Antica Kroton. Pensavo fosse amore, invece era un calesse

di Antonella Policastrese

Doveva segnare la rinascita economica e sociale della città di Crotone dopo la chiusura delle fabbriche.
Trascorsi anni di attesa e di defaticanti trattative, si era individuata nella riscoperta dell’antica Kroton, cioè di quella parte dell’ex colonia achea che è sulla sponda nord dell’Esaro, l’idea progettuale per attrarre ingenti risorse provenienti dallo Stato e dalla UE.

Un portafoglio di oltre cento milioni di euro a patto che si presentasse un cronoprogramma ben definito. Operazioni di bonifica, scavi, recupero strutturale dei pregevoli manufatti che sorgono nell’ex area industriale, recinzioni dei luoghi, progetti per la realizzazione di aree museali, di cui uno virtuale e pronto avvio dei corsi di formazione per i lavoratori estromessi dall’apparato produttivo industriale.

Del cronoprogramma di cui sopra, due fasi sono state attuate: la recinzione dell’area (con tanto di posa della prima pietra) ed i corsi di formazione. Poi intervenne una decurtazione sullo stanziamento iniziale di ben 400 mila euro. A seguire, il progetto Antica Kroton divenne come un osso conteso da un branco di cani, tra parlamentari, politici regionali e amministratori locali.
Ognuno voleva apportare delle modifiche e dei cambiamenti sostanziali, cioè tirare la coperta dalla propria parte. Del resto, l’area dell’intervento è praticamente in campagna, disconnessa dal nucleo centrale della città laddove gli interventi di pubblico interesse producono, di solito, un certo giovamento per gli interessi privati. Come una nave con un prezioso carico di banane il programma Antica kroton ha navigato nel tempo ed ha visto diversi capitani alternarsi al timone, alcuni di essi ne hanno alleggerito il carico in convegni,
incarichi professionali e pubblicazioni. Nulla di più.

Alla fine della giostra, allo scoccare del 2024 l’Amministrazione comunale di Crotone, in una convention locale prima e all’esposizione di Paestum subito dopo, annuncia che finalmente i soldi dell’Antica Kroton saranno spesi. Toni trionfalistici, alla presenza di esperti e luminari quasi senza precedenti nella storia e neppure nella geografia. Nel nuovo progetto d’intervento, frutto di continue rimodulazioni intervenute nel tempo, non un solo euro sarà speso per il progetto iniziale, non un solo granello di sabbia sarà portato via dall’area ex “Montedison”. Tutti i quattrini, o quasi, saranno spesi in rigenerazione urbana che tradotta, significa costruzione di piste ciclabili, realizzazione di statue (si parla di una dedicata a Hera alta otto metri), disposizione di cartellonistica descrittiva e qualche saggio di scavo nelle zone di interesse archeologico della città. Insomma, riesumando un antico detto crotonese su come talvolta vengono spesi i denari: “i sordi di beddri, azzi, spinguli e zagareddri”.

Nulla di personale nei confronti di alcuno e lunga, anzi, lunghissima vita e tanta salute agli uomini che rivestono la carica di amministratori comunali di Crotone, ma che l’Amministrazione in carica possa passare al più presto come ci si augura nel corso di ogni brutta malattia. Per quanto riguarda le scelte adottate per la riscoperta archeologica della Crotone antica, è come trovarsi nella Valle dei Re in Egitto e stare lì a raccogliere datteri caduti dalle palme anziché occuparsi di cosa giace ancora nelle viscere del deserto. Si stima che quanto affiorato e scoperto laggiù, piramidi, sfinge e tomba di Tutankamon compresi, sia non più del venti per cento di quanto ancora giace sotto terra nel sito archeologico più importante del mondo.

Con i soldi dell’Antica Kroton bisognava scavare, punto ! Del resto, a luglio del 1987 bastò spostare un cumulo di pietre a Capocolonna per rinvenire il cosiddetto “Tesoro di Hera” poi ogni attività di scavo sul Lacinio si interruppe e l’Ufficio scavi, che aveva sede a Crotone, fu trasferito altrove. Il meglio e il meraviglioso che il suolo di Capocolonna potrebbe offrire allo stupore del mondo, giace sepolto sotto terra seppure siano consistenti i resti che affiorano. Resti dell’antica civiltà affiorano ovunque, individuati in aree ben precise e che sarebbe bastato tesaurizzare le conoscenze pregresse per riportarle alla luce. Adesso tutto si riduce a una passeggiata in bici, in monopattino e magari a cavallo per ammirare, tra cartelli, illeggibili mappe e totem quella che era la grandezza di una colonia magnogreca; archeologia parlata insomma. C’era da pensare che tra espertissimi e professori, ex bigliettai di musei e di mostre (messi a dirigere il programma) con i soldi dell’Antica Kroton qualcosa di concreto si costruisse. Per dirla con il compianto Massimo Troisi, questa storia pensavo che fosse amore, invece era un calesse…