Non è indagato ma nelle carte dell’ordinanza dell’inchiesta “Basso Profilo” il suo nome ricorre molto spesso e con connotazioni molto importanti. L’avvocato catanzarese Claudio Larussa è una sorta di “eminenza grigia” riconosciuta nel giro dei colletti bianchi. Del resto, aveva già conquistato il suo quarto di gloria nel 2009 all’epoca dell’inchiesta Turbogas della procura di Crotone (http://www.iacchite.blog/basso-profilo-larussa-lavvocato-sgamato-delle-logge-e-dei-poteri-forti-il-finanziere-parla-troppo/). Consulente dell’ex corrottissimo governatore (con grembiulino e cappuccio) Chiaravalloti, era coinvolto in una classica vicenda di riciclaggio di denaro sporco grazie ad una fantomatica centrale – appunto a Turbogas – da realizzare e mai realizzata a Scandale ma per la quale sarebbero girati decine di milioni. Con tanto di venature massoniche e di preciso riferimento alla violazione della legge Anselmi. Qualche media commentò all’epoca che “De Magistris è rinato a Crotone” e il riferimento era ai protagonisti dell’inchiesta. Non solo Chiaravalloti ma anche l’ex sottosegretario Pino Galati e poi Annunziato Scordo e Roberto Mercuri, già protagonisti di uno stranissimo sequestro alla frontiera del Lussemburgo ai tempi di Why Not. L’epilogo fu identico: insabbiamento.
E ora rispunta come per magia proprio Claudio Larussa, l’uomo di Chiaravalloti. E’ lui l’avvocato che il finanziere corrotto Ercole D’Alessandro presenta a Gallo il “principino”. Claudio Larussa viene descritto da tutti allo stesso modo: uno che “gli agganci ce li ha perché lui è amico del Presidente della prima sezione… è molto amico.. ed ha anche uno studio a Roma e a Milano”. Anzi “a Milano – corregge- e a Roma” con Chiaravalloti, specifica il militare. E poi dice – annotano gli investigatori – “che un giorno il vicepresidente della Corte Costituzionale li ha portati a mangiare in via Parma, sotto il Quirinale, con Chiaravalloti e con Claudio (Larussa ndr) sono molto amici”. Gallo e Larussa si piacciono, parlano la stessa lingua e concordano. In primo luogo sul ruolo che deve avere Casini, stimato in Albania perché in commissione Esteri “Ma bisogna avere un rapporto con i politici lì, cioè questo ti deve creare un rapporto… e che si può fare tanto”. Ma su cosa Gallo e il suo entourage abbiano in Albania e grazie a chi, gli approfondimenti sono in corso. Forse è anche da questo che dipende il coinvolgimento tra gli indagati dell’avvocato Larussa.
Nell’ordinanza ci sono ancora molte altre pagine nelle quali compare l’avvocato. Ancora una volta Gallo, che sembra nutrire sempre più fiducia verso l’avvocato Larussa, si confidava con questi in merito ai suoi problemi giudiziari. Nel corso di una conversazione, Gallo e Larussa si confrontavano sulle informazioni che ciascuno era riuscito a reperire. Emerge una relazione salda, alla stregua dell’appartenenza a un gruppo, in cui tutti si muovono armonicamente tra di loro. Gallo, Larussa e D’Alessandro cercavano di reperire quante più informazioni possibili per preparare una strategia comune ed efficace. Tale ricerca spasmodica tesa ad anticipare il normale svolgimento delle indagini, veniva resa più facile dai contatti che il Gallo riusciva a creare con soggetti interni agli ambienti istituzionali, come nel caso del militare con cui andava insieme al Lido Blanca Cruz di Caminia.
Singolare può dirsi il modo in cui il Larussa riferiva che Andrea Mancuso, pm della Dda di Catanzaro, sarebbe stato tolto da un processo e, tale evento, rappresentava una fortuna agli occhi dell’avvocato perché il magistrato in questione avrebbe avuto un’impostazione molto… Non serve “molta” immaginazione per capire dove voglia andare a parare…
In un’altra conversazione, il dato sconcertante è quanto consigliato dal luogotenente della Finanza D’Alessandro al Gallo… allorquando gli diceva “ti devi dissociare da quel gruppo lì”. Orbene, tale raccomandazione va intesa quale esortazione ad allontanarsi da un gruppo ‘ndranghetistico con il quale, evidentemente, stavano emergendo nel corso delle indagini diversi elementi corroboranti la vicinanza dell’imprenditore a gruppi della criminalità organizzata. Tale affermazione, dunque, da un lato presuppone che il Gallo fosse effettivamente vicino a questi ambienti, non potendosi comprendere al contrario come mai dovesse allontanarsene, dall’altro fa emergere come il D’Alessandro, sfruttando la sua posizione di militare della Guardia di Finanza, veniva a conoscenza di informazioni riservate e le divulgava a colui che era oggetto delle indagini.
Non solo. In un’altra conversazione, Gallo riferisce di essere stato chiamato da un amico che lo aveva invitato alla calma e poi aveva avuto tra le mani la delega di indagini a firma del dottore Capomolla, procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, il braccio destro di Gratteri. Tale conversazione rappresenta l’ennesima dimostrazione della capacità del Gallo di insinuarsi anche negli ambienti più riservati, avvalendosi di una fitta rete di collaboratori.
A un certo punto della storia esce fuori anche Antonio Speziali, il figlio dell’ex senatore del Pdl, Vincenzo, chiacchieratissimo per le vicende di Scajola e Matacena e della latitanza del deputato forzista calabrese a Beirut. In questo caso Gallo conversa con il figlio di Speziali per il suo affare albanese e per le prospettive di espansione. Lo Speziali, a tal proposito, criticava la scelta del Gallo di coinvolgere il finanziere D’Alessandro, poiché ciò rappresentava un rischio ben potendo attirare l’attenzione degli inquirenti mentre entrambi erano d’accordo sul coinvolgimento dell’avvocato Larussa. Tale scelta, soprattutto con riferimento ai dubbi circa il coinvolgimento di D’Alessandro, denota l’interesse dei due imprenditori di non agire in regime di trasparenza, e ciò, evidentemente, per evitare che emergessero illeciti.
Avvocati, sacerdoti, ex marescialli, senatori, galoppini, boss. Nella rubrica di Antonio Gallo, il braccio economico dei clan del crotonese arrestato ieri nell’inchiesta che ha terremotato l’Udc e convinto alle dimissioni il suo segretario Lorenzo Cesa, c’è di tutto. Del resto, per ogni progetto, appalto, lavoro o necessità l’imprenditore sapeva muovere la leva giusta. O trovare in rubrica l’amico o l’amico dell’amico dell’amico, buono per muoverla.
Certo, per gli affari nulla è meglio di un politico. Per questo, quando gli arrestano l’amico e compare d’anello Antonio Caridi, senatore di Ala finito in carcere per concorso esterno come politico costruito a tavolino dai clan per infiltrarsi nelle istituzioni, si dispera. “Io avevo il tesserino del Senato, capito? Entravo uscivo, avevo la chiave del suo ufficio, quindi non… facevo tutto da lì, non è che facevo… mi, mi creavo i contatti avevo fatto un percorso… poi lui era uno che si faceva volere bene pure a Roma” si dispera. “Pure io avevo situazioni ancora importanti lavorative, che avevamo creato dei rapporti con lui… il problema è che è dentro, questa è la cosa più grave, il lavoro va e viene”.
Ne parla esplicitamente con Antonio Speziali, il figlio dell’ex senatore del Pdl, Vincenzo. Uno subito pronto a consigliargli che per mettere le mani sugli appalti della A2A di Milano era necessario agganciare Larussa “per farsi mettere in contatto con una persona che in Finmeccanica aveva contatti”. Con lui, Gallo si lamenta. Con Caridi libero, si riusciva a lavorare. “Adesso invece”. E i due concordano, sintetizzano gli investigatori, per entrare negli affari romani, l’uomo da agganciare era l’ex sottosegretario di Stato Rocco Ghirlanda “per evitare di disturbare continuamente tutti”. L’imprenditore dei clan crotonesi si lamenta “vedi cosa vuol dire avere un politico al posto giusto… mannaggia ai guai mannaggia”. E non è finita qui…










