Palazzo Campanella, sede della Regione Calabria, e le sue sedi distaccate avrebbero dovuto infatti fare da filtro alle richieste di rimborso delle società, verificando – anche con controlli specifici – l’esattezza dei dati forniti.

Carmelo Salvino

Ma poco o nulla di questo è stato fatto. In questo modo, società come la Copam – cuore pulsante della gigantesca truffa internazionale architettata dai Piromalli, che hanno saturato il mercato statunitense di olio contraffatto – sono state omaggiate di sostanziosi contributi Ue. Un regalo strappato necessariamente grazie alla miopia o alla complicità della Regione.

Ma non è certo l’unico episodio sotto la lente di ingrandimento della magistratura.

L’ARCEA è l’Agenzia Regionale Calabria per le Erogazioni in Agricoltura e anche in questo carrozzone si danno da fare. Eccome se si danno da fare. Pochi mesi fa la Guardia di Finanza di Cosenza ha scoperto due soggetti che facevano richiesta dei contributi agricoli falsificando, però, i necessari documenti e raggirando i veri proprietari di terreni. Uno stratagemma che avrebbe consentito di percepire indebitamente finanziamenti comunitari per oltre 100 mila euro, somme che dovrebbero essere erogate per il sostegno all’agricoltura calabrese ma che, in questo caso, sono andate a finire invece ad alcuni imprenditori che hanno attestato falsamente la disponibilità di fondi coltivabili.

In questo caso la Finanza ha recuperato la somma e denunciato i due soggetti mentre l’erogazione dei contributi è stata sospesa ma non certo perché si fosse mossa l’ARCEA…

E’ notizia di pochi mesi fa, invece, l’ispezione – o, se preferite, il blitz – da parte dell’Unione Europea proprio negli uffici di ARCEA. La “visita” faceva parte di doverosi controlli venuti fuori dalle criticità evidenziate dalla magistratura. Di conseguenza, i fondi destinati all’agricoltura in Calabria saranno erogati soltanto all’esito dell’inchiesta in corso. E dev’essere anche per questo che poche ore fa il direttore generale di Arcea, Maurizio Nicolai, si è dimesso gettando la spugna.

COGEA E GLI AMICI DEGLI AMICI

E poi il settore Agricoltura è l’ideale per far girare ancora altri soldi agli amici degli amici. Alla Regione Calabria targata Palla Palla le nomine e le consulenze non finiscono mai. Ce ne sono per tutti i tipi e per tutti i gusti e interessano i “clienti” più disparati, che fanno parte ovviamente di tutto l’arco politico, da destra a sinistra. 

L’importante è far girare un po’ di soldi, accontentare figli di papà che devono arrotondare i propri bilanci e continuare a sguazzare in questo sistema di merda che privilegia soltanto chi è figlio o cliente di qualcuno.

Per tornare alla nostra cara agricoltura, COGEA è un’altra sigla magica e significa Consulenti per la gestione aziendale e fornisce assistenza tecnica alle Regioni, precisamente ai Dipartimenti per l’Agricoltura, ma non solo.

Con la sua trentennale esperienza in attività consulenziale ed i suoi oltre 150 incarichi relativi ad attività cofinanziate dai fondi strutturali dell’Unione Europea, COGEA è oggi fra i leader italiani nel campo dell’assistenza tecnica, programmazione, valutazione, gestione e controllo di programmi ed interventi cofinanziati con i Fondi Strutturali dell’Unione Europea.

Tra i principali clienti rientrano: Amministrazioni Comunitarie, Nazionali e Regionali, Enti locali, Partnership pubblico-private, Istituti di Credito.

Con la Regione Calabria, Cogea ha un rapporto che va avanti ormai dalla fine del 2011 e ha interessato servizi complementari o di assistenza tecnica alle attività di programmazione, attuazione e coordinamento del PSR Calabria 2007-2013 (in ATI con ISRI). Giusto per cominciare. Poi, nel corso degli anni, la collaborazione si è estesa anche ad altri ambiti e, soprattutto, all’inserimento di consulenti “raccomandati” con contratti a tempo nella sua struttura. 

Ed eccoci finalmente a rendervi conto di una delle tante infornate di nomine della Regione Calabria.

Hanno lavorato a Cogea un gruppetto di “raccomandati” i cui nomi e cognomi a Cosenza sono abbastanza noti nel sottobosco della politica.

Il nome eccellente è quello di Antonio Ambrogio, figlio di Franco, il “cardinale” della politica cosentina, ultimamente dietro le quinte. Ha arraffato denari per più di trent’anni, non facendosi scrupolo di nulla, è stato vicesindaco di tutti, dal democristiano Minutolo al vecchio Giacomo Mancini fino ad Evelina la patatina e ha sempre avuto le mani in pasta nell’urbanistica. Adesso, giustamente, deve sistemare anche i figli. Rigorosamente alla faccia nostra.

Citiamo quindi in ordine sparso: Maria Olivito (giornalista della Gazzetta del Sud, figlia di Marcello, dipendente del Comune di Cosenza), Pasquale Santoianni (figlio di Francesco, compianto politico di Lungro assai in vista negli anni Settanta e Ottanta nella galassia socialista e da sempre vicino a Palla Palla), Adriana Amodio e Pino De Caro. Il vecchio vizio delle pastette, dunque, non solo non si ferma ma va avanti con regolarità impressionante e premia sempre i “soliti noti”. Complimenti a tutti.