La chiave di volta che ha portato all’arresto di Antonietta “Antonella” Caruso sta tutta nella collaborazione dell’imprenditore di San Giovanni in Fiore che ha pagato la tangente. Lui si chiama Antonio Spadafora, ha 35 anni ed è attualmente in carcere a seguito del maxiblitz Stige dello scorso gennaio. L’accusa è di associazione mafiosa, con i Farao-Marincola di Cirò.
«La collaborazione di Spadafora – ha detto il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla – è stata significativa anche perché si sentiva truffato. Aveva ottenuto il terreno in appalto diversi anni fa. Tutte le formalità venivano adempiute, ma poi ad un certo punto i lavori venivano bloccati sistematicamente».
Gli investigatori hanno avuto una soffiata e hanno saputo quando e dove Antonietta Caruso avrebbe dovuto ricevere la tangente per sbloccare tutte le formalità relative al taglio degli alberi. La fonte era affidabile. Lo scambio, che è documentato, avviene al bivio della Fossiata. Dall’ordinanza viene poi fuori come l’imprenditore avesse tentato diverse volte di contattare la dirigente pubblica, ma senza successo, per trovare una soluzione al problema dei tagli da effettuare.
Spadafora, nell’interrogatorio reso a Facciolla dopo essere stato arrestato dalla Dda di Catanzaro, riferisce che la Caruso gli aveva detto subito, senza giri di parole, che il prezzo era di 20mila euro. L’imprenditore aveva verificato come la dirigente fosse realmente a capo del famoso Ufficio Foreste Distretto 5 e si era deciso a pagare.
Com’è noto, non solo la procura di Castrovillari si occupa delle vicende di Calabria Verde ma anche la Dda di Catanzaro, che si è avvalsa peraltro della collaborazione dei colleghi di Reggio. Una rete di informazioni che gradualmente sta facendo venire a galla tutta la corruzione all’interno del carrozzone di Calabria Verde.