Bisignano, le sette meraviglie di Umile Laqualunque e dei suoi sodali – atto secondo –

Umile Bisignano

Stiamo passando in rassegna le “meravigliose” incompiute di Umile “Laqualunque” Bisignano, sindaco dell’omonimo comune, e dei suoi sodali.

Siamo partiti dal museo della liuteria per passare allo scheletro di cemento armato a due passi dal “salotto buono” che avrebbe dovuto ospitare una struttura multifunzionale e al centro COMAC dove sarebbe dovuta sorgere l’isola ecologica. Per non parlare dello sbocco della rate fognaria di Bisignano a cielo aperto in località Moccone nei pressi del depuratore privato.

Ed eccoci alle altre tre “meraviglie”.

QUINTA INCOMPIUTA: la riapertura del Santuario al culto dei fedeli.

Sono ormai anni che la chiesa di Sant’Umile è chiusa al pubblico per uno smottamento del terreno retrostante che peraltro non ha riguardato la struttura della chiesa ma un corpo avanzato di recente costruzione che ospitava dei locali adibiti a servizi igienici.

chiesa La Chiesa fu a suo tempo chiusa con un ordinanza di Umile Laqualunque da più parti giudicata affrettata, inopportuna ed esagerata. Qualche maligno disse che questa strategia avrebbe portato una pioggia di finanziamenti per placare la sete di tante bocche fameliche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Chiesa di Sant’Umile non è fruibile dai fedeli e non lo sarà ancora per molto tempo, atteso che i lavori di messa in sicurezza del solaio e dei restauri necessari si preannunciano lunghi e costosi.

Intanto qualche finanziamento è stato erogato e qualche lavoro di consolidamento del costone è stato eseguito seppure con grande ritardo. Ma il ritardo più grande riguarda la divulgazione dello straordinario messaggio di Sant’Umile da Bisignano che a tutt’oggi non può ospitare i fedeli che volessero visitarlo nella sua casa.

SESTA INCOMPIUTA: il cimitero. Abbandonato al degrado e all’incuria, tra erbacce e cartacce, senza sorveglianza notturna e a volte anche diurna, rappresenta lo specchio di questo andazzo.

cimiSe non si ha rispetto dei morti lo si può avere dei vivi? Una sola cosa è stata fatta, è stato riempito di tabelle che indicano i nomi delle vie interne della città dei morti che forse non hanno tanto bisogno di segnaletica. Questo grazie all’assessore Mario Umile D’Alessandro (quello delle puntate precedenti). Tra tante tabelle magari ne esce pure una LUMENosa a carico delle tasche dei contribuenti.

SETTIMA INCOMPIUTA: (meno male) la piattaforma tecnologica dei rifiuti. La vicenda è nota, essendo stata per alcuni mesi all’attenzione dei media locali. Vicenda talmente emblematica del malaffare e del cinismo di una certa classe politica da essere stata raccontata addirittura in un libro pubblicato nel 2015 da AP edizioni: ”Il Fratello del Mostro”, nel quale si raccontano le aggressioni ambientali subite da decenni da un territorio, la Valle del Crati, a vocazione prevalentemente agricola, agroalimentare e turistica. La Regione Calabria in combutta con Umile Laqualunque avrebbe voluto costruire nel bel mezzo della valle del Crati un mostro anacronistico e inutile che avrebbe dovuto divorare 180mila tonnellate di rifiuti all’anno provenienti da mezza Calabria. Un affare da settanta milioni di euro.

cibbiaIl popolo indignato ha reagito in massa e l’operazione è stata smascherata e (forse) scongiurata. Alla prossima amministrazione resterà il peso del denaro da restituire alla Regione Calabria che lo rivuole indietro con gli interessi. Ma cosa ci ha guadagnato Umile/Cetto da tutto questo? Un milione e ottocentomila euro di anticipo di cassa da parte della Regione Calabria per “ammendare” temporaneamente un bilancio colabrodo, destinato comunque al collasso e tirare a campare altri due tre anni. Una operazione cinica e spietata di ingegneria contabile studiata a tavolino. Non hanno esitato un attimo a minacciare il delicato equilibrio eco-ambientale della valle per una manciata di sporchi euro.

CONSIDERAZIONI

Ma a cosa servivano tutti questi soldi e soprattutto dove sono finiti? Cerchiamo di dare ai nostri lettori una risposta a queste inquietanti domande restando ancorati a fatti e circostanze.

Tantissimo denaro è stato speso in lavori pubblici di “ordinaria amministrazione”, spezzettati in tanti rivoli e tronconi in modo da accontentare più “amici” possibile tra somme urgenze, avanzamenti e modifiche in corso d’opera. Buche, stradelle, muretti, briglie, convoglio di acque piovane, sbancamenti, movimento terra, eseguiti a macchia di leopardo e senza un minimo barlume di programmazione sul vasto territorio, spesso eseguiti a “titolo di piacere” al singolo cittadino che ne faceva richiesta.

Pasquale Sangermano
Pasquale Sangermano

Un enorme fiume di denaro erogato capillarmente con fredda e sapiente strategia clientelare gestita in uno scenario di scarsa o nulla trasparenza. Basti pensare all’assegnazione di numerosi appalti a ditte riconducibili, a ben guardare e  a vario titolo ad un consigliere comunale di maggioranza (Pasquale Sangermano) in un conflitto di interessi esorbitante da far concorrenza al miglior Cavalier Berlusconi.

Ma tanto denaro (si parla di cifre vicine al milione di euro) è stato speso per parcelle legali dovute a numerosi professionisti di volta in volta incaricati a difendere il comune con il più alto tasso di litigiosità d’Italia. Cause e contenziosi che riguardano le vicende e le materie più disparate legate ad un evidente clima di rissosità e di acredine politica e sociale venutosi a creare in questo decennio di amministrazione Umile/Cetto.

Infine tanto denaro è stato speso per accontentare consulenti e professionisti vicini al sindaco, in alcuni casi costretti ad umiliarsi a chiedere “u piaciri” per poter svolgere la propria professione e poter svolgere la professione in tempi di crisi generalizzata. Anche in questo caso, Umile Laqualunque ha aperto il rubinetto del denaro (pubblico) con dovizia ed esperienza, assoggettando psicologicamente questo e quello con promesse di incarichi e prebende a volte mantenute e a volte no.

Caso eclatante quello dei due tecnici nominati all’indomani della vittoria elettorale rispettivamente ai lavori pubblici (Natalino Cerlino poi dimessosi) e all’urbanistica (Roberta Straface poi rinviata a giudizio per falso) alla direzione dei rispettivi settori e lautamente retribuiti … ma non ne bastava uno? O non si poteva risparmiare utilizzando personale interno?  Altro esempio la nomina di un ingegnere addetto al risparmio energetico. Ci chiediamo se non fosse bastato un operaio a spegnere qualche lampadina qua e la!

Un fiume di denaro speso al solo scopo di accontentare la propria base elettorale e “se possibile” per estenderla. Una strategia scellerata e incosciente che ha portato il comune alle soglie del baratro amministrativo-finanziario ma, quel che è più grave, nella palude di un degrado morale e materiale dalla quale sarà difficile venirne fuori.

Questa strategia scientificamente cinica e spietata veniva applicata anche al di fuori delle mura del municipio, attraverso i sodali del sindaco che lo fiancheggiavano in questa impresa. Tra questi ricordiamo Damiano Grispo e Franco Bisignano.

Damiano Grispo
Damiano Grispo

Damiano Grispo, detto lo straniero perché proveniente da Corigliano Calabro, nominato vicesindaco all’indomani della vittoria elettorale del 2012, titolare di postazione di guardia medica nel limitrofo comune di Santa Sofia d’Epiro (dove per la verità è poco conosciuto) è rimasto di recente coinvolto nelle indagini della maxi operazione della Procura di Cosenza denominata “Fentanil” riguardante una presunta truffa ai danni del sistema sanitario nazionale per la prescrizione impropria di farmaci oppiacei. La procura ne ha disposto la chiusura dello studio e il sequestro di alcune somme in via precauzionale. Di recente è stato sentito dalla procura di Genova in merito ad una vicenda di false certificazioni che lo vede coinvolto.

fraFranco Bisignano, fratello minore di Umile/Cetto, ex addetto della ditta che gestiva il servizio refezione e ristorazione all’interno dell’ospedale civile di Cosenza, era diventato un punto di riferimento per i bisignanesi bisognosi di ricoveri, visite ed esami. La longa manus del sindaco all’interno del nosocomio. La tecnica è sempre la stessa: “u piaciri” in cambio del voto. Era addetto al servizio mensa ma con “mansioni superiori”. Di quali mansioni si trattasse lo possiamo chiedere a qualche cittadino bisognoso di una TAC piuttosto che di una risonanza!!!

La misura è colma. Bisignano è in coma profondo e ha bisogno di una seria terapia d’urto. Non servono i palliativi o i pannicelli o peggio le minestre riscaldate. Chi si candiderà ad amministrare dovrà dimostrare con i fatti di voler abbandonare per sempre questa antipolitica spicciola del “voto in cambio d’u piaciri”. Urge una strategia di ampio respiro e di grande coraggio. Anche negli uomini.

E’ grave che queste denunciano vengano da un  giornalista e non da quei politici d’opposizione nuovi e vecchi che pensano bene di tacere. Forse la loro strategia non sarà quella di De Santis (lo storico rivale di Cetto Laqualunque… vastasu!!!) ma forse molto più vicina al Cetto nostrano.

4 – (continua)