Nella prima puntata della nostra “Bisignano story” che ha come indiscussi protagonisti Umile Laqualunque e Mario Mazzetta abbiamo esaminato l’iter che ha portato Mario D’Alessandro prima allo scontro e poi alla pace.
Nel 2012, viene premiato con un posto in lista sempre dal “dominus” Umile Bisignano e viene rieletto a furor di popolo raggiungendo nuovamente l’agognata carica di assessore. Ma questa è storia recente ed è qui ed ora che il “MAZZETTA” esprime tutto il suo “potenziale amministrativo”.
Gestisce in assoluta anarchia e arbitrarietà i fondi destinati ai servizi sociali. Fiumi di denaro elargiti a stranieri non censiti e disagiati (sic) senza trasparenza, senza controllo e senza una vera programmazione. Ovviamente nemmeno l’ombra di una vera e propria organizzazione dei servizi sociali.
Ammalati, disabili e anziani per essere aiutati, sostenuti e trasportati devono chiedere “u piaciri” all’assessore o direttamente al sindaco.

Ma il capolavoro del “MAZZETTA” si concretizza con l’apertura (mediante cospicui fondi regionali) dell’asilo nido comunale. Ovviamente il comune non può gestire direttamente la struttura e quindi lo dovrà affidare in gestione a qualcuno che lo sappia fare.
Pronto il bando e pronta anche la società che lo vincerà! “SPUTA CA N’DUVINI“: la LUMEN cooperativa sociale (che gestisce da tempo una casa famiglia in città) della presidente Sonia De Luca, compagna del “MAZZETTA“, vince l’appalto con 87 punti su 100.
Subito dopo la stessa società procede ad una serie di assunzioni mediante metodi di selezione alquanto discutibili e affatto trasparenti. Certo, dirà qualcuno: – le carte sono apposto -. Ma c’è una questione di inopportunità politica grande quanto una casa e un profilo paramafioso visibile a distanza di cento miglia.
Per non parlare della gestione della casa di riposo “V. Giglio”, amministrata senza alcun controllo direttamente dal sindaco (con un carico pendente per concussione) e dal D’Alessandro.

Assunzioni clientelari senza alcun criterio e in assenza totale di trasparenza nei metodi di selezione. Dipendenti assunti e sfruttati, costretti al silenzio pur di poter lavorare tre mesi, con contratti capestro e senza alcuna garanzia.
Per non parlare delle forniture di beni e servizi dell’ospizio, organizzate e gestite nella più totale opacità e sempre con il classico metodo paramafioso. Tutto questo nel silenzio più totale delle opposizioni che a Bisignano hanno imparato molto bene la lezione di Bernardo: “‘u mutu ‘i zorr“, che tutto vedeva e niente diceva.
Insomma uno scenario desolante nella sua gravità di degrado politico amministrativo della Città del Crati.
Siamo certi che i lettori, dopo questa disamina, hanno capito l’origine del soprannome del nostro assessore Mario Umile D’Alessandro, l’uomo per tutte le stagioni e per tutti i “letti politici”, uno di quelli che nella sua vita non ha mai conosciuto un giorno di lavoro che sia uno, dedito, come dimostra la sua storia politica, alla ricerca spasmodica di un consenso costruito, nella migliore delle ipotesi, su di un clientelismo scientificamente applicato.
Tra undici mesi i cittadini di Bisignano saranno chiamati alle urne per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale in un clima di incertezza e di confusione dal quale, per il momento, non si intravede una via d’uscita.
Una cosa è certa: se rinnovamento ci dovrà essere non potrà essere solo anagrafico ma dovrà concretizzarsi in una rivoluzione nel metodo amministrativo. Chiarezza, trasparenza dovranno sostituire il metodo paramafioso “d’u piaciri” e “d’a mazzetta”. Altrimenti sarà solo aria fritta e la partita dello sviluppo e della crescita sarà persa per sempre.
2 – (continua)