Su Marcella Ventura, che magari non sarà parente di Maria ma è certamente una “consorziata”, si erano concentrate le indagini della Guardia di Finanza di Verona che aveva segnalato l’imprenditrice per i reati di impiego di denaro e beni o utilità di provenienza illecita, subappalto non autorizzato e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini sulla Ventura erano state fatte nell’ambito di un’inchiesta sulla Nicofer, società riconducibile – guarda un po’ il caso – alla ‘ndrangheta calabrese (ovvero la stessa regione dove adesso vive e opera la dolce Maria Ventura in De Tommaso), in particolare alla famiglia Giardino legata alle ‘ndrine Arena Nicosia a loro volta alleate alla potente cosca Grande Aracri.
Tra le società che hanno avuto rapporti commerciali con la Nicofer S.r.l. Costruzioni Ferroviarie la stessa Fersalento ovvero – lo ribadiamo soprattutto per quei simpaticoni dei familiari della signora Ventura – l’azienda pappa e ciccia con la Francesco Ventura costruzioni ferroviarie Srl di Paola.
Ma se proprio ci fosse stato ancora qualche residuo dubbio sulle mani in pasta della famiglia Ventura da Bisceglie trapiantata a Paola, ecco il passaggio che cercavamo e che molti media pugliesi, dalla Gazzetta del Mezzogiorno a PrimaLecce, ma ce ne sono anche altri, hanno pubblicato in grassetto e con risalto.
“Anche a carico dell’altra società facente parte del Consorzio Armatori, la «Francesco Ventura costruzioni ferroviarie», sono state svolte indagini per corruzione aggravata (in questo filone è stato patteggiato un anno di pena), violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici e turbativa d’asta”.
Ora, noi non siamo pugliesi e magari non abbiamo i contatti giudiziari giusti per andare fino in fondo, ma non dovrebbe essere difficile arrivare a capire le fasi che hanno portato al patteggiamento di un anno di pena per corruzione aggravata. Tutti sanno che “patteggiare” significa ritenersi colpevoli e non è certo un bel biglietto da visita per una imprenditrice di successo ammettere che la sua azienda sia incappata in una così brutta disavventura.
Ora l’annuncio di una seconda interdittiva antimafia e l’addio della Ventura. Il suo nome era stato scelto dai leader nazionali dei tre partiti il 18 giugno suscitando diversi malumori nel centrosinistra calabrese che avevano interpretato la sua candidatura come una decisione calata dall’alto.
Gli esponenti del Pd calabrese avevano chiesto una riunione urgente con i vertici romani cercando un’interlocuzione per comprendere la decisione di Enrico Letta e Giuseppe Conte con l’ok di Roberto Speranza. Al centrosinistra e al M5s toccherà quindi ora trovare nuovamente un nome da spendere nella contesa con De Magistris e Occhiuto, i due principali sfidanti per la guida della Regione.