Le elezioni provinciali continuano a mietere vittime. Come se non bastassero i “trombati eccellenti”, ecco che, a nemmeno una settimana dal voto, cade la testa del sindaco di Acri, Nicola Tenuta. Di riconosciuta appartenenza cinghialesca.
Il fatto è che neanche il Cinghiale riesce ormai a governare maggioranze che sembrano essere diventate schegge impazzite come sta accadendo al comune di Rende.
Ad Acri, nella fattispecie, il “capolavoro” l’ha combinato l’ormai mitico e leggendario consigliere “fotografo” al secolo Angelo Luigi Milordo, del gruppo “Liberi con Tenuta” (si chiama proprio così), che si è fatto beccare mentre fotografava la sua preferenza a Luca Morrone, figlio di Ennio.
Come avrebbe dovuto prenderla Cosimo Fabbricatore, candidato al consiglio provinciale e compagno di gruppo di Milordo, che doveva essere il candidato da sostenere? Beh, l’ha presa talmente male che si è unito agli otto consiglieri di minoranza (Pino Capalbo, Luigi Cavallotti, Fabiana Fuscaldo, Ester Manes, Maria Mascitti, Leonardo Molinari, Anna Vigliaturo e Natale Viteritti) e ha firmato le dimissioni da consigliere. Determinando così lo scioglimento del Comune di Acri e la decadenza di Nicola Tenuta. Game over.
Acri, di fede cinghialesca, segue di pochi giorni Amantea, che invece era governata dal PD.
La deriva del sistema di potere ormai è inarrestabile.









