Nella cittadina di Amantea è ricordato come l’uomo che 34 anni fa uccise un maresciallo dei carabinieri, in un efferato giorno di marzo la cui memoria è comprensibilmente indelebile per l’intera comunità. Ma Garibaldi Forte, 72 anni, ancora detenuto a seguito della condanna per quell’omicidio, questa volta è uscito assolto da un’altra brutta accusa, che lo aveva portato davanti al tribunale di Paola, quella di maltrattamenti in famiglia.
Quel 23 marzo 1992 l’omicidio di cui si è macchiato era scaturito al culmine di una lite tra condomini, nella palazzina in prossimità dello stadio di Amantea dove viveva con la famiglia e dove erano intervenuti i carabinieri della locale stazione. Forte, che imbracciava un fucile, accecato dall’ira esplose un colpo che uccise il maresciallo Achille Mazza, ferendo anche un vicebrigadiere. La Corte d’Assise di Cosenza in primo grado lo condannò a 30 anni di reclusione, la sentenza non fu appellata e per lui si aprirono subito le porte del carcere.
La seconda parte della sua triste vicenda era poi iniziata lo scorso anno quando, dopo 29 anni in cella, gli era stato concesso di tornare a casa per ragioni di salute. La moglie lo aveva subito denunciato per il reato di maltrattamenti contro familiari e per lui era scattata così una misura cautelare da parte del Gip di Paola, che aveva disposto l’allontanamento dall’abitazione.

Affidato in regime di detenzione domiciliare a una struttura di accoglienza privata, doveva così di nuovo affrontare un processo, per il quale ha scelto la difesa dell’avvocato Anita Frugiuele, penalista del Foro di Cosenza.
Davanti al giudice Antonietta Dodaro si è quindi svolto, per scelta difensiva, il rito ordinario, al termine del quale il Pm aveva chiesto per l’imputato due anni di reclusione.
L’avvocato Frugiuele ha però contestato le accuse, fornendo elementi a discarico che sono stati ritenuti dal tribunale idonei ad affermare la non colpevolezza dell’imputato. Da qui la sentenza di assoluzione per Garibaldi Forte.