Siamo costretti a ripeterlo spesso, quasi ogni giorno, ma non è colpa nostra. A Cosenza – ed area urbana – nulla è come appare, anche se qualcuno riceve un avviso di garanzia per disastro ambientale e teoricamente dovrebbe essere stato danneggiato.
Ci riferiamo alle questioni relative all’ex Legnochimica di Rende che, puntualmente, ogni volta che arriva l’estate, ritornano prepotentemente alla ribalta per l’autocombustione dei laghetti tossici e le conseguenti esalazioni venefiche che i cittadini sono costretti a respirare.
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Cosenza Piero Santese ad aprile del 2018 aveva emesso una sentenza di non luogo a procedere per il sindaco di Rende, Marcello Manna e per il dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale settore ambiente, Francesco Azzato, e aveva assolto Francesco D’Ippolito, ex assessore all’Ambiente del Comune di Rende, che aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato, indagati nell’inchiesta sull’inquinamento provocato dagli impianti della ex Legnochimica.
Rinviato a giudizio, invece, – scriveva l’Agi – il liquidatore della società, Pasquale Bilotta. Manna, Azzato e D’Ippolito sono stati prosciolti dai capi di accusa di omessa bonifica e disastro ambientale per non aver commesso il fatto e perché il fatto non costituisce reato. Ieri, poi, è arrivata puntualissima la scontata assoluzione anche in Appello, ma vi invitiamo a “leggere” bene gli eventi.
Lo scrivevamo all’epoca dei fatti ovvero a luglio 2017: la procura di Cosenza – tanto per non smentirsi – aveva dato notizia di aver concluso le indagini (!) e di aver individuato, tra i responsabili, addirittura l’attuale sindaco di Rende, Marcello Manna. Tutti voi sapete quanto non abbiamo nessuna stima e nessuna considerazione del soggetto in questione ma è chiaro come il sole che non gli possono essere addebitate responsabilità sulla questione Legnochimica per il semplice motivo che è sindaco da pochi anni mentre il disastro va avanti almeno da… 50 anni.
E allora, questo ridicolo avviso di garanzia altro non era che un assist a Marcello Manna servito al bacio proprio da quel Mario Spagnuolo con il quale hanno fatto fuoco e fulmini a metà degli anni Novanta quando, insieme ad altri pessimi personaggi del panorama politico, giudiziario e malavitoso della città, sono riusciti a neutralizzare il processo Garden grazie a una pletora di pentiti con i quali hanno inquinato tutte le prove (http://www.iacchite.com/cosenza-rapporto-choc-sul-tribunale-lasse-spagnuolo-manna-inquinare-le-prove-del-garden/).
L’avviso di garanzia “a nonna” notificato a Manna con relativo proscioglimento è servito all’attuale sindaco per dimostrare che le colpe sono di altri e in questo caso di Sandro Principe, sindaco di Rende in prima persona o con soggetti di sua fiducia dal 1980 in poi, cioè da quando è esploso il vero e proprio disastro ambientale.
Del resto, Domenico Ziccarelli, ormai diventato il vero portavoce di Manna, ha avuto gioco facilissimo ad affermare pur senza mai fare il nome di Principe che “… a Rende si facevano le inaugurazioni, ma si tenevano sotto lo zerbino le tante immondizie che solo ora vengono portate alla luce e noi le togliamo. Del resto l’atto della magistratura è dovuto e di garanzia. E servirà poi ed ora a perseguire responsabilità pregresse che sono state per anni allontanate. Emerge questo spaccato di una città, spesso ben vestita ma sotto sotto sporca in tanti sensi…”. Capito? Altro che beffa ed altre baggianate del genere.
Detto questo, abbiamo capito che Manna c’entra poco e che farà di tutto, insieme al suo amichetto Spagnuolo, per coinvolgere in questa vicenda Sandro Principe – almeno a livello politico – ma, per favore, risparmiateci il gioco dei compari. Non offendete la nostra intelligenza. E poi: chi l’ha detto che Manna si candiderà alle prossime elezioni?