Sono ormai tre giorni che riceviamo mail e messaggi riguardanti il famigerato concorso dell’Asp di Cosenza per 46 posti nel servizio Nue (Numero unico emergenza) “112”. Oggi è arrivato il momento di fare qualche nome. Qui non c’è nessuna inchiesta in corso e quindi non ci possono essere talpe o fughe di notizie: chi parla è solo chi conosce la triste realtà della malapolitica e della corruzione e non può denunciare e uscire allo scoperto perché “ricattato” nel bisogno. Il nostro lavoro diventa allora la possibilità per dare voce a chi sa di essere stato imbrogliato e si ribella con l’unica arma che ha a disposizione: Iacchite’.
Senza troppi giri di parole, il nome eccellente di questa ennesima infornata di figli e parenti della borghesia massomafiosa calabrese è quello di Roberto Scervino, popolare autista del senatore Fausto Orsomarso. Nella graduatoria pubblicata dall’Asp di Cosenza ai posti 13 e 14 ci sono due Scervino. Il primo, che si chiama Roberto come lui, è suo nipote. Il secondo, Manuel, è suo figlio. Bingo. Due su due, un trionfo.
Le cronache politiche si sono ricordate di lui in occasione della nomina dell’autista Scervino nella struttura speciale di assessore di Orsomarso alla Regione dopo le elezioni 2020 vinte da Iole Santelli con un compenso di 37.262 euro all’anno lordi. Di lui si dice che è stato attivissimo per sostenere la candidatura nella lista di Fratelli d’Italia di Enrico De Caro, non eletto. E per il resto non c’è bisogno di essere detective per prendere visione delle sue foto con la premier Meloni. Il gancio di Orsomarso e Scervino all’Asp di Cosenza è certamente Martino Rizzo, direttore sanitario e cognato del senatore di Fratelli d’Italia Ernesto Rapani, in combutta con l’altro celebre faccendiere, l’ingegnere Antonio Capristo. Non c’è da aggiungere altro, siamo alla più squallida pratica clientelare possibile.
Al numero 19 c’è Nicodemo Brogno, nipote del direttore dell’Ufficio Affari Legali e Contenzioso Giuseppe Brogno. Parliamo del successore del leggendario gran maestro massone (deviato ché i massoni seri giustamente s’incazzano) Giovanni Lauricella, vera e propria “eminenza grigia” degli affari della sanità cosentina tra incarichi legali, lodi milionari, crediti venduti e altre audaci operazioni di riciclaggio di denaro, nonché strettamente legato da più vincoli con Mario Spagnuolo (oltre ad essere fratelli di loggia sono stati anche compagni di scuola!), il Gattopardo, procuratore capo di Cosenza, che naturalmente gli ha sempre garantito impunità.
Al numero 29 Vittorio Beltrano, figlio di Franco Beltrano, dipendente Asp pluridecorato consigliere comunale a Rende da 30 anni in quota Sandro Principe. Come se non bastasse, ha già sistemato sua figlia l’anno passato al Dipartimento Prevenzione dell’Asp.
Spiccano una serie di cognomi del Rossanese che stiamo ancora verificando. Così come quelli del Reggino, che ci sussurrano essere nella sfera del deputato Francesco Cannizzaro detto Ciccio bummino.
Al numero 38 troviamo un altro figlio di dipendente Asp. Si tratta di Mattia Capizzano, il cui genitore di nome Roberto lavora all’Ufficio Personale. E ancora Paola Bruno, che lavora nella Covisian, l’azienda che ha in appalto i servizi del Cup, ma che evidentemente deve “arrotondare”.
Come da scontato copione, questa graduatoria scorrerà certamente oltre il posto numero 46 e c’è chi sussurra che si arriverà almeno al numero 100. La prima parte dei raccomandati finisce, per ora, al numero 99 con Rossana Gerbasi, moglie di Carlo Natoli, altro funzionario Asp uomo fidato del mitico Fra’ Remigio Magnelli e che non si dica che in questa lista ne manca qualcuno dei suoi. Un discorso a parte lo faremo ovviamente anche per la Commissione che ha guidato gli “esaminatori” venuti da Milano per prendere in giro… i caggi. Non ce ne siamo scordati, tranquilli.
“Sempre nella stessa lista – chiosa un lettore – ci sono personaggi che si sono consumati la lingua a furia di leccare il fondoschiena ai dirigenti e che già lavorano tramite Asp ma sono contrattualizzati diversamente, che cercano in questo marasma che qualcuno applichi la legge Madia (altra grande porcata) affinché possano diventare parassiti dipendenti a tempo indeterminato”. Nei secoli dei secoli, amen.