Aprile 1943, Cosenza bombardata… e la morte arrivò dal cielo

Oggi martedì 11 aprile 2023, alle ore 18.30 nella sala “Telesio” dell’hotel Royal a Cosenza (via XXIV Maggio, 1) si terrà il settimo incontro della rassegna letteraria Cosenza che ama leggere e ascoltare buona musica, un’iniziativa promossa dall’Universitas Vivariensis e dall’Accademia musicale della Calabria “F.S. Salfi”, verrà presentato in anteprima nazionale il saggio-reportage 1943 Cosenza bombardata …e la morte arrivò dal cielo, fresco di stampa edito da Progetto 2000.
All’iniziativa coordinata da Demetrio Guzzardi, con la presenza dell’autrice, sono previsti alcuni interventi e testimonianze. Gli allievi dell’Accademia musicale “F.S. Salfi” eseguiranno alcuni brani musicali.
 
Lunedì 12 aprile 1943 Cosenza veniva bombardata dagli aerei americani; in quella incursione morirono 75 persone, tra cui 5 scolari che uscivano dalla Scuola elementare dello Spirito Santo. La morte arrivò dal cielo e nuove incursioni aeree colpirono la città con altri lutti e feriti. In questo saggio reportage l’autrice, consultando un sito americano di veterani della seconda guerra mondiale, ha individuato attraverso alcune testimonianze l’identità della squadriglia aerea che ha bombardato Cosenza. In queste pagine vengono presentate anche le operazioni di guerra che hanno portato sangue e distruzione in numerosi luoghi della Calabria, individuati dagli Alleati come bersaglio per terrorizzare la popolazione. Nella seconda parte del volume vengono riportate alcune testimonianze dei parenti delle vittime o di mutilati e un elenco delle tante manifestazioni, iniziative e monumenti che ricordano i tragici eventi del 1943 a Cosenza. Un’appendice antologica conclude il volume, che viene pubblicato in occasione degli ottant’anni dai bombardamenti.
Nel libro di Roberta Fortino vengono presentati numerosi documenti per fare ricordare uno degli episodi più drammatici che Cosenza ha mai vissuto. In 150 giorni 9 furono le incursioni aeree, con oltre 150 morti. Nelle pagine del volume viene anche fatta chiarezza sulla data dell’incidente ferroviario nella galleria Tribunali, che molti confondono con il bombardamento del 12 aprile. Tante le testimonianze di chi c’era quel giorno o di parenti; oltre 30 pagine sono dedicate ai danni causati su Cosenza, via per via; tutta la città, sia vecchia che nuova, fu coinvolta e poi le tante bombe inesplose, che hanno procurato morte successivamente o mutilazioni.
Cosenza non ha mai dimenticato quei terribili giorni; i primi che diedero un proprio contributo «a favore dei sinistrati di Cosenza» furono gli ex internati di Ferramonti, che il 9 novembre 1943, al Cinema Italia tennero un concerto di beneficenza. Per ricordare quei morti, ci sono varie targhe in città, tra cui il famoso monumento di Baccelli, inaugurato l’11 giugno 1983 e poi scomparso nel nulla; anche di questo nel volume di Roberta Fortino c’è un paragrafo molto interessante.
A tutti gli intervenuti, a nome della Sezione calabrese dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, verrà data una spilletta “Stop alle bombe sui civili”.
 
L’AUTRICE 
Roberta Fortino è nata a Donnici (Cs) il 24 novembre 1964. È laureata all’Università degli studi della Calabria in Scienze economiche e sociali (1990) e Giurisprudenza (2007). Docente di Economia aziendale negli Istituti superiori, ha seguito il corso di Tecniche di illustrazioni per la didattica (2018). Giornalista pubblicista, ha scritto su periodici e riviste, tra cui “Buongiorno Cosenza” e “Iniziativa”.
Con l’Editoriale progetto 2000 ha curato le illustrazioni della ristampa del volume di don Luigi Nicoletti “Qui parlano le bestie” (2019) e collabora con suoi disegni alla collana “Studi e ricerche su don Carlo De Cardona e il Movimento cattolico in Calabria”. 

LA NOTA EDITORIALE DI DEMETRIO GUZZARDI

Nella storia recente di Cosenza, non c’è data come quella di lunedì 12 aprile 1943 che possa raccontare un episodio più drammatico; nessun cosentino avrebbe mai pensato che in un giorno di primavera dal cielo piovessero bombe e morte. Nessuno fu risparmiato, dai più piccoli agli anziani, ai negozianti, agli artigiani a quelli che lavorando alle ferrovie, erano tutti intenti a trasportare le persone dalla città capoluogo ai vari paesi che fanno da corona a Cosenza.

C’era anche un circo equestre che aveva montato le sue tende nei pressi del Crati, per strappare un sorriso a chi poteva comprare il biglietto per lo spettacolo. Poi dall’azzurro del cielo… il nero della morte, la distruzione, case bruciate, vite spezzate o mutilate, niente più come prima. E l’orrore della morte che veniva dal cielo si ripeterà per altri 150 giorni; la brutalità della guerra non risparmiò i luoghi della cultura e finanche ospedali, orfanotrofi, conventi e chiese. Arrivò anche sulla scalinata di San Gaetano, dove un prete, don Luigi Maletta, molto vicino ai poveri e ai sofferenti, raccolse gli ultimi istanti di vita della madre e della sorella.

Per i cosentini in quell’estate 1943 allontanarsi dalla città fu l’unica via di scampo, cercando un rifugio nei paesi circostanti, tra parenti e amici. Le bombe e la morte fecero scappare tutti; anche gli oggetti più sacri e venerati presero la via di un rifugio sicuro: la venerata icona della Madonna del Pilerio fu portata a Pietrafitta dai frati minori e il miracoloso Crocifisso della Riforma fu messo in salvo dall’incendio che distrusse quasi tutto della chiesa e del convento dei cappuccini, portato a piedi e in spalla da padre Daniele Gil, nel santuario della Madonna della catena a Laurignano. Anche la preziosa Stauroteca fu messa in salvo e, per paura delle distruzioni e delle ruberie, di nascosto fu portata a Roma e custodita nei Musei Vaticani.

Tanti, troppi i segni che quella devastazione aveva lasciato; i morti furono pianti e seppelliti, ma i feriti portarono per sempre sulla loro carne quelle cicatrici incancellabili. Per solennizzare gli 80 anni dal 12 aprile 1943, pubblichiamo questo reportage della prof.ssa Roberta Fortino che ci costringe a fare un tuffo nel passato per conoscere episodi che non erano del tutto noti al grande pubblico, o lasciati solo al ricordo dei parenti delle vittime e dei mutilati. C’è un però di questa storia che riguarda tutti noi, ancora dopo tanti anni; periodicamente, pure a Cosenza, casualmente ci sono dei ritrovamenti di ordigni bellici inesplosi, che ci fanno ritornare a quei drammatici giorni.

L’autrice di questo volume, da bambina, trovò nei pressi della sua abitazione a Donnici, un proiettile inesploso con cui si mise a giocherellare e solo l’intervento di uno zio che le tolse di mano l’ordigno e la pietra con cui stava cercando di aprirlo, ha evitato il peggio. Le bombe lanciate e non esplose, degradano molto lentamente, rimanendo attive per decenni; purtroppo continuiamo a convivere con un passato, a volte tragicamente presente, una vera discarica bellica sotto i nostri piedi: vengono rinvenuti ogni anno 50 mila ordigni inesplosi. Dovremmo far nostro il preambolo dello Statuto dell’Onu che recita: «Salvare le future generazioni dal flagello della guerra».