Aspromonte, la Montagna sequestrata (di Gioacchino Criaco)

dalla pagina FB di Gioacchino Criaco

Aspromonte: la Montagna sequestrata

Certi nonni giravano le rimesse dei figli, in diaspora per il mondo, direttamente a chi non credeva più al futuro nella terra e svendeva i balzi in risalita.
Il mio si arrampicava verso Montalto, un Assalto al Cielo per assicurarsi terrazze sorrette da armacie dipinte da autentici maestri delle pietre, paradisi di segale, orzo, grano e granturco. Trenta ettari lievitati a sudore mollica su mollica, consegnati intonsi allo Stato per essere inseriti in un giardino di tutti, il Parco.
300mila metri quadri impreziositi da lecci, faggi, querce, larici. Terra morbida e vaporosa addomesticata dall’acqua di noce.

Che morire a volte è un bene per non vedere i giardini delle meraviglie trasformati in contrade di Luna, terra grigia di Fengari, polvere di Sideri.
Lo Stato non è un giardiniere sapiente, trasforma il limo in cenere.
L’Aspromonte per un terzo è luna morta, tornerà in vita per merito proprio.
Di nostro abbiamo dato trenta ettari perché tutti ne godessero, trenta ettari tutti in zona A.
Tanti hanno ceduto i sacrifici di generazioni, senza averne nulla in cambio.

L’Aspromonte oltre alla bellezza potrebbe dare vita, impedire diaspore.
Giace sequestrata dalla politica, immobilizzata nel commissariamento.
E non una voce.
Non un lamento.
Certi nonni non dovevano cedere all’amore per una Madre Antica. Avrebbero dovuto speculare, comprare terra da case giù al mare, per impreziosire la sabbia di cemento e mattoni svestiti.