Cosenza, la chiesa di Nunnari tradisce se stessa: dai boia chi molla ai loculi del cimitero

di Michele Giacomantonio

Un uomo anziano in affanno e non solo per l’età, ma per il peso delle incalzanti domande che una giovane donna gli pone, la tragedia di un aborto inconfessabile, la vertigine della chiesa che per insabbiare uno scandalo tradisce se stessa. Un gran numero di cosentini (era il 14 marzo 2018, ndr) è rimasto bloccato davanti alla trasmissione de “Le Iene”, che presentava l’inchiesta sulla ragazza indotta ad abortire da autorevoli membri della chiesa cittadina. Su quelle poltrone domestiche i cosentini sono rimasti schiacciati dall’immagine dell’ex vescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, che nel video mandato in onda non nega l’aborto indotto per risolvere la storia d’amore tra una ragazza e un parroco, che parla sottovoce di confessioni e perdono e poi fugge.

Ma Nunnari non è nuovo alla ribalta delle cronache. Nella mitologia dei boia chi molla reggini c’è una leggenda che racconta di una Fiat Cinquecento che attraversa impavida la nebbia dei lacrimogeni. Dal finestrino dell’utilitaria esce la bandiera del quartiere Sbarre e alla guida della macchina c’era l’allora giovane Salvatore Nunnari, all’epoca parroco a Reggio in uno dei quartieri più difficili. Quei sentimenti giovanili vicini ai rivoltosi sono confermati in una lunga intervista che lui stesso rilascia moltissimi anni dopo alla Rai. In quella trasmissione la maturità dell’età e la severità dell’abito che indossa, inducono il monsignore ad un atteggiamento assai meno barricadero e tuttavia in linea con il giustificazionismo che spiega le ragioni della rivolta reggina contro lo Stato. “I reggini sono stati pestati, la rivolta è la risposta che una minoranza ha dovuto dare, perché alle nostre richieste lo Stato ha risposto con la repressione” dice rivolgendosi alla telecamera. Tuttavia a Reggio le amicizie di Nunnari sono diverse. Infatti i giornali nazionali come La Stampa del 31 gennaio del 2009 raccontano di Nunnari inquilino di Gioacchino Campolo, re del videogioco a Reggio e vicinissimo a una delle cosche più temibili della ndrangheta. In quella occasione la Curia si affrettò a spiegare che il vescovo l’appartamento lo aveva comprato e non era in affitto.

Nel corso della sua esperienza vescovile a Cosenza, Nunnari ha ben saputo portare benefici alle sorti della diocesi da lui retta. Basti pensare al vantaggio tratto dalla convenzione col comune di Cosenza per costruire su un terreno classificato R 4 e dunque del tutto inedificabile perché soggetto a frana, circa tremila loculi che la Curia potrà vendere guadagnando moltissimo. Un buon motivo questo per non stupirsi del fatto che se qualche parroco in passato ha osato avere da dire sull’operato dell’amministrazione comunale, il vescovo non ha perso tempo nel redarguirlo, tentando di mettergli la mordacchia. Ieri alla gogna c’è finito lui stesso, in rappresentanza di una chiesa assai poco evangelica, ma molto pronta a praticare l’antica morale dei vizi privati e delle pubbliche virtù.