“Brunori Sa” tra ascolti, case e critica

Ancora una volta gli ascolti non hanno premiato “Brunori Sa”, la trasmissione del cantautore cosentino Dario Brunori, spostata dal venerdì alla domenica con un traino migliore dello scalcinato programma di Ambra Angiolini e Massimo Gramellini. Si trattava di “Sono innocente”. I freddi numeri, tuttavia, dicono che gli spettatori sono scesi da 321mila a 237mila anche se lo share è aumentato dall’1,9 al 2,48%.

La seconda puntata, dedicata al tema della casa, ha ripercorso le tappe salienti della prima, quella sulla salute. Brunori ha sviluppato il suo ragionamento con tutto se stesso, raccontandosi e raccontando i suoi ospiti come meglio non avrebbe potuto.

Con Neri Marcorè Dario ha parlato del linguaggio violento dei mezzi di comunicazione quando si parla di casa e del fatto che quando si tratta di migranti li si vede sempre bene soltanto “a casa loro”. L’artista / architetto Ugo La Pietra, invece, ha ospitato Dario nel suo studio per raccontare cosa sia cambiato dal lontano 1973, anno in cui fece una ricerca per individuare l’oggetto che gli italiani desideravano per personalizzare la propria abitazione.
E anche in questa puntata Brunori è tornato alle radici, facendosi raccontare da sua madre come si viveva nelle case di una volta.

Quanto alla musica, ha raccontato la storia dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, che fa da casa a persone di ogni angolo del mondo, quella del siciliano Lorenzo Urciullo, meglio noto come Colapesce, che ha da poco acceso un mutuo per acquistare una casa a Milano; nel suo spazio domestico Brunori ha invece ospitato Dente, al secolo Giuseppe Peveri, con cui suona, canta e chiacchiera di case fiabesche e della tendenza che ci porta sempre più spesso verso l’arredamento “vintage” per rendere più originali le nostre dimore.

La critica dei grandi media non è stata tenera con Dario Brunori già dopo la prima puntata. Aldo Grasso, in particolare, ha criticato sul “Corriere” il suo approccio con il mezzo televisivo, definendolo a disagio e non in grado di dominarlo come avrebbe dovuto. Il critico poi ha parlato di non meglio definiti “errori” e ha centrato la sua polemica con i direttori di rete e più in generale con i dirigenti della Rai che non seguono la produzione e di conseguenza non aiutano i progetti innovativi, che – a suo parere – vanno aiutati e pilotati e non buttati lì a casaccio.

Brunori non si faccia impressionare dalla scesa in campo dei “pezzi grossi”: è fondamentale continuare questa esperienza fino alla fine traendone i lati positivi e incamerando gli stimoli per continuare il suo lavoro, che – non dimentichiamolo – è quello del musicista e non del conduttore tv, neanche di post produzione.