C’era una volta il Poliambulatorio di Amantea… Potrebbe essere l’inizio di una fiaba, invece purtroppo, è un necrologio perché tra un po’chiuderanno i battenti.
A pezzo a pezzo, anno dopo anno, con una gestione sempre più incompetente, che sembra essere stata scelta all’interno di un istituto correzionale, rosicando di qua e di là l’hanno portato alla fine.
La Radiologia lavora a singhiozzo e il laboratorio di analisi esegue solo una parte degli esami mentre i tempi di attesa per una visita specialistica non solo sono lunghi ma possono diventare addirittura biblici se, malauguratamente, il medico si assenta quando è il tuo turno, perché in questo caso, ti tocca nuovamente prenotare. Non per tutti però. Si sa che se hai conoscenze, e ad Amantea ci conosciamo tutti, si attivano i percorsi alternativi così come in tutte le parti del mondo e si attiva quel clientelismo del quale godono quelli che nella loro vita non hanno saputo costruire niente.
Risulta comunque piuttosto bizzarro constatare che per una visita devi aspettare mesi quando nei corridoi del Poliambulatorio non c’è nessuno. Né medici né pazienti. Un deserto. Ma le liste di attesa e le prestazioni degli specialisti vengono controllate da qualcuno e c’è un responsabile che accerta tutto ciò? Perché mai lo Stato dovrebbe pagare lo stipendio a tante persone che lavorano là dentro se poi non si produce che ‘il nulla’’?
Il Direttore del Distretto, che mi dicono stia a Paola, non ha niente da dire quando viene in questa landa desolata? A chi ha affidato le sorti così delicate di una tale struttura? E’ consapevole del fatto che durante la sua gestione del vecchio Poliambulatorio non è rimasto niente? E i politici locali che, sicuramente, avranno avuto modo di accedere alla struttura non hanno niente da dire quando vedono il deserto di Atacama? Possibile che sia il solo a porsi queste domande? Di questo sfacelo qualcuno ne risponderà?
Frequento il Poliambulatorio da anni, ahimè, e conosco tutti all’interno della struttura. Non è necessario essere geniali per capire che questo sfacelo sembra essere fatto apposta per incentivare il privato che, mai come in questo ultimo periodo, sguazza alla grande incassando danaro a palate.
L’ultima trovata ” pubblicitaria” è quella di spostare l’ufficio protesi in via Libertà, che detta così sembra un auspicio e invece la prima cosa che mi è venuta in mente è: ”come cacchio farà mio padre a prendere i cateteri”.? Perché chi ha bisogno guarda la praticità e quindi vi spiego l’iter che dovrà affrontare:
- Fila dal medico di base.
- Fila, seppure ormai esigua, al Cup per la prenotazione.
- Ritorno a casa
- Visita, prescrizione e quindi si esce, si attraversa tutta la città sperando di trovare un parcheggio in prossimità della struttura.
- Via Libertà consegna pratica Ufficio protesi
- Ritorno a casa
- Ufficio protesi ritiro pratica autorizzata
- Poliambulatorio per prendere i cateteri in farmacia dove arrivi non soltanto con l’ipertrofia prostatica ma anche con due coglioni grandi quanto una casa. Dimenticavo di dire che mio papà non cammina molto bene (come quasi la metà degli utenti che si rivolge alla struttura), ha una bella età e tra poco avrà bisogno della carrozzina.
E’ etico, secondo voi, che un anziano o un disabile affronti questo percorso ad ostacoli?
Quando si stravolgono gli assetti storici qualcuno dovrebbe avere cura di pensare a quelli che accedono ai servizi e che permettono ai dipendenti di portarsi a casa uno stipendio. Bisognerebbe quindi avere rispetto di loro anche perché ognuno di noi potrebbe avere bisogno.
Sarebbe cattiveria gratuita, da parte mia, pensare che non abbiano previsto una passerella per i portatori di handicap e quindi non mi esprimo mentre vorrei proprio vedere il viso di quella persona che, presumibilmente, in una notte di delirio ha disposto tutto questo perché sarebbe stato meno drammatico, a mio parere, spostare un ufficio dove non afferisce pubblico visto che, a detta di un mio amico, gli uffici amministrativi sono rimasti. Anzi pare che abbiano assegnato una stanza nella struttura ad un operatore che non ha pubblico e lavora solo due giorni a settimana. E i malati perché dovrebbero tollerare tutto ciò? Quale sarebbe il vantaggio per loro? Perché accontentare i singoli a discapito di una intera popolazione? Questi operatori asserragliati alla struttura hanno un briciolo di rimorso?
Ma forse la spiegazione c’è, perché su questa terra non siamo tutti uguali e c’è chi può e chi non può o meglio, detta “alla marchese del grillo”: “io so io e tu non sei un cazzo” e dei pazienti non interessa niente a nessuno.
Lo spostamento del personale del distretto per l’apertura dalla AFT ha agitato le acque. Da più parti si sentono lamentele da parte degli operatori che sembrano finiti in una tonnara.
Al grido: SI SALVI CHI PUO!!!! l’acqua ha iniziato a ribollire per l’agitazione impazzita dei tonni impigliati nella rete che, a mano a mano si stringe, impedisce loro di respirare.
E in questa concitazione chi chiama il politico, chi l’amante, chi si prostra alle teste pennacchiate che godono nel raccogliere quello che hanno seminato. Non c’è bisogno di specificare chi rimane nella rete.
Intanto che le attività del Poliambulatorio lentamente si spengono nasce dalle viscere del piano terra l’AFT: Medici di base, dediti ai pazienti dodici ore al giorno. Uno sforzo encomiabile se non fosse per un altro dubbio che malignamente pervade la mia mente. Se, ad esempio, un paziente della campagna di Aiello si sente male da chi dovrà essere soccorso? Dovrà chiamare il 118 che potrebbe arrivare senza medico o peggio aspettare la guardia medica .. se arriva.. o dovrà andare al P.S. col rischio di lasciarci, una volta per tutte, le penne?
E mentre al piano di sotto fervono i preparativi, si scartano i nastri e si mettono al fresco le bottiglie di Champagne per l’inaugurazione della cattedrale gotica nel deserto, nel Poliambulatorio aleggia una figura mistica o mitica boccoluta che, forsennata, attraversa i corridoi parlando da sola e brandendo uno spruzzino come fosse una katana e con il quale “disinfetta” i pazienti nella più assoluta indifferenza di alcuni operatori alle prese con la macchina del caffè.
Svegliamoci prima che il nulla si impossessi anche della nostra anima. Arrassusia !!! (così come tante volte ho letto negli articoli di Iacchite’).
Lettera firmata