“Una puntata storica per Report”. Così Sigfrido Ranucci, autore e conduttore del programma Rai, annunciava il 4 gennaio 2021 la puntata di Report dedicata alla trattativa mafia-stato.
La puntata traccia e descrive tutti i principali spunti investigativi che identificano le deviazioni dello stato nella stagione stragista e ciò che successivamente è emerso nelle inchieste sulla cosiddetta ‘Trattativa’ fra pezzi dello stesso stato e la mafia.
“C’è un filo che collega la strage di Bologna a quelle del ’92 – ’94. Approfondiremo il ruolo nelle stragi della P2, dei servizi di sicurezza, della destra eversiva e di Cosa Nostra – spiegava Ranucci – e tutte le novità investigative che hanno portato negli ultimi 27 anni per ben tre volte a indagini nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri per il reato di concorso in strage. Le prime due archiviate, l’ultima ancora in corso presso la procura di Firenze”. Ed è proprio sul caso che Report manda in onda un’intervista esclusiva a Salvatore Baiardo, favoreggiatore della latitanza dei Graviano che, dopo pochi anni di carcere, è libero.
“Baiardo ci rivela che ha partecipato a diversi incontri fra Graviano, Berlusconi e Dell’Utri. E ci dice che i primi risalgono al ’91, spiegando con precisione dove si incontrassero”. Baiardo parla anche dei soldi che i Graviano avrebbero dato a Dell’Utri e Berlusconi, anche per appoggiare il progetto politico, già a a partire dal febbraio -marzo del 1992.
Ed ancora, fra le novità più attese, quelle sull’agenda rossa di Paolo Borsellino sparita dal luogo della strage il 19 luglio 1992. “L’agenda è in più mani” rivela sempre Baiardo agli inviati di Report Paolo Mondani e Giorgio Mottola. “Non solo, come si presume, in quelle di Graviano e Messina Denaro. Quell’agenda interessava anche ad altre persone. C’è stato un grosso incontro a Orta per quell’agenda rossa. Un grosso incontro”, riferisce sempre Baiardo. Precisando infine di “averla vista ” anche lui.
Sigfrido Ranucci annunciava inoltre, nella puntata, “la ricostruzione di un filo di relazioni comuni tra i capi piduisti, il terrorismo di destra, i servizi segreti deviati e la criminalità organizzata che percorre il periodo storico che va dalla strage di Bologna del 1980 alla preparazione della strategia stragista dei primi anni ‘90”.
La puntata di Report è un filo rosso anche per “i nodi irrisolti nel caso delle indagini sulla strage di Capaci, l’omicidio Ilardo, il ruolo di Giovanni Aiello detto ‘Faccia da mostro’ nel racconto del collaboratore di giustizia Consolato Villani”. Villani racconta, nell’intervista, che “Dietro le stragi in Sicilia e anche in Calabria e tutto quello che è successo in Italia c’erano i servizi segreti deviati che partecipavano all’interno istigando, diciamo, queste situazioni”. Infine una triste parentesi che riguarda lo stesso conduttore di Report: Francesco Pennino, in carcere con i boss nel 2010, dopo la pubblicazione del libro a firma di Ranucci con il collega Nicola Biondo sull’infiltrazione di Ilardo, gli rivela che i Madonia l’avrebbero voluto ammazzare “ti volevano far del male” , ma che poi hanno avuto “lo stop da fuori, di non far rumore”. *da www.Agi.it
Dalla Strage di Bologna allle bombe del ’92-’94
Report, dunque, all’inizio del 2021, dedicava una puntata speciale alla trattativa mafia-stato, alle stragi del 1992 e quelle del 1993 per cui era indagao dalla Procura di Firenze anche Silvio Berlusconi (oggi defunto) e tuttora Marcello Dell’Utri. Con testimonianze inedite e documenti esclusivi veniva ricostruito per la prima volta in televisione il ruolo ricoperto da alcuni settori delle istituzioni nelle stragi del 1992 e in quelle degli anni precedenti.
Un filo nero collegherebbe infatti l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 alle bombe di Capaci e via D’Amelio in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Mafia, massoneria, terroristi di destra e servizi segreti deviati avrebbero contribuito per anni ad organizzare e ad alimentare una strategia stragista che puntava alla destabilizzazione della democrazia nel nostro paese. Lo raccontavano a Report magistrati, collaboratori di giustizia e protagonisti dei piani eversivi. Report ha fatto luce sul ruolo inconfessabile ricoperto dagli uomini dello stato nella pianificazione e nell’esecuzione delle stragi. Una verità a cui probabilmente era arrivato Paolo Borsellino. Quando viene ucciso in via D’Amelio, sparisce l’agenda rossa che portava sempre con sé, dove conservava tutti gli appunti sulle indagini da lui svolte in prima persona sulla strage di Capaci. Che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino? Grazie a testimonianze esclusive, Report è stata in grado di aggiungere un tassello importante alla ricostruzione della vicenda.
– I volti delle 5 donne che avrebbero partecipato alle stragi di via Palestro a Milano e via dei Georgofili. Gli identikit furono realizzati subito dopo l’esplosione delle bombe. Le donne raffigurate nella foto nr6 e nella nr11 (che per per la prima volta fu resa pubblica) sono state viste subito prima della strage nei pressi di via dei Georgofili il 27 maggio del 1993. La donna nella nr6 è stata notata da un portiere di un palazzo mentre era a bordo di una Mercedes che si è fermata davanti a due uomini che aspettavano sul marciapiede. Dalla Mercedes ne è scesa la donna che si è avvicinata ai due uomini, ha bestemmiato e li ha invitati a sbrigarsi. Quindi i due uomini hanno caricato sulla mercedes una grossa borsa da viaggio sul sedile posteriore e l’auto è ripartita seguita da un Fiorino, lo stesso modello di furgone usato poi per la strage.
Le altre tre donne bionde (foto 14-15-16) sono state invece viste nei pressi di via Palestro poco prima dell’esplosione della bomba. Una di loro è stata riconosciuta all’interno di una Fiat Uno nei pressi della museo di arte contemporanea. Qui lo stesso modello di auto è stato usato poco dopo per compiere l’attentato.
Secondo la pista investigativa le cinque donne sarebbero esponenti di quei servizi deviati che potrebbero aver avuto un ruolo centrale negli attentati del 1993.