Nell’ambito di un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Brescia la Guardia di Finanza ha eseguito all’alba 12 misure cautelari e il sequestro preventivo di oltre 8.5 milioni di euro. Nel mirino gli appartenenti a un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, operativa nel territorio bresciano, che avrebbe organizzato una frode fiscale di oltre 365 milioni di euro nel settore del commercio delle materie plastiche.
Le perquisizioni hanno colpito anche un locale della movida della città, le cui quote erano state acquistate dagli indagati con il denaro frutto delle frodi fatte con le fatture false Perquisizioni sono state effettuate nelle province Brescia, Torino, Verona, Reggio Emilia, Modena, Cremona, Milano, Monza-Brianza, Mantova, Varese, Catania e Reggio Calabria nonché in Spagna e Svizzera.
La conferenza
«Siamo davanti ad imprenditori che non sono più vittime della ‘ndrangheta ma alleati, che la cercano per frodare insieme il fisco». Lo ha detto il procuratore Capo di Brescia Francesco Prete nella conferenza stampa in cui insieme alla Guardia di Finanza sta presentando i risultati di una lunga operazione, iniziata nel 2020, che ha portato a 12 arresti.
Confronto tra clan
La ‘ndrangheta, secondo la Procura, ha costituito 70 società cartiere, con sede a Brescia, che permettevano a società reali di imprenditori bresciani di annotare fatture per operazioni inesistenti per frodare il fisco o per ottenere finanziamenti pubblici. Nel complesso si tratta di 365 milioni di fatture false hanno prodotto per le cosche calabresi 8.5 milioni di utili. «A Brescia si è assistito ad un confronto tra clan di ‘ndrangheta per chi dovesse avere il monopolio della gestione delle fatture false nel distretto. Lo scontro armato è stato evitato pagando 80mila euro» ha detto il generale Quintavalle della Finanza.