Bonifati, il blitz di Gratteri: il patto mafioso tra Manna e Briguori e i riciclaggi di Mazzei e “Berlusconi” col residence Florida

L’arresto eccellente del blitz di Gratteri a Rende e Cosenza è stato certamente quello di Marcello Manna, sindaco di Rende dal 2014 e già pesantemente indagato e poi condannato in primo grado a Salerno per una squallida vicenda di corruzione in atti giudiziari. Soffermiamo la nostra attenzione su una serie di vicende particolari che lo vedono protagonista e impegnato nella campagna elettorale per riconfermarsi sindaco nel 2019. Non dimenticando la Dda ha vinto il ricorso in Cassazione contro la sua scarcerazione imponendo una nuova udienza al Tribunale del Riesame sulla scorta delle nuove prove presentate da Gratteri e dai suoi collaboratori contro l’uomo che sussurra alle banconote dentro le bustarelle, preferibilmente bianche o al massimo… gialle.

Il Manna, dunque, secondo la prospettazione accusatoria, oltre all’appoggio del gruppo ‘ndranghetista dei D’Ambrosio, si rivolgeva anche ad Agostino Briguori detto Berlusconi (per il quale è stata ritenuta integrata la sussistenza della gravità indiziaria per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa) di cui sicuramente conosceva i vari trascorsi con la giustizia essendo stato il suo avvocato difensore. Dalle intercettazioni emerge anche il collegamento del Manna con la difesa dell’affiliato Antonio Manzo in un procedimento penale in cui quest’ultimo era imputato (il Manzo in una conversazione si vantava della pena irrisoria che gli era stata comminata grazie all’avv. Manna).

I principali elementi indiziari sono costituiti da intercettazioni e servizi di OCP, e le circostanze emerse sono le seguenti:

  • il Manna interloquiva direttamente con il Briguori;
  • la conversazione dell’aprile 2019 tra il Briguori e Antonio Manzo mette in luce il patto, ossia la gestione di due cooperative, e l’assunzione di un soggetto di ciascuna famiglia da cui proveniva il voto, non mancando la raccomandazione che i patti dovevano essere rispettati:
  • che tra gli interessi che il Briguori perseguiva nel rapporto con Manna c’era la questione dei locali di proprietà dell’Università della Calabria dove vi erano sue attività. Per tali locali il proprietario aveva inviato una missiva al Briguori intimando di lasciarli liberi e, pertanto, il Briguori chiedeva al Manna di intercedere e questi, da parte sua, lo rassicurava che avrebbe parlato con il rettore Crisci;
  • nel corso della conversazione del maggio 2019 il Manzo ribadiva al Briguori i termini dell’accordo per i voti al Manna, sottolineando il trattamento diverso che pretendeva, fermo restando il tornaconto anche per gli elettori. Emblematica rispetto alla sussistenza del patto, è la precisazione del Briguori, allorquando faceva intendere che tutte le promesse sarebbero state rispettate solo se all’esito della competizione elettorale il Manna avesse effettivamente vinto…

Alla luce degli elementi suesposti risultano integrati i gravi indizi di colpevolezza del delitto contestato nei confronti del Briguori e del Manzo…

Il nome di Agostino Briguori detto Berlusconi ricorre in molte parti dell’ordinanza.

Per esempio, per una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche così articolata secondo la prospettazione accusatoria: Andrea Mazzei, nella sua veste di consulente finanziario, in concorso con i coniugi Pignataro Ciro e Maritato Roberta (amministratori della “TM House Sas” di Maritato Roberta & C.), e Briguori Agostino quale intermediario  tra  il Mazzei  e  il  Pignataro,  con  artifici  e  raggiri  variamente  consistiti  nell’articolare e presentare  una strumentale domanda  di ammissione alle agevolazioni “Microimpresa” in data 22.04.2015, per conto della società, quindi predisponendo un fittizio progetto di attività turistico-ricettiva consistente nella realizzazione di un’attività di tipo extra-alberghiero della tipologia case ed appartamenti per vacanze, e avvalendosi di attività di fatturazione per operazioni inesistenti

nonché ancora provvedendo ad una improvvisata e temporanea acquisizione di mobilio e beni accessori per simulare la realizzazione  del progetto nel giorno della visita ispettiva del funzionario di Invitalia S.p.A., induceva in errore l’amministrazione di Invitalia S.p.A. (Agenzia per lo Sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia) che ammetteva al beneficio la predetta impresa per un credito di 110.410,00 euro (di cui 50.205,00 euro di contributo in conto capitale a fondo perduto e 60.205,00 euro di contributo a titolo di mutuo agevolato), con corrispondente danno per l’ente pubblico erogante il credito.

I principali elementi indiziari sono costituiti da intercettazioni, esame dei documenti relativi alla pratica del finanziamento, e analisi delle movimentazioni bancarie e finanziarie.

In primis si rileva che la Maritato, in data 19.06.2018, inviava all’ente una nota con cui comunicava la variazione dei fornitori, che quindi risultavano società riconducibili per la maggior parte al Mazzei e, in un caso, al Briguori.

In secondo luogo, si osserva che la somma degli importi riconducibili alle (false) fatture, emesse da società rientranti nell’entourage del Mazzei, al netto dell’IVA, era pari a euro 110.410,00, ossia l’importo  del finanziamento.

Vanno poi evidenziate diverse falsità inserite nella dichiarazione prodromica al finanziamento, ossia l’assenza di precedenti penali per il Pignataro, e la presenza presso la sede dell’attività di tutti gli investimenti installati e funzionanti. Tale ultimo aspetto si evince agevolmente dalla captazione di comunicazioni tra il Mazzei e il Briguori, finalizzate appunto a reperire materiale da posizionare nella sede in vista dell’ispezione. Sia il dato temporale, che le modalità di ricerca di materiale finalizzato alla simulazione, manifestano che al momento della dichiarazione la sede ne era sprovvista, qualificando come “falsa” la relativa dichiarazione. Con riferimento alla dichiarazione deve evidenziarsi che veniva inserito il contratto di sublocazione commerciale tra la società Gravit Srls (sublocatore) e la società TM House Sas di MARITATO Roberta & C. (subconduttore) avente ad oggetto la sublocazione per 9 anni con inizio dal 23.10.2017 al 22.10.2026 di nr. 10 appartamenti posti al piano secondo del corpo di Fabbrica denominato “Residence Florida” di Bonifati, stipulato in data 25.10.2017… 

Emblematico è il caso dei lavori riconducibili alla fattura n. 12 del 4.06.2018 non ancora eseguiti, nonché la ricerca di beni che potessero coincidere con quelli relativi alle fatture già emesse, così evidenziando non solo la falsità della dichiarazione, ma anche la fittizietà delle fatture emesse. Il Mazzei, peraltro, non mancava di elaborare soluzioni in caso di difformità tra lo stato dei luoghi nel corso dell’ispezione e quanto riportato nella dichiarazione, inventando la scusa, ad esempio, che se non avessero avuto le lenzuola avrebbero detto che erano in lavanderia.

Dall’analisi del conto corrente della società risulta l’accredito in data 19.12.2018 di due bonifici di euro 50.205,00 e 60.205,00 (per un importo complessivo di euro 110.410,00) da parte di Invitalia. Il giorno dopo il Pignataro eseguiva bonifici urgenti in favore delle società che avevano emesso le fatture, e tali importi venivano, dopo argute movimentazioni bancarie, prelevati in contanti e restituiti ai vari soggetti coinvolti (le intercettazioni permettono anche di apprendere i conteggi fatti dagli indagati, nonché i dissapori che erano sorti per questa pratica).

Tra i reati contestati ci sono anche quelli di autoriciclaggio, riciclaggio, e ricettazione, delitti questi funzionalmente legati alla truffa aggravata ai danni di Invitalia. Ebbene, se da un lato al Briguori e a Pignataro Ciro viene contestato l’autoriciclaggio avendo concorso alla realizzazione della truffa ai danni di Invitalia, dall’altro al Pignataro Antonio e a Grandinetti Giovanni viene contestato il riciclaggio. Quanto al Porcaro, invece, è emerso come lo stesso riceveva parte del denaro provento delle attività delittuose commesse dagli altri indagati.

I principali elementi indiziari sono costituiti dalle intercettazioni, il cui contenuto, ancora una volta, si presenta chiaro ed esplicito, non necessitando  di particolari spiegazioni interpretative.

Emerge, infatti, il collegamento con la truffa attuata mediante il finanziamento di Invitalia alla TM House sas, truffa dalla quale gli indagati lucravano una significativa somma di denaro, e la compravendita degli immobili del complesso residenziale “Florida” in Bonifati. Le intercettazioni consentono, altresì, di delineare i ruoli ricoperti da ciascun indagato, nonché il contributo da ciascuno conferito alla realizzazione del progetto delittuoso.

Risulta che il denaro ricevuto dalla TM House da parte di Invitalia, veniva monetizzato e non utilizzato per le finalità dell’investimento pubblico. Tale provvista di denaro, quindi, veniva prontamente reinvestita nell’acquisto di immobili, impedendo così l’eventuale riconduciblità di quel denaro ad attività delittuose. In tal senso, infatti, si è espressa la Suprema Corte specificando che integra il delitto di riciclaggio il compimento di operazioni consapevolmente volte ad impedire in modo definitivo, od anche a rendere difficile, l’accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità.

Quanto al Porcaro, si osserva che il suo coinvolgimento emerge agevolmente dall’esame incrociato dei vari elementi indiziari, poiché seppure gli indagati evitavano di nominarlo esplicitamente al telefono, l’arresto del boss, trovato in possesso di una significativa somma di denaro in contante, costituisce un vigoroso riscontro all’ipotesi accusatoria. La ricostruzione operata dal pm, inoltre, viene ulteriormente confermata dal dialogo tra il Briguori e la compagna, da cui si evince che la stessa Olivia Greco era a conoscenza dell’abitualità con cui il Briguori consegnava denaro al Porcaro. Alla luce di tutte le considerazioni suesposte risultano integrati i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati.