Alto Tirreno-Basilicata, appalti e massoneria deviata: ecco cosa facevano gli indagati prima della nuova “mazzata”

Qualche settimana fa ci chiedevamo che fine avesse fatto il promotore e capo dell’associazione a delinquere dell’inchiesta “Appalti e massoneria” tra Alto Tirreno Cosentino e Basilicata Luigi Cristofaro, che oggi è stato arrestato per l’inchiesta della procura di Paola su appalti truccati e massoneria.

Il massone deviato prima di questa nuova “mazzata” su era rinchiuso in casa dalla vergogna, infatti risultava anche dimesso dai suoi innumerevoli incarichi in giro per il Tirreno, e non si vedevano più progetti a suo nome nei Comuni.

E gli altri?
I fratelli lucani di sangue Delvecchio (Giuseppe arrestato, Antonio colpito da divieto di esercizio della professione) non avendo più “appoggi” sul Tirreno ormai non partecipavano più a nessuna gara.
L’altro fratello non di sangue Arcuri Francesco si è andato a nascondere dal suo vecchio amico Pasquale Felicetti (altro ingegnere famoso per i grossi lavori pubblici che “vince”). E a quanto pare anche la Melega Maria Grazia si è andata a nascondere dal famoso ingegnere. D’altronde morto un Papa se ne fa un altro. Ma anche per lei è scattato il divieto di esercizio della professione. 
Il solo Esposito non si è ancora dato per vinto e oltre alle dimissioni da Responsabile del comune di Orsomarso, nulla ha fatto, come se la vita continuasse senza avere nessun tipo di remore o preoccupazioni, sarà sicuro dei fatti suoi… 

L’inchiesta del Procuratore Pierpaolo Bruni e dei pm Antonio Lepre e Maria Francesca Cerchiara allo stato attuale delle indagini, dopo aver prodotto un elenco degli indagati costituito solo da 18 nominativi e le perquisizioni eseguite tanto in Calabria quanto in Basilicata, ha determinato proprio stamattina 6 misure cautelari con gli arresti domiciliari per Luigi Cristofaro e Giuseppe Delvecchio e le interdizioni per altri quattro indagati.

Il sentore è che non sia ancora finita qui, basta infatti leggere qualche albo pretorio per trovare incarichi a responsabili di uffici tecnici di altri comuni che ringraziano e contraccambiano con altrettanti incarichi. Per non parlare delle numerose gare a invito a cui partecipa solo un unico concorrente, perché agli altri spetta qualcos’altro. Nessun Comune è indenne dal MODUS OPERANDI evidenziato nell’indagine, Bruni lo sa bene e indagherà fino a scovare tutti i geni della truffa (che paghiamo con le nostre tasche).