L’intervento del direttore di ANTIMAFIADuemila alla rassegna di Our Voice
di Giorgio Bongiovanni
Fonte: Antimafia Duemila
“Paolo Borsellino voleva indagare su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, e se non fosse stato assassinato Forza Italia non sarebbe mai nata”. Con queste parole Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila, ha aperto ieri sera il suo intervento al talk conclusivo della rassegna culturale “Resistenzə”, organizzata dal movimento Our Voice dal 25 al 28 settembre al Cre.Zi. Plus di Palermo. Un confronto serrato e senza sconti, moderato da Marta Capaccioni di Our Voice, che ha visto sul palco anche il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e, in collegamento, la vicedirettrice de Il Fatto Quotidiano Maddalena Oliva.
Al centro del dibattito, la riforma della giustizia e la crisi dell’istituto della collaborazione, strumento fortemente voluto da Giovanni Falcone, e definito da Bongiovanni “la password per scardinare Cosa nostra e tutte le organizzazioni criminali”. Un’arma che negli anni ’90 ha permesso di “condannare praticamente tutta la cupola mafiosa, i mandanti interni ed esterni delle stragi”. Ricordando il caso di Santino Di Matteo, Bongiovanni ha sottolineato come “le rivelazioni dei collaboratori abbiano mostrato che Cosa nostra non era un anti-Stato, ma spesso operava in accordo con pezzi delle istituzioni”.
Il direttore ha denunciato la volontà politica, emersa già a partire dagli anni ’90, di depotenziare le collaborazioni: “Quando i pentiti alzano il tiro e iniziano a rivelare segreti di Stato, quando Cancemi racconta che Riina diceva di mettersi nelle mani di Dell’Utri e Berlusconi, la politica interviene per fermare tutto. Non perché i mafiosi dicano bugie, ma perché rischiano di svelare verità che non dobbiamo sapere. Segreti di Stato”.
Durissimo l’attacco alle riforme attuali: “Oggi i collaboratori vengono messi a rischio di morte. Lo Stato ha reso possibile risalire alle loro identità persino negli hotel. È un attacco miserabile e criminale. Come può pentirsi un Graviano in queste condizioni? Perché dovrebbe raccontare la verità sulle stragi se sa che lo Stato lo tradisce? Molti personaggi che probabilmente questo governo conosce sono collegati alle stragi del ’92 e del ’93. Ecco perché vogliono sistemare i conti, chiudere la partita“.
Bongiovanni ha poi legato questo smantellamento alla necessità di riscrivere la storia delle stragi: “La verità, se fosse rivelata, comprometterebbe non solo il governo ma anche una parte dell’opposizione. Perché Forza Italia, che oggi siede ancora nei ministeri, è stata fondata dalla mafia. Dell’Utri, cofondatore, ha scontato sette anni per concorso esterno, e Berlusconi ha una sentenza definitiva per finanziamento a Cosa nostra. Questo deve essere rimosso dalle coscienze, soprattutto dei giovani, altrimenti il sistema crolla”.
Citata anche l’intervista di Paolo Borsellino ai giornalisti francesi: “Disse loro chiaramente che a Milano si indagava su Berlusconi e Dell’Utri, ma raccomandò di non divulgarlo. Aveva capito che sarebbe stata una catastrofe. Se non fosse stato ucciso, quella indagine avrebbe impedito la nascita di Forza Italia e cambiato la storia del Paese”.
Il direttore ha anche evidenziato un “revisionismo sistematico” che coinvolge politica, accademia e mezzi di comunicazione del Paese: “Nelle università alcuni professori attaccano chi racconta le collusioni tra mafia e politica, accusandoli di non essere oggettivi. Ma i dati parlano chiaro: le mafie oggi fatturano più della FIAT. La ‘Ndrangheta controlla il traffico mondiale della cocaina, e Cosa nostra non ha smesso di sparare: l’attentato contro Nino Di Matteo nel 2014 – un progetto mai revocato – lo dimostra. È falso dire che la mafia non esiste più”.
Il rischio, ha aggiunto, è che l’Italia finisca come l’Uruguay, dove “i magistrati non possono indagare senza l’autorizzazione del governo”. E ha ricordato come “Matteo Messina Denaro sia morto senza aver mai detto la verità”.
La posta in gioco è chiara: “Il depistaggio della verità sulle stragi non è solo volontà di questo o quel governo, ma di poteri sovranazionali che hanno colonizzato l’Italia. I servizi segreti americani sono comparsi in quasi tutte le stragi. Per questo si vuole insabbiare tutto. Ma la verità è l’unica possibilità di liberare questo Paese. Se viene alla luce, l’Italia ha solo da guadagnarci”, ha aggiunto Bongiovanni.
“Dietro a quasi tutte le stragi che hanno colpito l’Italia, c’è la mano dei servizi segreti americani. E quindi, la Cia. Anche nella strage di Capaci – ha aggiunto –. Ecco perché vogliono defenestrare Roberto Scarpinatodalla Commissione parlamentare antimafia, perché è uno che disturba quel sistema di potere che vuole insabbiare la verità”.E rivolgendosi ai giovani presenti ha concluso dicendo che “il sistema non vuole crollare, ma noi dobbiamo resistere e combattere. È il vostro istinto di rivoluzione intellettuale che può fare la differenza”.