Calabria corrotta, ecco come Oliverio ha superato Adamo tra gli impresentabili

Mario Oliverio ha quattro anni in più di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio. Palla Palla è nato nel 1953 mentre i coniugi più chiacchierati della politica cosentina sono della classe di ferro 1957. Ma hanno in comune la stessa radice “comunista”: vorrebbero cambiare il mondo, salutano a pugno chiuso, credono addirittura nella “rivoluzione”. Certo, sono ancora troppo “piccoli” per fare i sessantottini, ma sono invece attivissimi nella vecchia FGCI (Federazione Giovanile Comunista) all’epoca degli anni di piombo con i movimenti studenteschi e con le lotte politiche per il lavoro e lo sviluppo della sua Sila ma più in generale di tutta la Calabria.Tanto che Maruzz’e Palla Palla (dal nome della contrada di San Giovanni in Fiore dov’è nato), nel 1980, ad appena 27 anni (ebbene sì, è stato giovane anche lui…), con ancora i capelli in testa e con un fisico aitante (!) diventa il più giovane consigliere regionale e cinque anni dopo è già assessore all’Agricoltura con la giunta guidata da Cecchino Principe.

Nel 1990, quando Palla Palla viene eletto a furor di popolo sindaco di San Giovanni in Fiore, Nicola Adamo si affaccia alla ribalta della Regione ed è proprio Oliverio che gli fa la “campagna” e lo tiene a battesimo. Chi si ricorda di quei tempi ha addirittura qualche flash tenero dei due “comunistelli” che più che cambiare il mondo hanno voglia di sistemarsi e di far gonfiare il conto corrente.

Mentre Nicola si fa strada alla Regione, Maruzzu è già volato al Parlamento, dove sarà incollato alla poltrona dal 1992 al 2006 ma il “partito”, che nel frattempo si è “scolorito” in Pds dopo la caduta del Muro di Berlino, gli chiede di fare il segretario della federazione cosentina e sarà proprio dal 1997 in poi che le strade di Maruzz’e Palla Palla e di Nicola Capu i liuni tornano ad incontrarsi con più frequenza. Sono proprio loro a ricucire pazientemente i rapporti con quel “diavolo” di Giacomo Mancini che si è preso Cosenza scavalcando i partiti e sono ancora loro che lo “incoronano” e lo sostengono per il secondo mandato, qualche anno prima della sua morte.

Il 2004 è il primo annus horribilis di Nicola, che cade come un “pero” nella trappola di Eva Catizone e finisce sbertucciato sulle pagine di tutti i media del mondo. Per lui sarà l’inizio della fine, “affogato” dalle note inchieste Why Not ed Eolo dalle quali si salva solo per prescrizione e per le quali compromette definitivamente la sua carriera prima ancora che arrivi la mazzata del 2015 con Rimborsopoli.

Si incrina inevitabilmente anche il bellissimo rapporto con Oliverio, che nel frattempo ha “sostituito” Tonino Acri alla guida della Provincia e si è fatto un nuovo quartier generale a Cosenza Vecchia, da dove telecomanda tutta una serie di attività clientelari e familistiche che lo rendono il campione del cosiddetto familismo amorale cosentino, furbo e redditizio fino all’ennesima potenza. E che lo convincono a cambiare donna e a farsi attirare nella ragnatela dell’ammaliante Adriana Toman, una specie di Enza con più cervello. Nicola vorrebbe che sua moglie entrasse nella sua giunta alla Provincia ma Palla Palla (e la Toman) non ne vogliono sapere e fra di loro ci saranno anni di “guerra” e di scontri aperti, alimentati dal ben noto veleno della magara di Grimaldi. Che poi sarà accontentata con l’elezione alla Camera nel 2013.

Nel 2014, tuttavia, con l’operazione Palla Palla alla Regione, Oliverio e Adamo fanno pace e diventeranno inseparabili compagni di merende al decimo piano della Cittadella Regionale, dalla quale Nicola Capu i liuni non si staccherà mai più. Chiaramente fino a quando è stato possibile starci, perché poi, da quando il Pd ha dato il benservito a Palla Palla, Nicola e la moglie sono stati fedeli nel non appoggiare Pippo Callipo ma alla fine si sono “buttati” con Boccia, Letta e la scienziata designata per far vincere Occhiuto e perdere De Magistris. E Palla Palla stavolta non gliel’ha perdonata, al punto che proprio in queste ore ha annunciato che ritornerà in campo ma stavolta senza i coniugi diabolici.

Gli ultimi atti di questa bella storiella sono scanditi dalle “dimore”. A Nicola, nel fatidico mese di giugno del 2015, arriva il divieto di dimora in Calabria per le vergogne di Rimborsopoli (sei mesi in tutto), che in pratica pone fine alle sue velleità. Figuratevi che nessuno si è minimamente meravigliato dell’ultimo “divieto di dimora” scattato per Adamo con l’ultimo blitz di Gratteri per il suo “traffico d’influenze” col quale aggiustava sentenze alla modica cifra di 50 mila euro cadauna e si adoperava per trovare voti a questo o a quell’altro ronzino… Ormai tutti commentano allargando le braccia: il “solito” Adamo!

Oliverio non avrebbe mai immaginato di fare la stessa “fine”, attento com’è stato in tutti questi anni a non farsi “beccare” dai magistrati. Ma da dicembre 2018, anche lui è entrato di diritto nella categoria degli “impresentabili” con l’obbligo di dimora a San Giovanni. Anche se poi i buoni uffici dei suoi sgamati avvocati e qualche passo falso di Gratteri, che ancora dava retta al corrotto Luberto, gli hanno dato un po’ di respiro.

La verità è che da qualche tempo Palla Palla è diventato – incredibile ma vero – più impresentabile di Nicola Capu i liuni. E non certo perché ha preso un obbligo di dimora. Le inchieste che vedono coinvolto Oliverio, infatti, cominciano ad essere davvero tante. Per esempio, il sacrosanto sequestro di beni conseguente alla vergognosa storia della trasferta di Spoleto costata 100 mila euro per finanziare e far mangiare fino al collasso Paolo Mieli e i suoi compari, che gli è costato un rinvio a giudizio colossale. Oppure l’altra grottesca vicenda dei 700mila euro dei fondi per la “cultura” gestiti dalla Toman, rinviata a giudizio anche lei per una storia da addebitare totalmente a Palla Palla. E che dire del rinvio a giudizio per abuso d’ufficio per la revoca di Mannarino alla Fincalabra, che nasconde tutto un altro vorticoso giro di affari?

E di Calabria Verde con l’annesso pasticciaccio degli appalti milionari vinti sempre dall’imprenditore napoletano Matacena, i viaggi a Napoli e i giri di soldi con lo sciagurato Furgiuele? Un’altra inchiesta scottante della quale prima o poi torneremo a sentire parlare. Così come della Sibari-Sila, altro caposaldo della corruzione targata Palla Palla, per i cui appalti Oliverio ci ha messo molto più che il becco. Insomma, Oliverio ha superato Adamo tra gli impresentabili e basterebbe solo questa riflessione per sintetizzare il suo “governo” alla Regione.

Ma c’è ancora un’ultima considerazione da fare: da quando è stato mandato via a calci in culo dalla Regione, Palla Palla e la sua “Elena” (Ceausescu…) si “consolano” con almeno tre dorate pensioni che gli faranno compagnia, fino a che la morte non li separerà. Così è scritto nel Vangelo secondo i comunisti… col culo degli altri.