Calabria 2021, il voto di scambio è garantito dalla magistratura corrotta

Le elezioni in Calabria, diciamolo, sono una vera e propria barzelletta. Una mera formalità per i soliti potentati massomafiosi che sanno bene come “orientare” il voto degli elettori e garantire l’appoggio trasversale di quasi tutti i partiti al proprio candidato/burattino, assicurandosi, matematicamente, ogni volta la vittoria elettorale. In Calabria, si sa, a vincere è sempre “l’apparato massomafioso”, indipendentemente dall’appartenenza partitica e politica del vincitore. Senza il “beneplacito” della massomafia in Calabria, non si può governare. E chi governa ha l’obbligo di soddisfare tutte le esigenze degli amici degli amici, prima ancora delle esigenze dei cittadini. È il prezzo che la politica collusa e corrotta deve pagare per aver “venduto l’anima al diavolo”. Un prezzo che però ricade, inevitabilmente, sulle spalle degli onesti cittadini, costretti a sacrifici e privazione, al contrario di chi invece continua impunemente da decenni a saccheggiare le casse pubbliche. È questo lo scenario che si ripete ogni volta durante e dopo le “elezioni”. Tutti sanno che finisce sempre così, e tuttavia in pochi ne parlano. La rassegnazione regna sovrana.

A contribuire a questo mafioso scenario la casta dei giudici corrotti. La peggiore e la più pericolosa. Più pericolosa di una agguerrita ‘ndrina. Se la massomafia, come dice anche la Dia, è capace di condizionare il risultato elettorale, questo succede perché agli amici degli amici è garantita l’immunità e l’impunità. E solo i magistrati corrotti possono garantire l’immunità. Uno dei pilastri sui cui si fonda la potenza dei massomafiosi. La loro impunità, garantita anche quando il reato è commesso pubblicamente e con tanto di prove (vedi il caso del sindaco Manna), si trasforma in pubblica spavalderia, che li rende agli occhi della gente come degli intoccabili di cui aver paura. Perciò nessuno osa opporsi al loro palese potere. Con una forza così vincere è facile.

Un esempio: il voto di scambio politico/mafioso, e politico/clientelare, come tutti sanno, è ampiamente diffuso in Calabria, eppure non c’è mai stata una vera e propria offensiva della magistratura contro questo grave reato che mina alle basi le fondamenta della democrazia e del vivere civile. Al netto di qualche rachitica inchiesta condotta a macchia di leopardo e spesso finite con un nulla di fatto, la magistratura calabrese non ha mai pensato di “fare fronte comune” per arginare, quantomeno, la commissione di questo grave reato. Se ne sbattono altamente. Perché a tanti magistrati che fanno parte della massomafia, fa comodo così: ci guadagnano denaro e rispetto. E poi sono abbastanza forti da condizionare anche i “colleghi onesti”. Non temono nessuno, perché sanno come piegare la Legge al loro volere.

A dire questo non siamo solo noi, ma anche la procura di Salerno che ha aperto diverse inchieste su almeno 15 magistrati del solo distretto giudiziario di Catanzaro, accusati di corruzione e collusione con la ‘ndrangheta. Anche se va detto che di queste inchieste si sono perse le tracce. Lo dicevamo, tra colleghi si aiutano sempre. La magistratura preferisce lavare i panni sporchi in famiglia, come fa la chiesa con i preti pedofili. Che è quello che potrebbe essere successo alla procura di Salerno che pare non avere nessuna intenzione di procedere contro i colleghi corrotti che operano in Calabria, uno scandalo di queste proporzioni, dopo quello di Palamara, non se lo possono permettere. Preferiscono far “scontare” questa infame pena ai cittadini onesti costretti a subire le angherie di una Giustizia corrotta che tutela mafiosi e politici collusi, piuttosto che sbattere dietro le sbarre giudici beccati a fare della Giustizia un ignobile mercato delle vacche. Le possibilità che la procura di Salerno intervenga per liberare la Calabria da questa putrida piaga che è la corruzione nei tribunali, sono davvero ridotte al lumicino. I calabresi non hanno diritto ad una Giustizia equa ed imparziale.

In questo clima, capite, parlare di libere elezioni, è un eufemismo. Del resto basta guardare i candidati della “casta” per capire che ancora una volta tutto è riconducibile al solito apparato massomafioso di cui fanno parte a pieno titolo almeno una ventina di magistrati, chiamati anche questa volta a vigilare che nessuno onesto loro collega ficchi il naso nei loro più che sicuri brogli elettorali. E così sarà: vincerà ancora una volta la massomafia ben rappresentata dai soliti politici che tutti conosciamo e che ancora buona parte dei calabresi si ostina, dietro “compenso”, a votare. Il che, francamente, sembra una vera e propria barzelletta che a noi, però, non ha mai fatto ridere.