IL CAMPIONATO 1988-89
Anche nella stagione successiva alla storica promozione del 1987-88, quella squadra e quel gruppo, appena reduci dall’impresa della Serie B, hanno tenuto alto il nome di Cosenza nella serie cadetta. La società ha deciso di confermare praticamente tutti i protagonisti della promozione ma non ha raggiunto l’accordo economico con Gianni Di Marzio e ha chiamato un tecnico emiliano, Bruno Giorgi.
L’ambiente, all’inizio, non è troppo favorevole nei suoi confronti ma Giorgi disarma tutti con la sua squisita gentilezza, con il suo proverbiale savoir faire e anche lui riesce a plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza. E se il Cosenza di Di Marzio era cinico e sparagnino, quello di Giorgi sarà offensivo e spregiudicato. E’ un Cosenza che gioca sempre per vincere, che dà spettacolo su tutti i campi e strabilia gli addetti ai lavori: è stata sicuramente la squadra più bella mai ammirata al San Vito. Dopo un inizio altalenante, il Cosenza ingrana la marcia ed entra a far parte dell’elite del campionato. La Serie A è stata a lungo cullata e sognata: per mezzora, a Taranto, quando la Cremonese soccombeva a Licata, si è accarezzata concretamente la possibilità di fare almeno lo spareggio ma la classifica avulsa all’epoca ci penalizzò. Nessuno ha dimenticato quei mesi di passione. Sei vittorie in trasferta, una dimostrazione costante di forza e brillantezza. Partite come quelle di Monza, Padova, Piacenza, Udine, Bari resteranno memorabili così come le esaltanti vittorie al San Vito contro Reggina, Brescia, Avellino, Messina… E il merito è stato quasi esclusivamente di Bruno Giorgi, il grande allenatore gentiluomo.
Denis Bergamini è uno dei calciatori preferiti del tecnico emiliano. Dal Torino è arrivato un ragazzotto di belle speranze, Giorgio Venturin, ma il titolare è Denis. L’avvio di campionato è difficile ma dal derby con la Reggina in poi il Cosenza non si ferma più: nove risultati utili consecutivi e quarto posto in classifica.Nella gara casalinga con il Licata Denis segna il suo primo gol in Serie B con una caparbia azione in percussione. La serie positiva si interrompe al San Vito contro il Bari, il 31 dicembre. Da lì inizia un periodo che definire sfortunato è poco. Prima della partita di Udine, il 7 gennaio 1989, Bergamini cade sul campo di allenamento e si frattura il perone. Resterà fuori per tre mesi e poi avrà bisogno di qualche altro mese per riprendere il ritmo. Di fatto, il suo campionato finisce lì ma Denis ha fatto gruppo come non mai. Spesso in Curva a seguire le partite casalinghe e poi sempre sul campo, insieme al fisiatra De Rose, per recuperare al meglio. Ha fatto in tempo a giocare anche qualche altra gara, come a Catanzaro o come in casa col Parma. Ma è chiaro che doveva rimandare tutto all’annata successiva.
Nel frattempo, però, a Denis non mancavano certo le richieste. Lo voleva il Parma di Nevio Scala, che gli aveva offerto un ingaggio molto importante ma soprattutto la Fiorentina di Bruno Giorgi, che aveva decisamente puntato anche Michele Padovano.
Ecco il ricordo dell’attaccante rossoblu.
“Ricordo che Giorgi voleva anche lui a Firenze, era un suo grande estimatore. Denis era un centrocampista moderno, poteva giocare in tutti e quattro i ruoli del centrocampo, ma era molto più bravo al centro, sulla linea mediana, davanti alla difesa. Era un incontrista che non disdegnava di giocare il pallone, anzi gli piaceva cercare la “giocata”, rischiava e poi metteva sempre la gamba, non si tirava indietro. Mi piaceva molto la sua tenacia e mi ha insegnato che in allenamento bisognava sempre dare il massimo”.Ma il Cosenza non vuole perdere Bergamini. Un giorno chiamò Luigi Simoni: «Risposi io – ricorda papà Domizio -, pensando che fosse il suo vecchio compagno di squadra. Era, invece, il nuovo tecnico del Cosenza».
Simoni, specialista dei campionati di Serie B, con all’attivo tre promozioni nella massima serie, cerca di convincere il ragazzo a rimanere, ma in un primo tempo senza successo.
Poi interviene Ranzani e Bergamini cede: «Denis si sentiva debitore nei confronti di Ranzani, dei tifosi ed anche del Cosenza. La società infatti gli aveva messo a disposizione una macchina speciale per favorire la guarigione e mio figlio non l’aveva dimenticato». E così Denis Bergamini rimane a Cosenza.
I CALCIATORI DEL COSENZA E LE RAGAZZE
Da marzo 1985 in poi (da quando fu ucciso il direttore del carcere Sergio Cosmai), la guerra di mafia diventa per fortuna solo un lontano ricordo e così finalmente a Cosenza e nell’area urbana si ritorna ad uscire la sera. I giovani amano sostare fino a tarda ora nella centralissima piazza Kennedy, che diventa così il luogo ideale per gli incontri e magari per le “avventure”. Ma anche in altri punti di ritrovo come la piazzetta di Commenda, a Rende, vicino al Bar Mary. O la discoteca Akropolis, sulla strada per Castiglione Cosentino.
“… Non erano fighetti da copertina i calciatori del Cosenza – scriveva Iole Perito nel 2009 su Cosenza Sport – . All’epoca non erano ancora di moda i calciatori adatti al fashion style e all’essere icone gossip, le veline erano solo fogli di carta da pubblicare o al massimo cose che i giornalisti dovevano passare “per forza” al loro politico di riferimento. Eppure certi appartamenti tra il centro di Cosenza e soprattutto Commenda di Rende, come raccontano residui di cronache pettegole, davano anticipazioni degne dei migliori scoop da rotocalc(i)o. Diverse signore della buona borghesia rischiarono lo scandalo mettendo in pericolo la quiete coniugale…
Michele Padovano era il calciatore più “richiesto”, era lui quello eletto come “il più bello”.
… Ragazzo della porta accanto con lo sguardo sofferente che ispirava il classico “aspetto che lei venga a salvarmi”. Il suo charme ma anche quello dei suoi compagni, ci mancherebbe altro (e mica poteva “farsele” tutte lui…), ha saputo stamparsi nei ricordi di signorine (e non solo) ammaliate da quei lupi sempre un po’ imbronciati e ideali per lo spot dell’uomo che non deve chiedere mai. Michele l’irraggiungibile (o Bello e Impossibile) si conquistò il titolo di bel tenebroso, bad boy con la faccia da bravo ragazzo che non disdegnava ciambotte insieme agli ultrà…
Lui e Denis Bergamini al San Vito spopolavano. Persino oggi che nelle foto risaltano in abbigliamenti grezzi sono sempre due visi d’angelo che strappano un sorriso al pubblico femminile. Per loro le donne hanno fatto follie. La chioma scalata di Padovano fece perdere la testa a teenagers che per incrociarsi con quello sguardo sofferente tiravano filone presentandosi alla sua porta. Nel calcio di allora contava più il fascino che il fashion. E c’era anche la discoteca, una sola, che all’epoca già bastava e avanzava, la mitica Akropolis. E lì andava di moda anche la permanente, ma è improbabile che la cascata di riccioli di Galeazzi e Urban fosse il frutto di una seduta dal barbiere…”.Tra quelli che spopolavano c’era anche Claudio Lombardo, ma veniva ritenuto più “serio” di altri, forse anche perché aveva una fidanzata al Nord che poi è diventata sua moglie.
Galeazzi invece alla fine si è sposato davvero con la fidanzata cosentina dell’epoca, Marina, che lavorava all’Hit Shop, dove le commesse erano così belle che erano i calciatori (e non il contrario) a fargli il filo.