A Cosenza come a Trapani la massomafia è felice e regna sovrana

Se sei un mafioso braccato dalla polizia e hai bisogno di un “covo” dove trascorrere la latitanza, se sei un professionista della truffa e del riciclaggio e vuoi lavorare in tranquillità senza procure che ti corrono dietro, se sei un politico in cerca di amici, voti, e vuoi aprire una loggia massomafiosa nuova di zecca per proteggere meglio i tuoi “elettori” e sei siciliano, è a Trapani che devi andare. È lì che ogni mafioso, in fuga o in cerca di nuove opportunità, realizza i propri sogni. In Sicilia è Trapani la provincia, più che in ogni altra provincia siciliana, dove, per mafiosi e criminali vari, tutto è possibile. E questo grazie alle coperture garantite, storicamente, da istituzioni corrotte, massomafiosi, politici collusi e servitore dello stato infedeli.

Tutte le organizzazioni criminali di un certo livello hanno bisogno di una “zona franca” dove far decantare i loro sporchi affari prima di trasferirli nel circuito della sana economia globale, e la provincia di Trapani è stata eletta, nel tempo, a “no legal zone”, dallo stato parallelo che si annida nel cuore delle istituzioni che governano la nostra Repubblica. La vicenda Messina Denaro, se mai ce ne fossi bisogno, conferma tutto questo, e il totale controllo del territorio trapanese da parte della massomafia è la prova provata della presenza di uno stato parallelo che agisce impunamente nel Trapanese. Trapani e la sua provincia come l’Isola della Tortuga dove l’unica legge è quella dei pirati.

Antiche sono le origini delle logge massoniche deviate nel trapanese, da sempre colluse con il potere criminale mafioso. Negli elenchi delle logge trapanesi c’è di tutto: politici di ogni ordine e grado, ministri, magistrati, funzionari delle forze dell’ordine, anche di alto grado, funzionari della pubblica amministrazione, professionisti, imprenditori, e soprattutto colletti bianchi e mafiosi. Da Alcamo a Castelvetrano, da Mazara a Trapani. Una fortezza, per i loschi affari e le collusioni “d’alto bordo”, inespugnabile. La storia giudiziaria, quella scritta dagli onesti, di quel territorio, è piena di vicende dove lo stato e l’antistato si confondono.

Ora, con le dovute proporzioni criminali, per certi versi, la Trapani “zona franca” per gli amici degli amici, somiglia molto alla Cosenza “isola felice”. Le peculiarità massomafiose che contraddistinguono Trapani e la sua provincia che la rendono “unica nel suo genere” in Sicilia, sono le stesse che insistono a Cosenza: magistrati corrotti che si muovo nell’ombra del porto delle nebbie, talpe in ogni dove, infedeli servitori dello stato che occupano posti delicati, professionisti accriccati con i clan, politici collusi, corruzione nella pubblica amministrazione a tutti livelli, ma soprattutto, che è quello che più di ogni altra cosa ci rende simili a Trapani, l’arrogante presenza di logge massomafiose che controllano ogni aspetto sociale, economico e, purtroppo, anche culturale, del nostro territorio. Dove regna, per gli amici degli amici, l’impunità assoluta.

Se Trapani è unica nel suo genere per presenza di logge massomafiose in Sicilia, si può tranquillamente dire che Cosenza è al passo nel suo genere per l’alta qualità della massomafia in Calabria in perfetto accordo con le altrettanto potenti obbedienze di Vibo e Reggio. E persino più avanti rispetto a Catanzaro per i collegamenti che i fratelli cosentini sono riusciti, negli anni, a consolidare negli “ambienti governativi romani” che contano. Ad esempio: anche a Catanzaro la massomafia di alta qualità è presente, eccome se è presente, forse di più che a Cosenza, ma nonostante ciò capita ogni tanto a qualche fratellastro massone, a qualche giudice vizioso e corrotto, a qualche avvocato ammanicato, di finire nella rete della giustizia, a Cosenza, invece, nessun fratello è stato mai toccato. Il che vuol dire una cosa sola: la cupola massomafiosa cosentina, come dice Gratteri, è davvero di serie A. Al pari di quella trapanese, accomunate anche dalla stessa capacità di riciclare gigantesche somme di denaro senza mai incorrere in controlli da parte della “locale procura”, il tutto testimoniato dalla massiccia presenza di banche che a Cosenza, dove la disoccupazione arriva al 50%, sono più dei bar.

A Cosenza se paghi chi di dovere puoi commettere ogni tipo di reato finanziario, contro la pubblica amministrazione, e contro il patrimonio, restando impunito. Infatti vengono da tutta Italia per commettere reati di tutti i tipi a Cosenza. Da noi la sicurezza di farla franca è garantita al 1000X1000. Nessuno è mai riuscito a fare una retata di massomafiosi a Cosenza. Ora si può meglio comprendere il senso del “titolo” che Cosenza si è conquistata negli anni: “Cosenza isola felice” … ovviamente il riferimento è da considerarsi valido per soli marpioni, intrallazzatori, corrotti, ladri di stato, politici collusi, e prenditori vari. A Cosenza come a Trapani, la massomafia è felice e regna sovrana… a verità.