Amaco, ecco il (vero) motivo della “tarantella” di Chiappetta per fare il presidente

Sono tanti gli argomenti strani all’ordine del giorno dell’agenda politica cosentina.

Si attendono notizie da un momento all’altro sull’incompatibilità del sindaco Occhiuto, si attendono notizie (ma la sensazione ormai è che le due cose siano legate) sui problemi che impediscono tuttora, ad un mese quasi esatto dalle elezioni, la proclamazione degli eletti e l’insediamento del consiglio comunale. E c’è chi giustamente chiede lumi anche sullo stranissimo atteggiamento del consigliere comunale Piercarlo Chiappetta, cognato del sindaco, che incredibilmente, prima ancora di essere proclamato eletto, si dimette e rinuncia.

C’è chi dice per andare a fare il presidente dell’Amaco.

Proviamo a farci qualche domanda e a delineare il quadro.

Il capolista dei Moderati ovvero Piercarlo Chiappetta, è uscito dalla competizione elettorale con poco più di 400 voti e la lista nel suo complesso ha ottenuto 1200 voti riuscendo così faticosamente a conquistare un seggio nel consiglio comunale.

Chiappetta ha sempre dichiarato che, sì, il suo contributo era essenziale per raggiungere il quorum della lista, ma mai aveva ipotizzato una eventuale rinuncia all’investitura di consigliere, sempre paventando un suo eventuale ingresso in giunta, o, nell’immediato futuro, una eventuale elezione al consiglio regionale della Calabria, favorendo così l’ingresso in consiglio comunale del primo dei non eletti, in questo caso dell’ avvocato Amalia Pucci, neofita della politica, che ha ottenuto circa 200 voti (di cui molti con la doppia preferenza).

Da sinistra: Piercarlo Chiappetta, Roberto Occhiuto, Carmine Potestio e Carmine Vizza
Da sinistra: Piercarlo Chiappetta, Roberto Occhiuto, Carmine Potestio e Carmine Vizza

Sembra invece che il primo dei non eletti entrerà al consiglio comunale, ma direttamente in prima proclamazione. A giudicare infatti dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa, sembra che Chiappetta abbia depositato una rinuncia alla carica di consigliere, validata dal segretario comunale, poco più di qualche giorno fa. Così, dovrebbe essere proclamata l’avvocato Amalia Pucci.

A questo punto, ci chiediamo: l’ufficio elettorale non ha ancora terminato le operazioni di controllo dei verbali e ancora non ha proclamato i consiglieri eletti.

E’ pertanto tecnicamente valida una tale dichiarazione ? Può essa avere efficacia retroattiva, ossia assumere efficacia sol quando l’ufficio elettorale terminerà le operazioni ? E soprattutto come può l’ufficio elettorale depennare il nome di Chiappetta dall’ufficializzazione degli eletti, in base a questo atto di rinuncia, se tecnicamente non è ancora consigliere? E allora, che senso aveva farla adesso e non attendere che le operazioni fossero terminate e i consiglieri proclamati?

Andando ancora più a fondo, vox populi vuole che in realtà Piercarlo Chiappetta non abbia rilasciato una rinuncia alla carica di consigliere, così come comunicato alla stampa, ma un atto differente: ossia una rinuncia alla candidatura.

Piercarlo Chiappetta, cognato dei fratelli Occhiuto
Piercarlo Chiappetta, cognato dei fratelli Occhiuto

Poiché, in questo dato momento, non c’è ancora né certezza né ufficializzazione dei consiglieri eletti al consiglio comunale, le voci di corridoio dicono che si è proceduto con l’unico atto tecnicamente valido. Ossia una rinuncia alla candidatura: caso più unico che raro di rinuncia alla candidatura depositata ad elezioni svolte.

Sembrerebbe che non ci siano molti precedenti in giurisprudenza di un tal caso, e che l’unica fonte a cui far capo possa essere una sentenza del Consiglio Di Stato, che si è espresso in questi termini.

“… Avvenuta la presentazione nei modi e nei termini…(…previsti dalla legge…), la lista e le candidature non sono più nella disponibilità delle parti, sottoscrittori e candidati, in quanto acquistano una valenza oggettiva, rispetto alla quale recede la posizione del singolo candidato o del sottoscrittore, i cui ripensamenti non possono più incidere sulla composizione della lista elettorale che passa, nella composizione cristallizzata alle ore 12.00 del ventinovesimo giorno antecedente la data della votazione, al vaglio della commissione elettorale, (…) ciò, ovviamente, non significa che il candidato alle elezioni non possa rinunciare alla candidatura, ma soltanto che la rinuncia, ove presentata oltre il termine suddetto e/o con modalità diverse da quelle fissate per la presentazione delle liste e delle candidature, non si riflette sulla composizione della lista ma sul suo diritto all’elezione, del quale può disporre in ogni modo e tempo”.

Anche se è da sottolineare che la sentenza riportata sopra si riferisce ad un episodio in cui le elezioni non si erano ancora svolte (a differenza di quanto invece avvenuto a Cosenza), ma dal testo si deduce che tecnicamente le preferenze espresse per il candidato Chiappetta debbano considerarsi come inesistenti, ma restano perfettamente valide quelle di conseguenza attribuite alla lista (e quindi il quorum raggiunto a fatica resta immutato), e quelle guadagnate in accoppiata con la doppia preferenza (novità di queste amministrative 2016). Anche se, probabilmente, solo il Consiglio di Stato potrebbe sciogliere la questione riguardo il caso specifico, non avendo questo precedenti ma solo analogie.

Prendendo per buone le voci di corridoio, e quindi considerando che il Chiappetta abbia presentato una rinuncia alla candidatura, e non una rinuncia alla carica di consigliere, si delinea sì una probabile (ma non certa) inintaccabilità sul piano tecnico giuridico (per quanto meschina), ma si delinea soprattutto un comportamento alquanto discutibile in relazione al mandato fiduciario ricevuto dai suoi elettori in forza degli oltre 400 voti ricevuti.

Poiché allo stato dei fatti, quelle 400 e oltre preferenze sono da considerarsi come mai espresse. Ossia 400 e oltre persone sono andate a perdere tempo a votare.

carloInoltre, sempre sul piano delle valutazioni morali, c’è da considerare un altro aspetto: quanti di quei 400 voti ottenuti da Chiappetta sono stati ottenuti con la doppia preferenza ? E quante non sarebbero esistite se il Chiappetta non fosse mai stato in lista, così come oggi prescrive la rinuncia alla candidatura ? E, ancora di conseguenza, la lista avrebbe raggiunto il quorum ? E ancora, quanti avrebbero espresso la propria preferenza per qualcun altro se il Chiappetta non fosse stato effettivamente candidato?

Ci siamo chiesti il perché di una tale perfetta macchinazione tecnico-giuridica, a quale scopo, oltre a quello di regalare alla prima dei non eletti l’onore della prima proclamazione.

busamacoSalvo poi udire dalle stesse voci di corridoio che la Presidenza della municipalizzata AMACO è prescritta a coloro siano stati investiti della carica di consigliere comunale anche solo per un’ora. Ecco quindi la necessità, una volta che il Chiappetta si è dovuto rassegnare al fatto che l’assessorato non l’avrebbe ottenuto, di riuscire a cancellare questa tornata elettorale e uscire lindo e pinto come se mai il suo nome fosse stato incluso nella lista, pur ottenendo un seggio in consiglio comunale.

Ovviamente ci limitiamo a riportare quanto udito, e purtroppo non abbiamo la preparazione  né le competenze professionali per poter approfondire la questione o per poter accedere agli atti che confermerebbero o meno tali suggestive versioni.

Ci sembrava tuttavia interessante provare a ricostruire l’iter esatto che quella vecchia volpe di Chiappetta ha messo in campo per arrivare direttamente alla Presidenza dell’Amaco.

Una manovra che si commenta da sola per quanto è meschina.