Cosenza, l’Amaco ai tempi delle vacche grasse: le assunzioni preelettorali per la banda di Occhiuto nel 2016

Occhiuto e Spataro

Per capire meglio cosa è accaduto all’Amaco di Cosenza in questi anni e come si è potuti arrivare alla richiesta di fallimento di una procura per giunta schierata mani e piedi e sempre pronta a “coprire” le magagne dei fratelli Occhiuto, c’è bisogno di andare un poì indietro nel tempo. Siamo a maggio del 2016, in piena campagna elettorale, con Mario Occhiuto reduce da una clamorosa “sfiducia” firmata dal Pd e finanche dal figlio di Ennio Morrone (al quale è stato promesso il posto di vicesindaco!) in attesa di un blitz di Gratteri che non sarebbe mai arrivato…

Dopo le varie promozioni ai fratelli dei consiglieri comunali, quei papponi di Michelangelo Spataro (il peggiore) e di tale Luca Gervasi, e le regalie e le prebende agli amici iscritti al Partito del Cazzaro, in quel maggio 2016 all’AMACO fioccavano le assunzioni preelettorali (https://www.iacchite.blog/amaco-tutti-gli-affari-di-capalbo-dei-fratelli-occhiuto-e-di-morrone/).

Proprio a maggio 2016 infatti erano stati assunti 6 nuovi autisti (F. Bevacqua, D. De Rose, C. Naccarato, G. Saullo, M. Serra, V. Sforza), i quali erano stati visti più volte nelle presentazioni delle liste dell’ex sindaco (e poi dicevano che c’era tanta gente alle puttanate di Occhiuto… grazie al cacchio!) e in particolare nelle manifestazioni (private) del solito Spataro, faccendiere e colletto bianco corrotto senza nessun pudore.

Queste assunzioni avrebbero avuto un senso se fossero avvenute qualche mese prima, quando sistematicamente si sopprimevano numerose corse del servizio urbano e si facevano un buon numero di ore di straordinario ma non certo quando erano avvenute, a 10 giorni dalla chiusura delle scuole e con 11 autisti che non avrebbero avuto più niente da fare perché non più impegnati col servizio scuolabus. Cosa faranno adesso? Staranno fermi a passeggiare nel piazzale dell’Amaco? 

Era del tutto evidente che Occhiuto, impegnato in maniera forsennata a raccogliere quanti più voti possibili, avesse convinto anche l’ingegnere Gianfranco Marcelli (oggi passato a miglior vita), visto che era lui il direttore tecnico e il responsabile, a dargli una mano. Marcelli, che stava nell’azienda da decenni, è stato un ottimo regista e i suoi “attori” erano tutti raccomandati e sponsorizzati dal cazzaro e dai suoi bravi (inteso nel senso manzoniano del termine).

“Attori” che dall’Amaco non volevano altro che ricavi personali senza pensare minimamente al disastro economico dell’azienda, che adesso esce fuori in tutta la sua inaudita gravità. E già allora, detto per inciso, arrivavano i pignoramenti da parte di fornitori non pagati per pezzi di ricambio, finanziarie non pagate, finanche i contributi non pagati ai dipendenti, con tanto di dolorose detrazioni dalle stesse buste paga in barba ad ogni legge.

E il presidente dell’epoca Mario Capalbo, altro scendiletto del cazzaro, che faceva? Sponsorizzava apertamente i candidati di Occhiuto, viaggiava in tandem con l’orripilante Piercarlo Chiappetta, il truffaldinissimo cognato degli Occhiuto a caccia perenne di soldi e pastette e tappezzava l’azienda di santini elettorali.

Ma non solo: come avevamo già scritto tempo prima, assumeva ancora personale da una graduatoria vecchia di otto anni dove il limite di partecipazione era fissato a 39 anni… E il Commissario Carbone che reggeva il Comune dopo la sfiducia a Occhiuto che faceva? Lo sapeva o no che l’Amaco è di proprietà del Comune di Cosenza? Certo che lo sapeva… E lo sapeva che nel consiglio di amministrazione ci sono ancora oggi due dirigenti comunali? E che facevano, oltre ad eseguire gli ordini di Occhiuto?

Noi ci chiedevano già sette anni fa: possibile che nessuno si interessi del sistema Amaco? Beh, 7 anni dopo (sette!!!), abbiamo scoperto che il porto delle nebbie se ne interessa, ovviamente troppo tardi e quando tutti – ma proprio tutti – i buoi sono scappati dalla stalla. In perfetto stile Gattopardo. Povera Cusenza nostra!

2 – (fine)