Chi progetta, chi appalta, chi esegue, chi controlla: il sistema si interroga sul rispetto delle norme che regolano la filiera dei lavori pubblici. L’impressione suscitata dalla morte bianca avvenuta giovedì mattina nel cantiere del viadotto Friddizza, sull’A2 del Mediterraneo, nel territorio di Dipignano, alle porte di Cosenza, sollecita chiarezza e provvedimenti adeguati per scongiurare altri incidenti mortali sui posti di lavoro.
Come è potuto accadere che un operaio d’una certa esperienza, Salvatore Cugnetto, lametino di 55 anni, abbia perso la vita a causa di un violento getto d’acqua ad alta pressione provocato dallo sganciamento di una lancia del dispositivo che stava maneggiando e che si è abbattuto fatalmente sul suo torace? Al centro dell’attenzione investigativa, ora, ci sono le dinamiche tecniche dell’incidente che non ha dato scampo all’operaio, che stava operando su un pilone per rimuovere lastre di calcestruzzo ammalorate.
Com’è stato possibile che una lancia idrodinamica dell’apparato utilizzato nell’intervento di idrodemolizione si sia staccata all’improvviso trasformandosi in un’arma letale? Secondo gli inquirenti, le ipotesi in campo potrebbero essere due, al di là di ogni altra implicazione di sistema; un guasto meccanico oppure un errore umano. Gli interrogativi sono diversi: erano presenti dispositivi di protezione individuale a fronte di un possibile guasto dell’attrezzatura in uso? Il piano di sicurezza e coordinamento (Psc) del cantiere era aggiornato? Sono quesiti ai quali gli investigatori sono chiamati a dare risposte precise.
Intanto, c’è da registrare un’altra reazione dal mondo sindacale. la Confial, con una nota a firma del segretario nazionale Benedetto Di Iacovo, denuncia: “L’ennesima tragedia sul lavoro rappresenta uno schiaffo alla dignità del lavoro e alla coscienza civile del nostro Paese. Ogni morto è un fallimento collettivo, delle istituzioni, della prevenzione, della responsabilità sociale delle imprese”.
Il documento punta l’attenzione sul ruolo dell’Anas, in qualità di committente dell’appalto: “Non può restare estranea. Deve assumersi le sue responsabilità in solido, laddove saranno accertate. Non è accettabile che i colossi restino impuniti mentre le colpe ricadono sempre sull’anello più debole della catena”. Fonte: Gazzetta del Sud









