Cosenza corrotta. Pecoraro, Cucunato e Potestio possono dormire sonni tranquilli: garantisce la Manzini

Lo avevamo annunciato e pare che sia così. Qualcuno ci fa sapere che l’inchiesta sugli affidamenti diretti alle ditte amiche condotta della Manzini, ha avuto un’altra proroga. Ovvero l’anticamera dell’archiviazione. A distanza di un anno dall’emissione di 6 avvisi di garanzia, la dottoressa Manzini non si sente sicura e vuole approfondire. Lei che è certosina nel suo lavoro vuole essere sicura sulla consistenza di ogni singola prova a carico degli imputati: il dirigente Pecoraro, l’ex dirigente Cucunato, l’ex capo gabinetto Potestio, e gli imprenditori Scarpelli e Amato.

E’ chiaro ormai e senza ombra di dubbio che quello della Manzini è il classico campa cavallo che l’erba cresce. Tira a campare cercando di prolungare il più possibile i tempi della sua inchiesta sperando che succeda qualcosa che la tiri fuori da questa “imbarazzante” situazione in cui si è trovata. Lei avrebbe voluto fare il suo dovere catturando i cattivi e restituendo ai cittadini il maltolto, ma a Cosenza non lo può fare. E si è adeguata all’andazzo senza tanti complimenti. Fa quello che gli dicono i fratelli e le sorelle del tribunale e della politica. E nel mentre può tranquillamente ritornare alla sua attività preferita: pettinare le bambole.

Qualcuno potrebbe dire: ma voi esagerate, per le inchieste ci vuole il tempo, così la pressate, e via dicendo. A questi rispondo: mi dite cosa c’è da approfondire, ad esempio, nel caso del doppio pagamento dello stesso cambio tende al tribunale? Basta guardare le fatture e l’inganno viene a galla da solo. E per essere precisi lo ricordiamo ancora una volta: determina 1586 del 20-08-2012, valore 38.597 €, le tende installate grazie a questa determina devono evidentemente avere un valore particolarmente alto per i dirigenti del Tribunale, perché sono state pagate 2 volte.

Infatti, nella determina 1881 del 12-09-2012 si approva una prima liquidazione a fronte della fattura n.19 emessa dalla ditta fornitrice il 29-08-2012; poi, nella determina 2331, retrodatata al 12-09-2011, a fronte della stessa fattura prodotta sempre dalla stessa ditta fornitrice, la ragioneria ripaga le stesse tende, già liquidate nella determina precedente.

E’ scritto nelle carte, non ci vuole uno scienziato per scoprirlo. Mi dite voi cosa c’è da approfondire in questo caso? Basterebbe solo questo per procedere. Senza contare che già di per se tale determina è illecita, perché la Legge vieta di ricorrere alla somma urgenza, o all’affidamento diretto, per lavori che non sono tali, e il cambio tende non rientra nelle urgenze.

Per questo genere di lavori bisogna ricorrere ad una gara e vince l’offerta migliore. Invece, oltre a affidare direttamente il lavoro, qui addirittura le paghiamo due volte. C’è da ricordare che le determine farlocche emesse come urgenti, per lavori di cambio tende, lampadine, condizionatori e tinteggiatura, nel solo tribunale di Cosenza ammantano a 750.000 euro. Determine nell’80% dei casi prive della necessaria documentazione, molte non hanno neanche il numero di protocollo. Che c’è da approfondire, veramente non lo capisco. Gli atti sono firmati e le responsabilità chiare.

E’ un po’ come l’inchiesta sul CARA di Crotone: se dalle carte spunta un accredito al prete di 132.000 euro per avere detto le preghiere a favore dei profughi, penso che un qualche dubbio sull’autenticità di questo “versamento” ti viene. Se dalle carte di Potestio, Cucunato e Pecoraro viene fuori il sistematico tarocco dei documenti – come ad esempio: su tante determine di abbattimento delle barriere architettoniche al termine dei marciapiedi cittadini (creazioni di scivoli) non è indicata la via e il marciapiede dove tali lavori sono stati effettuati – ad una persona onesta che legge questo, qualche dubbio sull’avvenuto lavoro verrebbe. Ma non a quelli della procura di Cosenza. Del resto basterebbe chiedere a Pecoraro di indicare uno per uno i marciapiedi e verificare, ma questo da noi non si può fare, i fratelli non lo permetterebbero mai.

Che dire: si sa che alla procura di Cosenza sono scrupolosi e prima di procedere vogliono essere sicuri al 100%. Anche di fronte alla prova provata. Vogliono essere sicuri che tutto finisca a tarallucci e vino, insabbiato, archiviato, prescritto. Una vergogna che non mortifica nessuno. Men che meno la politica. Nessuno dice niente: destra, sinistra, centro. Non c’è un solo politico onesto, a Cosenza, in grado di chiedere conto al ministro, al governo, al CSM, su questa, quantomeno ambigua, attività della nostra procura.

Hanno  paura di Spagnuolo, perché qui, stuartu o dirittu, tutti hanno scheletri negli armadi, e non conviene a nessuno svegliare il cane che dorme. Va bene così a tutti. Anche di fronte a tanta evidenza. Cosenza deve restare una zona franca, senza controlli ed inchieste sui tanti movimenti di denaro illeciti che qui avvengono. E’ così da sempre, e così deve restare.

Ora, di fronte a questo, io continuo a sperare in sussulto di orgoglio e dignità della Manzini, affinché riveda la sua richiesta, e proceda come è suo dovere, perché non voglio proprio arrendermi all’idea che in quel palazzo siano tutti una manica di corrotti.

GdD