Sistema accoglienza: tra Lucano, Manoccio e Morrone nessuna differenza

Tra Manoccio, Morrone e Lucano non c’è nessuna differenza.

Mimmo Lucano non è poi così diverso da Giovanni Manoccio e Giovanni Manoccio non è così diverso da Mimmo Lucano. Entrambi non sono diversi da Ennio Morrone o da tutta quella franzamaglia indegna che da anni lucra sulle spalle dei profughi.

Cas, Sprar, CPT e lager vari, acronimi sotto i quali si nascondono i vari progetti di accoglienza che per quanto possano apparire diversi tra di loro nella gestione dei profughi, hanno tutti un unico scopo: lucrare. Che cozza in malo modo con le finalità sociali che tutte le associazioni e le cooperative si sono date nella gestione dell’accoglienza: agire senza scopo di lucro. Infatti quasi tutte sono associazioni o cooperative cosiddette no-profit. L’esatto contrario di ciò che avviene da almeno 15 anni a questa parte: solo profitto. E questo, oramai, lo hanno capito proprio tutti, anche i buonisti estremisti, che l’accoglienza è diventata un vero e proprio bisinis e che in tanti, vista la vigna, hanno creato delle vere e proprie holding del disagio che macinano milioni e milioni di euro all’anno in maniera del tutto opaca.

Non solo. La gestione dell’accogliena di fatto “soddisfa”, nei tantissimi piccoli paesi, specie quelli del sud, il bisogno dei politici marpioni di trovare merce di scambio elettorale, visto che non è più possibile assumere forestali o Lsu o Lpu. Lavorare dentro un progetto di accoglienza in un paesino che non ha nessuna altra possibilità, è come vincere ad una lotteria, per tanti. E poca importa se dietro a tutto questo, a differenza di quando si assumevano i forestali in cambio di voti, c’è sfruttamento, mancanza di diritti per chi lavora e paghe da fame. Meglio 500 euro ad Acquaformosa che 1200 euro in Germania.

L’accostamento di Lucano ai Morrone o ai Manoccio potrebbe urtare qualcuno. E l’abbinamento alla franzamaglia ancor di più. Certo, se pensiamo a loro ognuno nella propria individualità Lucano, a confronto di Morrone e Manoccio, è un gigante. Ma non è questo il senso dell’accostamento.

Tutti e tre fanno parte di un sistema che comunque la si voglia vedere li accomuna e li rende uguali: l’allegra gestione dei fondi destinati ai profughi. Un sistema che per come è degenerata la situazione induce clamorosamente alla cresta, al ladrocinio, alla truffa. Perché era stato pensato per poche realtà territoriali dove si riusciva a fare qualche controllo e nonostante questo già a quei tempi si lucrava che era una meraviglia.

Figuriamoci oggi, in tempi di forti migrazioni e sbarchi quotidiani, che i progetti si sono centuplicati che succede! E’ chiaro che di fronte a questo vertiginoso incremento del “materiale umano da lavorare” i già carenti servizi di controllo sono saltati definitivamente, lasciando spazio alla ormai famosa gestione creativa dei progetti. Ognuno si fa le proprie regole ed ognuno intende l’integrazione, l’interazione, il confronto, la mescolanza come più gli pare.

C’è sempre qualcuno che si inventa qualche progetto collaterale per integrare gente che forse voglia di essere integrata non ne ha. Ma fa niente, l’importante è fatturare, senza mai porsi il problema di che fine faranno tutte queste persone quando usciranno dai vari progetti perché il denaro è finito e con esso anche la solidarietà. E’ l’intero sistema accoglienza che è saltato e non funziona più, le criticità sono sotto gli occhi di tutti, comprese quelle di Riace che più che il paese dell’accoglienza a me pare una piattaforma logistica di smistamento di materiale umano.

Ed è in questo caos che imbroglioni e ladroni vari sguazzano alla grande. I trucchi per lucrare li abbiamo scritti in tutte le salse, dalla truffa dei pocket money alla cresta sulla spesa alle fatture false fino ad arrivare ai servizi fatturati e mai erogati. Pensate che una sola associazione che ha in carico 100 profughi può produrre migliaia di fatture all’anno. Inserire dentro questo mare magnum di carte una 50 di fatture false è un gioco da ragazzi, alla fine chi vuoi che se ne accorga!

Bisognerebbe saper resistere alle tentazioni, specie se ti dici compagno o cattolico praticante. Rubare alla povera gente è l’azione più turpe che una persona possa commettere. Ma quando ti trovi ad amministrare milioni di euro – e capita anche che il controllore e il controllato sono la stessa persona come nel caso di Riace ed Acquaformosa – qualche tentazione può arrivare. E Lucano così come  Manoccio, Morrone e tutta la franzamaglia nulla hanno fatto per chiarire pubblicamente che non sono mai caduti in tentazione. Anzi hanno sempre cercato di tenere nascosti bilanci e documenti vari.  Infatti, all’oggi, e fino a prova contraria, non esiste nessuna differenza da questo punto di vista tra i tre: il loro operato si caratterizza per la totale mancanza di trasparenza nella gestione economica dei progetti. In questo sono perfettamente identici. E’ proprio questo modo di  gestire sottobanco il pubblico denaro destinato a chi ne ha veramente bisogno che li accomuna. Lo dico da sempre: fino a che non si obbligheranno queste holding del disagio a rendere pubblici i loro bilanci da questo ladrocinio continuato e aggravato non se ne esce.

Per questo dico che non si può criticare Manoccio perché non ha mai fatto una pubblica relazione sul bilancio economico delle sue holding e Lucano invece no perché è più simpatico o è più comunista di Manoccio e Morrone. Lucano al pari di Morrone e Manoccio non si è mai preoccupato della trasparenza nella sua gestione. E quando si parla di servizi alla persona, la trasparenza, dovrebbe essere cosa normale, e non invocata per legge. Dovrebbe far parte dell’etica di chi come Lucano ha speso la propria vita per gli altri.

A questo punto credo che l’unica cosa che possa fare Lucano per differenziarsi dagli altri è quella di dire pubblicamente come stanno realmente le cose. Convochi una conferenza stampa portandosi dietro carte e fatture (quello che non ha mai fatto) e dimostri prima alla gente, piuttosto che ai magistrati, che il suo è sempre stato un operato limpido e onesto.

Perché l’ipotesi di reato paventata dalla procura di Locri nei suoi confronti è quella di una gestione allegra delle economie dei progetti. Si parla di fatture false, servizi mai erogati e truffe varie su questo o quel progetto. Dimostri Lucano con le fatture in mano che quei soldi sono stati spesi per i beneficiari. Altrimenti anche gli altr ifiniranno col notare, come me, che non c’è nessuna differenza tra Manoccio, Morrone, Lucano e franzamaglia varia.

GdD