di Saverio Di Giorno
Non è proprio possibile aggiungersi al coro dei festeggiamenti feroci di questo lungo weekend di Ferragosto. Non è possibile perché questa festa a tutti i costi grava sulle spalle di poveri cristi. Che talvolta si giocano la vita. E talvolta la perdono, come è accaduto a Belvedere. Nel silenzio assoluto, perché nessuno intacchi il rituale delle risate, perché nessuno si ricordi il marcio di questo mese. Perché nessuno, forse, disturbi, i soliti noti. Gli unici a guadagnarci da questo mese.
La notizia è di diversi giorni fa. Ma notizia non è perché nessuno ha voluto farla diventare tale; eppure, pare che nella struttura Poseidon sia morto un membro del personale sulla spiaggia, un bagnino. Nessuno lo ha saputo e tutt’ora le conferme sono poche e i dettagli ancora meno e confusi. Quello che si sa e sono diverse le fonti a confermare è che l’uomo, un adulto (certamente non un ragazzo) è morto sul luogo di lavoro, durante le ore più calde. Appunto il Poseidon, situato a Belvedere.
In qualsiasi altra parte d’Italia una morte avrebbe imposto almeno un’ora di vicinanza e di silenzio da parte della comunità. L’ennesima vittima dell’estate e dei lavori usuranti che l’estate richiede come agnelli sacrificali per la gioia di pochi. Qui il solito silenzio, né sui maggiori canali informativi della struttura viene espresso cordoglio. Almeno pubblicamente. Viene da chiedersi perché. Per non disturbare il lutto della famiglia? Il silenzio nero della tristezza.
O, forse, per non attirare troppe attenzioni? Da un rapido controllo INPS è facile accertare le discrepanze tra quello che si vede e quello che si accerta. Nel 90% dei casi quando ci sono assunzioni, il personale è sottodimensionato, copre turni che dovrebbero essere non coperti, oppure si trova a dover fare di più di quanto contrattualizzato. Più ore, meno assicurazione, la solita storia: è il turismo, è il sacrificio per questi pochi spicci estivi. Sarebbe troppo strano se ricadesse nell’ennesimo caso di morte sul lavoro, per troppo lavoro, in un luogo senza lavoro? Un dramma che nemmeno si discute più da noi…
Non sarebbe così strano. Forse il silenzio non avrebbe solo il senso del nero del lutto, ma anche il rosso della vergogna. Se fosse così sarebbe anche più imbarazzante dal momento che la struttura è riconducibile a figure note della zona con peso sia nell’imprenditoria sia con le istituzioni.
Chiediamo: come sono andate le cose, quali sono i dettagli? È l’ennesimo tragico incidente o l’ennesima vittima evitabile? La struttura si è mossa prima e dopo?
Dovremmo saperlo. Non per disturbare il silenzio del lutto. Dovremmo saperlo perché è ora che si apra un dibattito pubblico e un controllo serio sulle condizioni dei troppi operai dell’estate. E questa potrebbe essere un’occasione per tutti per le istituzioni e per gli stessi imprenditori.