Autonomie: no a Lega e M5s ma anche alla falsa sinistra (di Pasquale Aiello)

di Pasquale Aiello

Con la netta affermazione della lega alle Europee 2019, in Italia, diventa sempre più reale il rischio di una legge sull’autonomia regionale. Alcune regioni del nord come Veneto e Lombardia ma anche Emilia Romagna hanno chiesto, e altre (Liguria e Piemonte) sono intenzionate a chiederla, competenza e autogestione su nuove materie oltre a quelle che attualmente posseggono. Questo vuol dire, che di conseguenza chiederanno più risorse per poterle gestire al meglio.

Tradotto col linguaggio comune significa che le regioni più ricche avrebbero a disposizione più soldi da amministrare trattenendoli dal proprio gettito fiscale generato dalle tasse del proprio territorio. Da ciò si intuisce come si stia imbastendo una ‘trappola legalizzata’ che potrebbe mettere in seria discussione l’unità del paese e tutta l’architettura della carta costituzionale, la quale impone una equa distribuzione delle risorse tra i territori e pari dignità e diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalla posizione geografica, perché tutti, devono avere diritto d’accesso ai servizi pubblici, dall’istruzione, alla sanità, ai trasporti. E’ un avvenimento che potrebbe stravolgere ulteriormente la vita democratica dell’Italia, un paese dove già esistono profonde differenze tra il nord e il sud e dove regna l’abbandono completo delle aree periferiche, un paese incapace di affrontare una questione meridionale mai placata, un paese in cui, ancora di più si registrerà un aumento della disoccupazione e della povertà e, soprattutto al sud, si accentueranno le diseguaglianze economiche e sociali incrementando l’assoggettamento ai poteri criminali e allo sfruttamento.

Bisogna allora costruire un fronte unico delle regioni meridionali per opporsi a un disegno politico che suona come un attacco ad una terra che cerca di riscattarsi con tutte le sue forze migliori. E’ il momento di svegliarsi, cominciando con lo scuotere le menti confuse di tanti nostri concittadini che hanno abboccato alle lusinghe e agli adescamenti del fascio-leghismo, bisognerà organizzarsi e intraprendere una lotta dura, possibilmente superando le arringhe strumentali di certa politica cialtrona anche pseudo-sinistra, presidiare tutte le piazze, cittadini e amministratori locali insieme, insomma ribellarsi e insorgere, bisogna essere una moltitudine determinata, per assediare, se necessario, i palazzi del potere.

Stavolta è in gioco la tenuta democratica del paese, ma soprattutto la sopravvivenza e il futuro del meridione perché è bene dirlo, anche se la Lega è il partito che più spinge sull’attuazione di questo progetto per i ricchi, dalla modifica del 2001 al titolo V della Costituzione, che dava più ampi poteri alle regioni voluta da D’Alema e Amato, tutte le forze politiche compresa una sinistra piuttosto remissiva, hanno contribuito ad appianare il percorso per questo piano scellerato, rendendosene così complici. Ormai è chiaro, metà governo quello leghista punta alla divisione netta tra nord e sud, che è l’idea storica della lega di Bossi e l’altra metà quella pentastellata offre un silenzio assordante, asservito e connivente.

Mentre Salvini  chiedeva e otteneva i voti al centro-sud per andare al governo cavalcando il malcontento, Bossi, leader  della prima Lega Nord continuava a concentrarsi sul raggiungimento  della scissione, che ora sta per concretizzarsi a danno dei popoli del Meridione e, paradossalmente, col consenso degli stessi meridionali che sono caduti in pieno nell’inganno di una destra becera e razzista. La lega non ha mai avuto tentennamenti al suo interno perché è stato da sempre il proprio obiettivo. “Secessione dei ricchi, con rapina della cassa comune”. Il saccheggio delle casse pubbliche continua e la lega ha già preso un acconto… 49 milioni di euro!