Adda venì a Meloni… ca pu vidimu ‘cchi fa!

Le possibilità che la Meloni diventi la prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri, nonostante l’annunciata vittoria del centrodestra guidato da Fratelli di ‘Ndrangheta, sono veramente poche. In quel “ruolo”, alla Meloni, non la vuole nessuno: non la vuole Berlusconi, non la vuole Salvini, e soprattutto non la vogliono gli americani, che come si sa, dalla fine della seconda guerra mondiale, decidono chi deve governare il nostro paese.

La Meloni potrà anche prendere il 25% dei consensi, ma questo non le garantisce la poltrona di “primo ministro”. L’Italia è una Repubblica parlamentare e tocca al capo dello stato indicare il nome del “probabile premier”, e al Parlamento il compito di “ratificarlo” con un voto di maggioranza, così come ha detto proprio Salvini; lo stesso Salvini che la mattina, dopo aver ricevuto la solita telefonata da Washington lascia intendere che la designazione del “premier” è cosa ancora tutta da discutere, salvo poi, la sera, dopo aver ricevuto la chiamata della Meloni che lo minaccia di rompere la coalizione prima del voto, ingranare la solita retromarcia con tanto di foto tutta abbracci e coccole (tra i due) per rassicurare gli elettori.

In questa fase di assestamento dei nuovi equilibri geopolitici mondiali, niente è certo. Gli interessi strategici americani vengono prima della politica e degli interessi degli italiani. La guerra del gas e del grano in corso in Ucraina – dove l’America ha investito tanto con lo scopo di fermare le esportazioni di materie prime dalla Russia, e imporre agli europei, e non solo, il loro gas e il loro grano – non è una questione che la Meloni, ammesso che diventi Presidente del Consiglio, potrà affrontare con slogan e chiacchiere. Per fare quello che lei va dicendo in campagna elettorale, ovvero “riportare il costo del gas e di tutte le materie prime ingiustificatamente aumentate ai prezzi di prima della guerra in Ucraina”, dovrebbe per prima cosa fermare proprio la guerra, e poi strappare tutti i contratti per la fornitura di gas all’Italia firmati da Draghi con gli americani. Gas che paghiamo 80 volte di più rispetto al prezzo che pagavamo prima.

Un “giro di stramiliardi e stramiliardi” che né la Meloni, e né nessun altro può fermare. Questa è la realtà. In regime di capitalismo viene prima la finanza e poi la politica. Un sistema che la Meloni non può sovvertire: sa bene che non potrà fare nulla senza il permesso degli americani. È così che va in Italia, e lo sanno tutti (Moro docet). Tant’è che ci ha provato a dirsi atlantista e antiputiniana, ma gli americani non si fidano (così come non si sono fidati della Le Pen). Conosco la nostra storia (per averla scritta) e sanno bene che i fascisti addebitano la caduta di Mussolini, prima ancora che ai partigiani, agli americani, e non vogliono trovarsi nel bel mezzo di una nuova guerra fredda, con un governo italiano che ammicca al nemico.

Ora, ammesso che la Meloni riesca a spuntarla e diventare primo ministro, state certi che un governo con lei alla guida non durerà neanche sei mesi. Gli americani sono stati chiari: in questa fase ci fidiamo solo di Draghi. Che è altamente probabile ridiventi di nuovo Presidente del Consiglio (il famoso Draghi bis che piace tanto agli americani) sostenuto da tutto il Parlamento ad eccezione proprio della Meloni, e di Conte. Un governo senza rompipalle: è questo l’obiettivo degli americani e di quasi tutta la politica italiana che ha trasformato questa inutile quanto falsa tornata elettorale, nell’ennesima pagliacciata all’italiana. Ed è per questo, ma anche per mera voglia di vedere come va a finire, che noi diciamo: “adda venì a Meloni, ca pu vidimu ‘cchi fa!”.