I reperti non appartengono al tesoro di Gioacchino, sono, invece, del tesoro di Alarico, il quale furbescamente (consentitemi per ironia la coincidenza temporale…) venne a trovare i Longobardi della Fara Domus silana per chiedere loro ospitalità per i suoi resti mortali una volta che sarebbe passato a miglior vita… e ad arte i barbari Visigoti e i barbari Longobardi diffusero la leggenda della sepoltura alla confluenza dei due fiumi, erroneamente facendo pensare a quella tra Crati e Busento ma in realtà era quella tra Neto ed Arvo alle Junture…se si va a scavare si troverà ciò che a Cosenza Occhiuto sindaco ha cercato inutilmente per anni…
Ci si potrebbe chiedere il perché i reperti li abbiano trovati in un luogo posto più in alto… e ve lo spiego subito… perché durante un’alluvione il livello delle acque si alzò pericolosamente, arrivando ad invadere i cunicoli che portavano dall’Abbazia al Bacile, che tanto faticosamente erano stati scavati a MANI NUDE, trascinando con sé qualche oggetto sfuggito dal forziere per poi depositarlo in prossimità dell’attuale Chiesa Madre…
Manca Nessie, come qualcuno ha suggerito, posta da Alarico, aggiungo io, a guardia del tesoro, per ricompensarla, alla faccia di Biancaneve, per avergli spicciato casa fino ad allora, e che Gioacchino, arrivato tempo dopo, per conservarne memoria, raffigurò come Draco Rufus et Magnus…e tutto torna…gli applausi partono e gli articoli sulla scoperta del secolo vengono sfornati. (tratto da un commento su FB di Fernanda Bilanzuoli)