Lettere a Iacchite’: “Scalea, ma chi protegge (ancora) questi carabinieri indegni?”

Non è la prima volta che ci arrivano lettere riguardanti l’imbarazzante situazione che si vive all’interno della caserma dei carabinieri di Scalea. Abbiamo già pubblicato una lettera corredata da una foto nella quale si vedono due carabinieri insieme ad alcuni soggetti non proprio raccomandabili del Tirreno mafioso. Ciononostante, non solo nulla è accaduto ma appena otto giorni fa è stato anche scarcerato il boss Franco Muto, a testimonianza che da queste parti il binomio mafia-stato deviato continua ad andare avanti indisturbato. Ora ci arriva nuovo materiale, che si unisce a quello già pubblicato e – con tutta sincerità – non  abbiamo nessun problema a pubblicarlo, nonostante l’aria che tira. E’ appena il caso di sottolineare che non pubblichiamo il nome di chi scrive solo perché si tratta di colleghi dei carabinieri coinvolti, evidentemente stanchi dell’illegalità che sono costretti a subire… 

ALLA REDAZIONE IACCHITE’ COSENZA DOTTOR CARCHIDI

E’ da tempo che si verificano episodi a dir poco vergognosi e degni di essere portati a conoscenza dell’opinione pubblica, atteso che il potere conferito dallo Stato per difendere i cittadini diventa potere privato, la divisa si usa per i propri comodi, per soddisfare esigenze personali o per penalizzare chicchessia solo sulla base di antipatie o ripicche, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio della funzione pubblica.

Questo è il clima di strapotere che regna sovrano presso la Compagnia dei Carabinieri di Scalea (CS), ove ognuno, trincerandosi dietro alla presunta immunità connessa alla funzione o al grado, noncurante del giuramento prestato e  del fatto che indossare una divisa significa essere a servizio dello Stato, si arroga ogni tipo di diritto e si erge a Giudice indiscusso.

Giusto per fare degli esempi:

il luogotenente CORMACI Alfio, in servizio sempre presso la Caserma di Scalea, poco tempo fa intratteneva una relazione sentimentale di tipo continuativo con la moglie di un appuntato, insieme al quale prestava servizio a Scalea. Una sera di primavera la moglie dell’appuntato sale sul cornicione dell’Ospedale di Cetraro (CS) e disperata minacciava il suicidio poiché il suo amante, ovvero il CORMACI, non voleva più intrattenere la relazione sentimentale. Al fine di calmare la signora e farla desistere dal suo intento, lo stesso Cormaci è stato chiamato sul posto, ammettendo, quindi pubblicamente, l’esistenza, la natura, e la portata del rapporto intercorrente con la donna. Inutile dire che all’interno del comando è successo un putiferio: l’appuntato ha preso a schiaffi il luogotenente ed entrambi sono stati trasferiti ed allontanati dalla Compagnia carabinieri di Scalea; l’appuntato in una caserma vicino a Scalea ed il luogotenente alla compagnia di Paola. Dopo circa tre mesi, terminato il servizio provvisorio, non si sa per quale mano il luogotenente Cormaci ritorna nella compagnia di Scalea ma alla stazione carabinieri di Praia a Mare come vice comandante; passati ancora alcuni mesi lo stesso ritorna a Scalea in qualità di comandante del Norm premiato per il gesto eroico compiuto… fatto molto strano ed avallato da superiori gerarchici, invece l’appuntato cornuto restava nella caserma di allontanamento… bah… 

Il luogotenente FAIELLA Mario non è da meno: è da tempo che tutta Scalea è a conoscenza e si diverte sulla soap opera intrapresa dalla consorte. Difatti, il luogotenente Faiella, ligio al dovere, parsimonioso con il potere conferitogli dallo Stato, nel mese di aprile corrente anno, nei pressi di un bar di Scalea, sito alla Via Tommaso  Campanella, e quindi in un esercizio pubblico, si è avvicinato ad un giovane sottraendogli con la forza ed abusando del suo potere, il cellulare in presenza di più persone dicendo io : “sono un maresciallo dei carabinieri mi devi dare il cellulare”. Pare che il giovane avesse foto e video compromettenti della consorte del luogotenente Faiella… Come se non bastasse, in un impeto di rabbia distruggeva il predetto telefono.

Una figura a dir poco pietosa per l’Arma dei Carabinieri che da secoli si distingue per la serietà dei suoi componenti! IL FAIELLA, a seguito di problematiche familiari, chiedeva di essere trasferito quale comandante alla stazione carabinieri di Praia a  Mare. Dopo circa 15 giorni il FAIELLA unitamente al maresciallo TUFARULO LUCA, altro elemento tutto d’un pezzo, con macchina in borghese della compagnia di Scalea, pagata da noi cittadini tutti ma usata per esigenze private dei nostri cari marescialli, si recano a casa del giovane con cui la moglie del Faiella intrattiene la relazione sentimentale clandestina. L’ hanno preso e messo in macchina, portato in montagna per intimorirlo e minacciandolo di lasciar perdere la moglie… ma stiamo parlando di carabinieri o di una faida di camorra??

A questo punto, interviene la moglie del FAIELLA la quale si presenta dal comandante di compagnia di Scalea riferendo che ha problemi con il FAIELLA che la maltratta e la percuote da tempo, il quale non riesce ad accettare il fatto che lei si sia trovata un altro compagno. A seguito di ciò il Comandante di compagnia decide di non trasferirlo più a Praia a Mare ma di proporlo per una sede fuori dalla compagnia di Scalea. Più volte sono stati minacciati sia la mamma che il fratello del nuovo compagno, in più circostanze. Attualmente i coniugi Faiella vivono separati.

Il MARESCIALLO LUCA TUFARULO: …che dire? Intimo amico di tutti, addentrato all’interno della compagine di Scalea con numerosi parenti pregiudicati… sarebbe bastato leggere la nota a firma del luogotenente CASTRENZE, decisamente “negativa” per il trasferimento del TUFARULO dalla stazione di Santa Maria del Cedro a quella di Scalea. Lo stesso Tufarulo è coniugato con Barbara D’Ambrosio: la madre era l’amante del generale Pezzotti ed ex convivente di un noto e pericoloso pregiudicato di Napoli (già all’epoca del matrimonio tra la figlia e il Tufarulo), vari parenti pregiudicati ed ella stessa ex fidanzata di un pregiudicato di Scalea… sacro e profano… una bella dote per essere la moglie di un maresciallo dei carabinieri!

La signora Barbara D’Ambrosio lavora presso il Comune di Scalea; nella cittadina tutti sanno che se Barbara ti chiama sul cellulare sei libero e non controllato ma se Barbara non ti chiama sei intercettato… si capiscono bene certe dinamiche in comuni piccoli e circoscritti … c’è sempre il buontempone del maresciallo Tufarulo ad avvisare la moglie su chi è chiamabile e chi no, a lui d’altronde non piace fare delle brutte figure, è sempre un maresciallo dei carabinieri non ce lo dimentichiamo…

Il posto di lavoro a Barbara viene dato dall’allora sindaco di scalea, ovvero il GENERALE PEZZOTTI di cui sopra, guarda caso la madre di Barbara, tale NACCARATO ROSANNA, svolgeva la mansione di collaboratrice domestica del generale e la figlia si era trovata un posticino in comune… niente di grave, pur di vivere si fa questo e altro. Ma con l’arrivo del nuovo sindaco, dottore RUSSO Mario, la stessa viene licenziata in tronco.

La D’Ambrosio, allora, sostenuta dal Maresciallo Tufarulo, propone ricorso dinnanzi al Giudice del lavoro di Paola e viene riammessa al lavoro con tanto di pagamento di arretrati. IL TUFARULO, sempre nel rispetto dei limiti imposti dal suo incarico, commentando nell’ambiente lavorativo, aveva detto che si sarebbe vendicato con il Russo per quello che aveva fatto alla sua donna; infatti quasi tutte le operazioni del nucleo operativo di Scalea, di cui il Tufarulo fa parte, guarda caso sono state fatte contro il dottor Mario Russo…

A questo punto, partendo da un livello di media intelligenza, senza essere delle menti eccelse, è logico chiedersi: ma la maxi operazione Plinius, tanto famosa ed altrettanto faticosa, è stata condotta con la regolarità dovuta? Sembra alquanto strano che nell’ambito del Comune di Scalea numerosi dipendenti siano stati coinvolti ed arrestati e la moglie del Maresciallo Tufarulo ne sia uscita indenne… Certo, è sempre la moglie di un componente delle forze dell’ordine e come tale conosce le regole… quando si può parlare e quando si deve stare zitti, perché c’è un’amichetta che ascolta… L’amichetta prima è passata dal Comando Stazione dei Carabinieri di Scalea, poi nelle mani di chi di dovere, il quale si è sicuramente premurato di avvisare chi poteva subire delle conseguenze, e poi è stato posizionata nell’ufficio ove ha svolto il suo lavoro… Ora mi chiedo: possibile che proprio nell’Ufficio dove la D’Ambrosio prestava servizio sono stati eseguiti degli arresti e a lei non è scappata neanche una parolaccia? Una santa questa donna, non si può sostenere il contrario…

Come se non bastasse, il Tufarulo ed il Faiella, sentendosi padroni del mondo, onnipotenti ed inattaccabili, festeggiavano il Capodanno in compagnia di pregiudicati della zona, noti per truffa, estorsioni, ecc, ecc., compari tra l’altro del Tufarulo il quale battezzava unitamente alla moglie,  la figlia del soggetto… ma la sfrontatezza e la sfacciataggine che gli è propria, li ha indotti addirittura a pubblicare la foto del brindisi di felice anno nuovo sul social network Facebook, rendendo noto a tutti il legame inequivocabile e dagli stessi sancito con la criminalità della zona e so bene che voi avete già pubblicato la faccenda con dovizia di particolari (http://www.iacchite.com/lettere-iacchite-carabinieri-clan-muto-le-parentele-pericolose/). Ma – in tutto questo – chi è che protegge ancora questi signori? Qualche magistrato corrotto? Ai posteri l’ardua sentenza.

Lettera firmata