Autobomba di Limbadi, chiesta in appello la conferma dell’ergastolo per Rosaria Mancuso e Vito Barbara

Il fermo immagine tratto dal Tg1 mostra vigili del fuoco e inquirenti sul luogo dove un uomo di 42 anni, Matteo Vinci, è morto a Limbadi, nel Vibonese, nello scoppio dell'auto che stava guidando, 09 aprile 2018. Ferito gravemente il padre di Vinci, Francesco, di 70 anni. L'ipotesi che viene fatta dai carabinieri è che a provocare lo scoppio sia stata una bomba collocata nel vano portabagagli della vettura. ANSA/FERMO IMMAGINE TG1

Vibo Valentia – La Procura generale di Catanzaro ha chiesto quattro condanne nel processo di secondo grado che ruota attorno all’autobomba di Limbadi, nel Vibonese – costata la vita il 9 ottobre 2018 – al biologo Matteo Vinci.

La conferma della condanna all’ergastolo è stata chiesta per Rosaria Mancuso, 66 anni, di Limbadi, e per il genero Vito Barbara, 30 anni, ritenuti i mandanti dell’attentato. Per il marito della Mancuso – Domenico Di Grillo, di 74 anni – la Procura generale ha chiesto la condanna a 22 anni di reclusione (10 anni in primo grado), mentre per Lucia Di Grillo, 32 anni (figlia di Rosaria Mancuso e Domenico Di Grillo) sono stati chiesti 14 anni di reclusione (in primo grado è stata condanna a 3 anni e 6 mesi). Tra le accuse, oltre all’attentato costato la vita a Matteo Vinci ed il ferimento del padre Francesco Vinci, anche la detenzione illegale di armi e una tentata estorsione sui terreni contesi dai Mancuso-Di Grillo e la famiglia Vinci-Scarpulla, quest’ultima parte civile nel processo.