Non dev’essere un momento facile questo per Katya Gentile, della famiglia dei Cinghiali e lo si capiva già lo scorso anno dalla isterica reazione che aveva avuto dopo aver appreso che nella lista del papà c’era un candidato non in regola con le norme che disciplinano la candidatura dei cittadini alle elezioni regionali.
Ma non era solo questo, all’epoca, il problema che angosciava e che angoscia ancora Katya dei Cinghiali: ce n’era e ce n’è un altro ancora più grande. Ed è quello di ritrovarsi nuovamente, suo malgrado, dopo l’ormai famosa stretta di mano tra il Cinghiale classe ’44 e Maruzzu, nella stessa “paranza”. Ieri con il padre candidato, oggi addirittura con lei stessa nella lista di Forza Italia (arrassusia).
Dev’essere dura oggi per lei spiegare a chi ha ancora due neuroni che funzionano il perché si trova non solo a “sponsorizzare” ma addirittura a “rappresentare” chi fino a qualche giorno prima accusava, giustamente diciamo noi, di ogni genere di reato: dal ladrocinio continuato e reiterato, alla corruzione. Perché tutti sanno che Katya dei Cinghiali sono anni che ci ammorba con i suoi racconti, molti dei quali si sono trasformati in denunce e interrogatori vari, sulle malefatte di Mario Occhiuto, e in particolare su tutti gli imbrogli avvenuti al quarto piano di Palazzo dei Bruzi. Tutta roba vera diciamo noi.
Katya ha più volte denunciato, con tanto di interrogatorio in Tribunale, gravi fatti di corruzione avvenuti a Palazzo dei Bruzi in merito all’assegnazione di alcuni lavori pubblici: vedi piazza Fera, e affidamenti diretti. Non solo, ha disegnato con i suoi racconti, giustamente diciamo noi, un quadro allarmante di corruzione e gestione della cosa pubblica, nell’era occhiutiana, che dire “malandrinesca”, è dire poco. Un quadro che ovviamente comprende tutti i soggetti che con Mario Occhiuto hanno amministrato fino ad oggi la città, anche la povera Santelli. E lo stesso Mario Occhiuto, che oggi è di nuovo alleato della famiglia dei Cinghiali di Cosenza. Verrebbe da chiederle: ma per te, oggi, Mario Occhiuto è sempre quello che fino a qualche tempo fa descrivevi come un bugiardo patologico dedito al malaffare, oppure hai cambiato giudizio su lui? E se non hai cambiato giudizio su di lui, e di conseguenza neanche su chi, stando alle tue parole, insieme a lui si è macchiato del disastro in cui versa oggi la città, come fai addirittura a candidarti e a gioire per essere stata eletta? Forse che di colpo sono diventati, entrambi, bravi e onesti amministratori?
Non dev’essere facile per lei rispondere a questa domanda, infatti non risponderà, perché, suo malgrado, non può, ed è per questo che – cinghialmente parlando – capiamo tutte le cazzate che prova a dire adesso e persino il pudore col quale si voltava di spalle nel “santino elettorale”, poi piano piano s’è fatta una messa in piega, due boccoli e il “coraggio” è tornato. Lo sappiamo: non poteva fare altrimenti. Di più, la capiamo finanche nella sua pochezza, specie quando cerca di mettere in scena i suoi rovinosi tripli salti mortali carpiati avviatati, a cui abboccano solo i “mammalucchi”, nel puerile quanto ipocrita tentativo di tirarsi fuori dagli incagli in cui spesso si ficca, come nel nostro caso. La comprendiamo e la capiamo: non dev’essere facile per lei questo ritorno al passato a cui è stata, di fatto, costretta. E non certo dagli eventi dettati dal caso, ma, come sa bene Katya dei Cinghiali, dalla necessità di papà Cinghiale di stringere accordi politici che come sempre hanno al centro “grandi interessi personali” che non possono essere certo danneggiati dal suo atteggiamento ostile nei confronti di Occhiuto. Altro Katya, poverina, non può fare, le tocca stare zitta. Contro i giganti lei da sola non può niente.