A Zingaretti (al Pd) della Calabria non gliene frega niente

Sono giorni di frenetico lavoro per i capibastone calabresi del Pd. Un partito, in Calabria, allo sbando. Disgregato in diverse anime che lottano tra di loro con un unico obiettivo: salvaguardare le rendite di posizione, acquisite in tanti anni di pubblico ladrocinio, della propria paranza. Zingaretti di Calabria non ne vuole sentire parlare, sull’argomento si è già espresso: fino a che non saranno risolti i problemi tra i vari capi paranza che gestiscono il Pd in Calabria, preferisco stare fuori dal “discorso”. Anche perché sono “fatti strettamente loro”. E non si è sottratto nell’indicare una delle cause del male: “bisogna allontanare dal Pd personaggi come Madame Fifì e compari vari, fino a che questo non sarà realizzato, meglio stare alla larga dalla Calabria. Ho delegato Orlando per la Calabria, ma anche lui poco può fare per aggiustare il giocattolo calabrese ridotto oramai in mille pezzi. Il suo referente, il consigliere regionale Carlo Guccione, non è proprio una cima, né un cuor di leone, e poco ha concluso in tutti questi mesi. La situazione resta in forte stallo”.

E già, per Carlo ubbidire agli ordini di Zingaretti è complicato, e non perché è un ribelle, ma piuttosto perché è un imbelle. Per dichiarare guerra a Madame Fifì e paranza bisogna mettere in campo una certa dose di coraggio che Carlo proprio non ha. E poi sa bene che mettersi contro chi lo ha fatto “uomo” (Carlo Guccione è stato un discepolo di Nicola Adamo, altrimenti detto Capu i Liuni, e marito di Enza Bruno Bossio ovvero Madame Fifì) non è salutare per la sua “carriera” politica. Gli scheletri del passato potrebbero ritornare a turbare il dolce riposo di Carlo.

Altri in grado di affrontare a viso aperto la famigerata coppia, in Calabria non ce ne sono. Di rendere il Pd un partito pulito e trasparente, senza i soliti noti nelle liste, non interessa sostanzialmente a nessuno. Ognuno vuole solo la propria fetta. Anche Oliverio, nonostante la disfatta politica alle ultime regionali è ritornato a dire la sua. Sulle altre correnti del Pd in Calabria, tipo franceschiniani e simili, meglio tacere.

In Calabria comandano i capibastone politici. E quello che conta è la tribù di appartenenza. E poco può fare la “direzione nazionale” per fermare dei veri e propri clan politici in lotta tra di loro per la spartizione del bottino. Un accordo tra le varie fazioni ancora non c’è, e la data delle elezioni regionali fissate per il 14 febbraio 2021 si avvicina sempre più. Urge trovare un candidato e una coalizione. Ma con i tanti problemi interni, il Pd fatica a costruire un percorso così complicato in così poco tempo. Le varie possibilità al vaglio non soddisfano tutti.

Ci sono paranze che non vogliono fare nessun “cartello civico” con Tansi presidente. Ad altri, invece, sta bene una coalizione con i 5 stelle con un loro candidato alla presidenza, ad esempio Laura Ferrara. Una strada questa che allo stato sembra l’unica percorribile per il Pd. Diverse paranze vedono questa mossa come una benedizione, un modo per mollare la patata bollente al Movimento. Una coalizione che non ha nessuna possibilità di vittoria, anche se contornata dai tanti movimenti civici che in questi giorni nascono come i funghi. Una sconfitta annunciata che peserà, però, sul groppone dei 5 stelle. Un assist al centrodestra con il quale si può parlare sottobanco. Una situazione che metterebbe a tacere, con tutte le garanzie del caso del centrodestra, le varie paranze del Pd che potrebbero continuare ad intrallazzare anche in caso di sconfitta. Un accordo che conviene, come sempre, anche al centrodestra accettare, Tansi potrebbe rivelarsi un problema più grande di quello che si crede. Il gioco “a perdere” del Pd fa comodo al candidato del centrodestra. E i 5 stelle a perdere in Calabria ci sono abituati.

Ma c’è una paranza del Pd che vorrebbe giocarsi altre carte, ma il tempo è poco e la possibilità di percorrere altre vie si fa sempre più complicata. E così dopo una serrata discussione, tutte le paranze del Pd concordano su un punto: bisogna chiedere, tutti insieme, al governo un rinvio del voto di almeno 3/4 mesi. Del resto i motivi ci sono: la pandemia e la seria possibilità di una terza ondata. Un modo per fermare la corsa contro il tempo a cui sono costretti, nella speranza di un cambio del clima politico nei mesi a venire.

Il pressing è già iniziato da qualche giorno, e le possibilità che il governo riveda la data del voto si fa concreta. Un po’ di ossigeno per un Pd alle fasi finali delle sua esistenza in Calabria. E come al solito un bel regalo ai capi paranza che mai come in questo momento sono in difficoltà. La Calabria per la politica romana sarà sempre un problema. Ed è proprio questo che ha reso i baroni della malapolitica forti e potenti. Se non sarà la gente a voler fortemente un vero cambiamento saremo sempre trattati, e tutto ciò lo dimostra, come vacche da mungere e asini da voto.