Fonte: L’Espresso
Lo stallo politico dell’alleanza. La morsa feudale delle correnti in guerra, i personalismi. L’immobilismo timido al governo. Il trasversalismo nel nome di interessi opachi. Dopo aver tentato per mesi di cambiare questo panorama, Nicola Irto, 39 anni, recordman di preferenze e candidato dem alla guida della Calabria, ha deciso che è troppo: ha scritto da giorni a Enrico Letta, ha stabilito che, per dirla coi Maneskin, non si può stare “Zitti e buoni”.
Primo atto – annuncia ufficialmente a L’Espresso – è la clamorosa rinuncia a una candidatura a governatore alla quale è stato designato da mesi dal Pd per conquistare una terra difficile, sì, ma evidentemente non quanto il territorio del suo partito.
Un mondo dem nel quale l’arrivo di Letta ha spostato a sinistra l’epicentro della lotta fra correnti, facendo emergere realtà in cerca d’autore o soggettività che si stanno facendo notare per spasmodico attivismo, come è il caso dell’ex ministro del sud Peppe Provenzano, oggi vice-segretario aspirante capocorrente. Sommovimenti che invece di rafforzare il presente, isolano chi è in campo e indeboliscono il futuro. «Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris», denuncia Irto: «Rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria». Segue lunga e inutile intervista all’impresentabile…