Cosenza. Csm amaro per Tridico, il magistrato servo dei poteri forti

Il pm Tridico

Antonio Bruno Tridico è un magistrato servo dei poteri forti. Non scopriamo l’acqua calda e lo abbiamo scritto decine di volte. Questo signore è diventato il “sostituto anziano” della procura di Cosenza (22 anni di permanenza, roba che manco in Sudamerica succede!) e – udite udite – sognava per il futuro almeno la carica di procuratore aggiunto per passare da pascià gli ultimi mesi insieme al suo “capo” Spagnuolo (che a marzo 2024 se ne va finalmente in pensione), prendendo ufficialmente il posto di Marisa Manzini e delle sue inseparabili bambole e preparandosi ad altri anni felici di coperture dei potenti. E ormai tutti davano per certa la nomina, dal momento che partiva in vantaggio sul suo rivale e che aveva l’appoggio del famigerato “ciaone” Ernesto Carbone, nominato al Csm in quota Renzi. Ebbene, qualche ora fa abbiamo appreso che qualcuno è intervenuto per spezzare questa catena di corruzione e malaffare e a questo punto è persino in forse la permanenza di Tridico a Cosenza. Una “trombata” che si può paragonare tranquillamente ad un “limone” difficilissimo da mandare giù.

I suoi lecchini non sanno ancora darsi pace: 14 voti a D’Alessio e 13 a lui, mannaia… Eppure, il suo profilo era perfetto: debole – anzi debolissimo – con i forti e forte – anzi fortissimo – con i deboli. Dopo oltre 20 anni di “carriera” non dovevano farglielo, brutti cattivi…

Per oltre 20 anni Tridico il servo ha fatto finta di indagare su qualche potente e poi ne chiedeva direttamente l’assoluzione in aula senza provare il minimo pudore. E’ stato l’uomo fidato della potente lobby dei medici per coprire ogni malefatta. In apparenza, si precipitava ad aprire inchieste sulle morti per malasanità ma lo faceva unicamente per uno scopo: arrivare all’assoluzione dei suoi amichetti per poi vanificare ogni eventuale azione civile. Abbiamo già dato il consiglio buono per neutralizzare questo paraculo: non denunciate mai penalmente il medico che si macchia di malasanità e men che meno a Tridico. Agite solo civilmente e avrete sacrosanta ragione: è l’unico modo per non dargliela vinta a Tridico e ai suoi amici medici.

Negli anni scorsi gli abbiamo anticipato quello che stava cercando disperatamente nei nostri computer che ha fatto sequestrare in combutta con Spagnuolo, il gattopardo capo. E gli abbiamo anticipato pure che non avrebbe trovato la “talpa” per il semplice motivo che l’informazione non è passata via internet.

Avete presente l’inchiesta sui falsi esami all’Università della Calabria? Beh, si tratta di uno dei “fiori all’occhiello” di Tridico, che come suo solito ha buttato un po’ di fumo negli occhi prima di calarsi i pantaloni davanti ai due indagati eccellenti dell’operazione ovvero il professore Gambarara e il giornalista Pino Nano chiedendone addirittura lui stesso l’assoluzione. I falsi esami, così, sono diventati una barzelletta per “punire” qualche poveraccio di studente.

Ma non solo, anzi diciamo pure che per tutta questa baggianata, il magistrato Tridico è stato l’unico a guadagnarci perché ha una compagna (ebbene sì!) la quale, come per magia, ha trovato recentemente un posto all’Università della Calabria. Centro Residenziale.

Il sostituto anziano della procura di Cosenza – come spesso si dice- si è trovato in una relazione complicata. Sì, certo, sono affari privati e non dovremmo parlarne ma se la compagna di Tridico (ad un certo punto si erano lasciati ma poi sono tornati insieme) occupa prima un posto precario addirittura dentro il Tribunale e poi viene assunta al Centro Residenziale dell’Università della Calabria ci dev’essere qualcosa che non va. Specie se il suo compagno è stato il protagonista di un’inchiesta-barzelletta su presunti falsi esami proprio all’Unical. Non serve essere Sherlock Holmes per arrivarci ma basta solo seguire il flusso della corruzione e ci si arriva facile facile. Certo, con l’aiuto di qualche talpa, è inevitabile che sia così. Ma almeno per ora Tridico non sa chi è e questo pensiero lo logora perché la talpa potrebbe sapere ancora altro. Ma torniamo alla sua compagna.

Il Centro Residenziale dell’Unical

Lei si chiama Paola Mannavola e magicamente dal Tribunale si è spostata ad Arcavacata, Centro Residenziale, secondo piano. Fa la collaboratrice informatica, una dicitura che equivale a dire che non fa un bel niente: riscalda la sedia e le pagano uno stipendio grazie alle inchieste-farsa del suo compagno che di mestiere fa il magistrato corrotto.

Paola la conoscono in molti: ha frequentato il Liceo Classico ma non era certo una cima, ha avuto scarsa fortuna nel prosieguo degli studi e poi, finalmente, ha fatto centro legandosi a Tridico, che bene o male qualche lavoro gliel’ha rimediato. E noi dovremmo rispettare la privacy di questi signori quando loro – senza provare alcuna vergogna – ci vengono a sequestrare i computer perché cercano… droga? No, non rispettiamo nessuna privacy esattamente come loro non rispettano la nostra. E stasera brindiamo, non certo a sciampagna come avrebbe fatto lui, perché a Tridico stavolta l’hanno “trombato”. Ogni tanto una buona notizia.