Cosenza, sanità corrotta all’ombra del Cinghiale

Siamo alle solite. Senza alcun pudore e certo della immunità e/o impunità, Faccia di Plastica, al secolo Raffaele Mauro, intoccabile direttore generale dell’ASP di Cosenza continua nella sua opera clientelare.

Con nota prot. n.64853 del 3.05.2017 ha fatto un avviso interno per l’individuazione di un dirigente medico responsabile titolare di incarico di struttura semplice “Anestesiologica” all’ospedale di Paola. Premette che manca il direttore di Unità Operativa Complessa di Anestesia e Rianimazione e che è necessario individuare un responsabile per l’organizzazione del servizio.

Omette, però, che lui stesso, cioè Faccia di Plastica, ha conferito, nelle more del concorso bandito e rinviato per la “malattia” del direttore sanitario aziendale, dr. Giudiceandrea, incarico ex art. 18 della stessa Unità Operativa Complessa. Considerato, poi, che il dr. Giudiceandrea è tornato in splendida salute già da mesi, per cui non ci sono ostacoli ad espletare il concorso che vedeva in lizza Madame Fifì e Giuseppe Aieta che sponsorizzavano ognuno un candidato per come abbiamo già scritto, a cosa serve affidare una struttura semplice?

Ed una struttura semplice può essere affidata in assenza di atto aziendale? Ed un atto aziendale può essere redatto in assenza di piano della rete ospedaliera, visto che la recente sentenza a riguardo dell’ospedale di Praia a Mare ha sancito che i precedenti decreti a tal uopo debbano essere rivisti? E come può essere affidata una struttura semplice senza autorizzazione del Commissario?

Ma l’interrogativo da dulcis in fundo è un altro: è vero che l’avviso è stato “pilotato” per un candidato vicino al solito Cinghiale?

Come è palese tutto questo non si può fare, ma siamo nella terra dove è possibile tutto ed il suo contrario, tanto la magistratura ha gli occhi bendati sui forti e si interessa solo dei deboli e li persegue, dove i sindacati non esistono, dove la politica aspetta solo di vedere quanti voti provengano da tali operazioni. Vabbè, lo abbiamo scritto tante, troppe volte.

E la Corte dei Conti?