Carlo Bonini è il giornalista-simbolo del caso Cucchi. Ha scritto un libro, “Il corpo del reato”, nel quale sono contenute tutte le gravissime accuse al “sistema corrotto” della magistratura e delle forze dell’ordine, che ha consentito tutto il disastro di questi nove lunghissimi anni senza verità. Ieri Bonini era collegato in diretta insieme ad Ilaria Cucchi nello spazio informativo del mattino di Sky Tg24 e ha spiegato nei dettagli quali sono le domande alle quali adesso lo stato deve dare una risposta.
“La nuova domanda che adesso dobbiamo farci – ha sottolineato . è questa: chi e perché ha sequestrato la verità in questi nove anni? I carabinieri sono responsabili di ben sette falsi materiali e ideologici che hanno clamorosamente depistato le indagini sul caso Cucchi. Oggi non ci si può accontentare di perseguire il maresciallo Roberto Mandolini e i quattro appuntati alla sbarra nel processo perché è chiaro come il sole che la rete di omertà è stata molto più vasta. Il 9 luglio scorso il carabiniere Francesco Tedesco è stato interrogato dal pm per dare la sua nuova versione dei fatti: ebbene, quell’Arma dei carabinieri che per nove lunghissimi anni non era stato in grado di emettere nessun provvedimento contro i militari implicati in questa vicenda, in quei giorni ha dato vita ad una mossa curiosa, aprendo un procedimento proprio contro Tedesco… C’è bisogno di aggiungere altro?”.
Sì, c’è bisogno di aggiungere altro, cioè il titolo dell’articolo che è uscito ieri sulle pagine di Repubblica, il giornale sul quale scrive Carlo Bonini: “Intimidazioni e documenti falsi: l’inchiesta che spaventa i vertici dell’Arma dei carabinieri”. E un’ultima considerazione: oltre ai vertici dell’Arma, ci sono chiarissime responsabilità anche da parte di qualche magistrato della procura della Repubblica di Roma in virtù del quale è stato possibile per anni pensare che ci potessero essere responsabilità di agenti della polizia penitenziaria che non hanno mai toccato Stefano Cucchi e addirittura di qualche medico. E questi magistrati, ovviamente, hanno un nome ed un cognome. Ma questa è un’altra storia, che Bonini (ma non solo lui) racconterà molto presto.