Arrestate Palamara (di Rosy Canale)

di Rosy Canale

Fonte: Adesso Parlo Io (https://www.adessoparloio.com/arrestate-palamara/)

La parola terrorista ha molteplici estensioni: terrorista è anche il fautore di un sistema subdolo che compie azioni contro un governo creando tensione, disorientamento e sfiducia tra la popolazione.

La parola mafioso invece nelle sue estensioni indica colui che al potere della legge tende a sostituire il potere o l’autorità o il prestigio personale, imponendo gli interessi propri o di un gruppo ristretto a danno di altre persone.

Stando ai fatti documentati in questi giorni da comprovate intercettazioni telefoniche, e considerate le definizioni di cui sopra, oggi chiunque può sospettare che Luca Palamara, ex membro del CSM, sia un mafioso o un terrorista. 

Il letame che è fuoriuscito in questi giorni dalla fossa comune della magistratura è sconcertante: principalmente perché nessuno di quelli che conta si è dimesso. Non è stato sciolto nessun organismo di riferimento e non esistono richieste di misure cautelari per nessuno dei protagonisti. L’Istituzione non è solamente sconfitta nella forma, perché alla fine hanno calato un po’ tutti le maschere, ma persiste un problema di sostanza che continua a garantire a questi personaggi una sorta d’immunità. Perché non arrestano Palamara? Per la teoria del domino? Se cade uno trascina con se tutti gli altri? A questo punto dovremmo iniziare a credere che i responsabili di queste porcate la faranno franca… I presupposti ci sono. O meglio, li stanno costruendo attraverso la manipolazione dell’opinione pubblica operata da televisione e stampa. Hanno derubricato uno scandalo sovversivo che coinvolge le massime cariche dello stato ad una sorta di clamore da gossip.

E la partecipazione di Luca Palamara ad una trasmissione televisiva rientra in questa precisa strategia comunicativa che vuole minimizzare il più grande scandalo della magistratura italiana.

Voi avete mai visto un mafioso o terrorista partecipare ad una trasmissione televisiva?  Ve lo immaginate uno di quelli marchiati a fuoco come capo promotore della ‘ndrangheta calabrese che va in televisione e racconta di essere stato condannato due volte per lo stesso reato… Che condivide col pubblico stralci di una sentenza che recita ”nonostante non ci siano rilevanze penali si applica l’art. 7 cioè l’aggravante mafiosa, perché figlio di…”

No amici. Questi sono animali da macello sacrificati sull’altare di gratteri non solo per la gloria del procur-attore, ma perché sono atti di distrazione di massa. Mentre lo stato arresta e deporta i calabresi ‘ndranghetisti  condannati prima del tempo, i mafiosi di rango in Italia preparano gli assetti per poter essere immuni di fronte alla legge. Il popolo ignorante crede che i cattivi siano i ladri di polli condannati a 25 anni di carcere, e prova ammirazione per magistrati corrotti e collusi che applicano la legge a piacere e soprattutto a vantaggio degli amici…

Viene offerta una vetrina televisiva nazionale ad un personaggio di indiscusso squallore come Luca Palamara, il quale con 4 parole ha riportato su un piano di normalità quello che si può considerare un progetto sovversivo per ribaltare uno dei pilastri su cui si fonda la repubblica italiana, art. 3 della Costituzione, tutti i cittadini sono uguali di fronte la legge. 

Palamara con estrema disinvoltura riduce tutto ad una questione di correnti politiche interne alla magistratura. Ma la politicizzazione di un magistrato significa rispondere ad un’agenda politica, avere delle posizioni che condizionano scelte, decisioni e persino sentenze. Questo per riassumerlo in maniera aulica.

Volgarmente amici si tratta di un vero e proprio mercato delle vacche, dove tutto si fa per baratto, per mero interesse e per affermazione della propria fazione o cosca: cosca mafiosa. Ma in presenza di una laurea in giurisprudenza le cosche si traducono in correnti, e i signori trequartini in membri…

Quello che non racconta Palamara, è che la questione delle nomine non era direttamente proporzionale all’influenza della corrente di appartenenza, ma era funzionale ad aggiustare i processi di coloro che hanno saccheggiato e impoverito questo paese. Reati contro la pubblica amministrazione tradotti in ruberie di ogni tipo… A cominciare dal caso Consip, per il quale Luca Lotti, fedelissimo di Matteo Renzi, si era impegnato ad aggiustare la cosa… 

Questo Lotti, presunto affiliato, presunto terrorista, presunto corrotto, è ancora seduto tra i banchi del parlamento italiano e percepisce un vitalizio pagato con in soldi dei contribuenti, delle tasse di mio padre che ha lavorato onestamente 47 anni…e di tutti quegli italiani che ha tentato di fottere clamorosamente.

Ma vi rendete conto? Abbiamo un presidente della repubblica che viene indicato come “uno dei nostri…” Ma dei nostri, di cosa???

In questo caso però secondo Palamara si tratterebbe di intercettazioni decontestualizzate… peccato che per intercettazioni che recitano le medesime parole ci sono centinaia di persone calabresi, incarcerate, accusate di associazione mafiosa.

La magistratura in Italia non è più credibile, e soprattutto la gente non ha più nessuna fiducia. L’esistenza di un doppio standard è palese ed ha davvero superato ogni limite di decenza. In queste ora in America è scoppiata una protesta di portata storica dopo la morte assurda di un uomo di colore per mano di un poliziotto. La protesta si fonda essenzialmente sulla mancanza di fiducia del popolo nel processo di giustizia, perché tante volte l’accanimento e la discriminazione razziale perpetuata da poliziotti squilibrati non ha avuto seguito nelle aule dei tribunali.

I dati relativi all’ingiusta detenzione della procura di Catanzaro evidenziano delle morti civili che ogni anno vengono causate dall’evanescenza, dall’inconsistenza e dai calcoli di bilancio di fine anno di un procur-attore a cui non importa assolutamente nulla della vita delle persone.

Anche queste sono vite spezzate, che contano e che vanno rivendicate come la vita di George Floyd.

Sebbene ne i calabresi ne gli italiani scenderanno per strada a reclamare una giustizia giusta, il rispetto per la Costituzione, il riconoscimento del valore della vita di ognuno, bisogna comunque sostenere con forza una riforma che imponga la responsabilità penale e civile nei confronti di tutti coloro che operano nella giustizia.

Se questa legge fosse in atto, molti di quelli che voi oggi chiamate eroi sarebbero dietro le sbarre a rischio covid.