In un incontro avvenuto qualche giorno fa nell’antica abbazia di Corazzo (luogo suggestivo e di una bellezza rara), un noto giornalista, Antonello Caporale, descriveva così i calabresi: “Solo in Calabria può accadere che un ministro inauguri un’autostrada non ancora finita, spacciandola per terminata, senza che nessuno dica niente. Politica, istituzioni locali, e soprattutto i calabresi. Se il ministro – dice il giornalista – avesse inaugurato una strada non finita che so, a Trieste, piuttosto che a Monza, o Vercelli, sarebbe successo il finimondo. Invece qui in Calabria tutto passa, tutto diventa normale, tutto è lecito. Anche inaugurare una autostrada non finita. O inaugurare un parco eolico che non ha mai prodotto un solo kilowatt”.
Ma perché qui in Calabria possono farlo e altrove no? Perchè i calabresi sono un popolo rassegnato, incapace di reagire (storicamente) a qualsiasi prevaricazione. Subiscono da sempre la prepotenza mafiosa e politica senza mai proferire parola. E si affidano, nonostante tutto, ai loro stessi carnefici.
E’ di oggi l’affermazione di un boss di ‘ndrangheta, finito nella rete della DDA di Reggio Calabria (l’unica procura seria in tutta la Calabria) che intercettato dice: lo stato qui sono io. E lo dice con fermezza e senza timore di essere smentito. E’ questo lo stato delle cose in Calabria.
C’è da dire che noi calabresi siamo un po’ masochisti, continuiamo a dare fiducia agli stessi personaggi politici che da sempre ci derubano, ci impoveriscono, ed hanno cancellato speranze e futuro per i giovani, in cambio di un contributo, un voucher, di una falsa pensione, di un corso di formazione, di un mese di lavoro, di una bolletta pagata. Noi calabresi siamo per il: “è meglio un uovo oggi che la gallina domani. Per domani Dio provvede”.
E a furia di pensarla così siamo arrivati a questo punto. Non ci rispetta più nessuno, tranne che per la ‘ndrangheta. L’unica entità che nessuno si permette di offendere. Dei calabresi onesti e del loro parere non gliene frega niente.
Ormai i politici corrotti sanno bene che ai calabresi possono raccontare tutte le chiacchiere del mondo che tanto abboccano a tutto. Possono spacciare ogni tipo di menzogna per verità, senza il timore di essere contestati o smentiti. Perchè sanno che i calabresi oltre a stare zitti e a cuccia, li voteranno lo stesso, nei secoli dei secoli. Anche se hanno distrutto il futuro dei propri figli.
Alle ultime regionali quasi un milione di calabresi, aventi diritto al voto, non si è recato alle urne. Segno evidente di una rassegnazione che si è trasformata in apatia.
La totale mancanza di Giustizia in Calabria ha prodotto la sottomissione di una intera comunità alle logiche politiche/mafiose, contro le quali, pensa oramai il calabrese demoralizzato, non si può niente.
La commistione tra politica e mafia ha instillato nell’immaginario collettivo l’idea che nulla si può contro questo potere, perché da noi la vera ‘ndrangheta è lo stato. E non si può lottare contro lo stato. Non si può lottare contro giudici corrotti, e servitori dello stato infedeli, politici collusi, e amministratori intrallazzati. Nessuno ha il coraggio di dire che sono loro i guardiani del potere mafioso in Calabria. Che deve restare terra di “nessuno”. E chi osa ribellarsi ai loro ordini, fa una brutta fine.
Le retate contro la criminalità organizzata in Calabria sono solo uno specchietto per le allodole. Si arrestano ogni tanto un po’ di criminali che come sanno gli stessi magistrati altro non sono che l’ultima ruota di un carro, le cui redini sono tenute da ben altri “personaggi” immuni ad ogni retata. Eppure le responsabilità sono evidenti. Se la ‘ndrangheta gestisce gli appalti pubblici alla luce del sole, è chiaro che ciò può avvenire solo con la complicità e le coperture politiche e giudiziarie, senza le quali tutto questo non sarebbe possibile. Ma questo livello non si tocca mai.
Ecco perché la ‘ndrangheta non potrà mai essere sconfitta, per quanti boss la procura possa arrestare, altrettanti se ne formeranno, e continueranno ad avere rapporti sempre con gli stessi corrotti e collusi che godono della totale impunità. Arrestato un boss se ne fa un altro. E’ la testa del serpente che bisogna tagliare, altrimenti continuerà a strisciare. Ma nessuno si adopera per questo.
Non c’è nessuna volontà politica per porre fine allo strapotere politco/massonico/mafioso. Minniti continua a raccontare chiacchiere sulla lotta alla ‘ndrangheta quando sa bene che è il livello politico corrotto il vero problema. Minniti è a conoscenza del livello allarmante di corruzione che ha raggiunto il tribunale di Cosenza, eppure non dice niente. Il suo unico problema a Cosenza sono gli antagonisti e il nostro giornale. Mentre la cupola gestisce ogni genere di economica pubblica e privata, arricchendosi a dismisura diventando ogni giorno sempre più potente. Possono comprarsi anche il presidente della Repubblica se vogliono, possono arrivare a tutti.
Basterebbe veramente poco per eliminare tutta questa fezza politica/massonica/mafiosa dalla nostra regione, come? Togliendole il il potere. Non votando più Minniti, Oliverio, Santelli, Gentile, Occhiuto, Adamo, Romeo, De Gaetano, Madame Fifì, Magorno. Giusto per fare qualche nome. E quando la Giustizia si prostra al potere mafioso, un calcio in culo al procuratore e via.
Per far questo ci vuole coraggio, che è quello che manca ai calabresi onesti. Meglio stare zitti e accettare gli abusi, piuttosto che passare guai per aver denunciato un magistrato corrotto, o un pubblico amministratore colluso. Andiamo avanti tirando a campare, rassegnati e senza più neanche un filo di speranza. Il gioco non vale la candela. Il rischio è troppo alto, meglio una vita sottomessa che una vita perseguitato. E’ così che va. Il nostro è un destino già scritto, per noi non c’è nessuna speranza di rivalsa, o di veder trionfare la Giustizia, e di questo dobbiamo, tutti, assumerci le responsabilità, come si dice: chi è causa del suo male pianga se stesso. E i calabresi sono secoli che piangono lacrime di coccodrillo. Svegliatevi!